Inventa una Fiaba: Heaven e la sfera onnipotente - StudentVille

Inventa una Fiaba: Heaven e la sfera onnipotente

Inventa una Fiaba: Heaven e la sfera onnipotente

Inventa una fiaba: la storia inventata da Elena G.

Aiutare il prossimo è la chiave per vivere bene: lo sanno bene i Wemleish, creature con gli occhi a mandorla che vivono nel regno di Granavand. Tuttavia, una terribile minaccia si abbatte sul regno e la principessa Heaven dovrà mettercela tutta per recuperare l sfera onnipotente e salvare il suo popolo. Ce la farà? Non vi rimane che scoprirlo leggendo questa fiaba scritta da Elena G., studentessa della I E del Liceo Scientifico A. Guarasci di Soverato.

Heaven e la sfera onnipotente: la fiaba

La storia che vi narrerò ha come protagonisti delle creature sovrannaturali, quasi inverosimili. Avevano delle sembianze umane anche se molto simili alle fate, con un colorito bianco color latte, degli occhi grandi e a mandorla e dei capelli lunghissimi intrecciati con fiori stupendi. Le loro abitazioni erano situate nei boschi del regno di Granavand ed erano così piccoli da non essere visibili ad occhio nudo. Questi minuscoli esseri erano noti con il nome di “Wemleish”, e fin dai tempi più lontani il loro compito era quello di aiutare: a partire dagli eroi più valorosi nelle missioni più pericolose, alle persone comuni bisognose di soccorso. La vita dei Wemleish infatti si basava sull’aiuto, se i loro poteri non venivano usati per questo scopo la loro essenza vitale si riduceva e si rischiava una fine brutale. Il loro re era Alyon, erede di una lunga dinastia di sovrani di Granavand, che si innamorò follemente e sposò una giovane avventuriera, Ambra, dedita alla ricerca dei posti, delle persone e specialmente degli oggetti più bizzarri in giro per il mondo. Dopo diversi anni, i due ebbero una figlia che chiamarono “Heaven”, nome che rispecchiava molto le caratteristiche celestiali della bambina, infatti fin dalla sua nascita fu sempre onorata e amata da tutta la popolazione del villaggio quasi quanto i genitori.

Un giorno, però, alla corte del re, arrivò un insolito e bizzarro messaggero, ossia “NettleHeartfly”, abile Wemleish che si occupava da anni di tutte le spedizioni importanti e portò con sé un messaggio molto strano alla regina Ambra, riguardante una profezia che prevedeva la fine del regno dei Wemleish. L’unico modo per non farla avverare era andare alla ricerca di un oggetto strabiliante il cui nome era “la sfera onnipotente”, e l’unica che poteva compiere questa missione, vista la sua esperienza in questo campo, era proprio Ambra. La regina quindi, con le lacrime agli occhi abbandonò il suo regno, l’amore della sua vita e ciò che le stava più a cuore, ossia la figlia, partendo per il bene della sua popolazione. I giorni, i mesi e gli anni passarono, e purtroppo non ci fu più nessuna notizia della giovane avventuriera. Tutti dicevano fosse morta e al re non restava che crederci e rassegnarsi all’idea di non vedere mai più la sua amata. Da quel momento niente fu più lo stesso, il sovrano si comportava in modo strano e nel piccolo regno si percepiva solo tristezza.

Un giorno arrivò, a corte, una donna molto ambigua che conquistò il cuore del re immediatamente. Essa aveva una figlia del tutto diversa dalla gentile e dolce “Heaven”. Nevea era il suo nome. Aveva un’espressione cupa e  modi sgarbati ed ogni parola che proferiva era irrispettosa e offensiva nei confronti di chi le stava accanto.

Dopo qualche tempo il re venne a conoscenza di una notizia sconvolgente che riguardava la sua attuale compagna, non era infatti chi diceva di essere. Lei e la figlia si rivelarono essere delle streghe, che molto lentamente lo avevano ammaliato per avere tutti i suoi possedimenti e tutte le sue ricchezze. La donna naturalmente venne rinchiusa nelle celle del castello di Granavand, destino assai diverso da quello della figlia. Nevea, di appena 11 anni, era troppo piccola per essere rinchiusa nelle segrete, ed ovviamente il re non riusciva ad abbandonarla, essendosi affezionato a lei. Era ormai vista come parte della famiglia reale, anche se non lo era completamente. Più stava con la famiglia reale, più la voglia di vendetta per la madre e l’invidia nei confronti di Heaven crescevano in lei. Un giorno, la mente malvagia di questa piccola escogitò un piano perfetto per vendicarsi della madre. Pensò di fare un incantesimo a tutti coloro che fossero capitati davanti ai suoi occhi. Questo incantesimo faceva in modo che la generosità della persona colpita sparisse, rendendola egoista, e si sa che quello che rendeva vivi i Wemleish era proprio la generosità e la voglia di aiutare il prossimo. Ogni abitante stava per perdere la propria essenza vitale ed erano rimaste poche le persone non vittime d’incantesimi. La profezia per cui la regina Ambra si era avventurata nel tentativo di salvare il proprio regno, stava lentamente prendendo forma. Heaven inconsapevole di tutto ciò, si chiedeva quale fosse il problema e ogni giorno che passava cercava una soluzione ad esso. Una notte però le capitò uno strano episodio, nei suoi sogni comparve la figura della madre, le capitava spesso di sognarla ma non era mai stata così reale come quella volta. L’apparizione della regina Ambra non era di sicuro un caso, si trattava infatti di una richiesta di aiuto per il maleficio che l’aveva colpita in viaggio. Era stata intrappolata all’interno di una bolla invisibile che non le permetteva di proseguire il cammino. Raccontò quindi alla bambina ciò che stava accadendo al regno di Granavand e la bambina non ebbe difficoltà a crederle visto che aveva ormai avuto prova da tempo della malvagità della sorellastra. La madre le spiegò che il motivo per cui aveva dovuto lasciarla era stato quello di trovare “la sfera onnipotente”, l’unico strumento capace di far scomparire le conseguenze di qualsiasi incantesimo e impedire che i Wemleish si estinguessero. La saggia fata sapeva che la bambina forse non sarebbe riuscita a raggiungerla e, volendola con sé per liberarla e aiutarla nell’impresa, le diede delle indicazioni per rintracciare l’abile messaggero NettleHeartfly, uno dei pochi che non era stato colpito dall’incantesimo, in quanto essendo a conoscenza della profezia era riuscito a mettersi a riparo. Nettle, infatti, era l’unico che sapesse raggiungere la grotta di Chubird, all’interno della quale era situata la sfera onnipotente e il cui accesso era impedito da complicatissimi e intricati indovinelli che potevano essere risolti soltanto da chi possedeva un animo nobile e buono. Mentre Heaven partiva alla ricerca del bizzarro individuo, la situazione a Granavand peggiorava sempre di più: prevaricazione, arroganza e superbia animavano oramai i cuori dei suoi abitanti che, privi del desiderio di aiutare gli altri ma solo se stessi, erano quasi giunti ad una fine inevitabile.

Il cammino di Heaven si concluse finalmente quando irruppe sulla sua strada  Nettle; un personaggio insolito e scontroso, poco più grande di un tappo di bottiglia e che minacciava di far fare una brutta fine a chiunque lo avesse ostacolato nel suo viaggio. La verità è che per il suo sgradevole aspetto nessuno lo voleva come amico e questo aveva provocato in lui una repulsione nei confronti di chiunque. Heaven naturalmente non era come “chiunque” e le importava dell’incolumità di qualsiasi essere vivente, proprio per questo chiese al piccolo individuo cosa c’era che non andava e lui colto alla sprovvista da questa bizzarra domanda che nessuno gli aveva mai fatto, rimase senza parole per un attimo, fino a quando non si confidò del tutto con la dolcissima bambina. Heaven non resistette a chiedergli se la volesse aiutare nella sua missione e Nettle ormai solo soletto da anni rispose subito di sì. Avendo incontrato Nettle, Heaven riprese coraggio per riprendere il suo cammino. Il bizzarro messaggero le aveva indicato la strada per arrivare alla grotta di Chubird, l’accesso ad essa era consentito solo alle persone pure. Chi meglio di un’amabile bambina come Heaven poteva considerarsi tale?

Appena i due arrivarono a Chubird si formò attorno ad essa un’enorme barriera, percepibile solo con il tatto, che limitava l’accesso, fino a quando inaspettatamente una voce femminile e rassicurante fece eco nella grotta recitando queste esatte parole:

“Viaggiatore la risposta che cerchi sta nel tuo cuore, l’onnipotenza non è cercare la magnificenza ma è  ritrovare  la propria essenza”

D’un tratto, un secondo dopo la fine della frase, la barriera si aprì davanti ad Heaven e rimase intatta davanti a Nettle poiché lui aveva sempre desiderato di essere molto più virtuoso di quello che era e questo faceva diminuire la sua purezza. Una creatura dall’aura dorata si fece avanti ad Heaven. La bambina rimase strabiliata dall’immensa bellezza della donna quasi celestiale e dalla sua voce affettuosa che le pervase il cuore di pace;  l’angelica creatura, senza esitare, diede alla bambina l’oggetto desiderato da tutti, poiché sapeva che non era in mani sbagliate. La bambina, rallegrata per lo scopo raggiunto, si diresse dalla madre in modo da liberarla dal maleficio che l’aveva intrappolata e finalmente poterono riabbracciarsi e ricongiungersi. Perciò, con determinazione, ripresero il loro cammino e non appena arrivarono nel loro regno la vista di tutti quegli animi superbi li sconvolse. Non fecero nemmeno un passo verso l’entrata del castello che di già il re, stracolmo di gioia, strabuzzò gli occhi e si pizzicò tante volte per l’incredulità. I due sposi si abbracciarono e la moglie rivelò tutto sul conto di Nevea al marito mentre Heaven e Nettle si affrettarono a salire in cima al castello, proprio quando Nevea stava dicendo l’ultima formula del suo incantesimo davanti tutti i Wemleish.  Era il momento adatto poiché tutti gli abitanti avevano la sua attenzione. Nettle catturò Nevea e la mandò nelle segrete permettendo ad Heaven di prendere il suo posto. La bambina sollevò la sfera e disse ai suoi sudditi: “Desidero che voi tutti vi rendiate di nuovo conto che il guadagno che si ha nell’aiutare il prossimo non è materiale ma è astratto e fa sentire bene tutti; ogni essere vivente ha bisogno d’aiuto, anche gli eroi, una persona non può vivere egoisticamente.” Detto questo la sfera liberò dei raggi di luce che illuminarono e ritrasformarono ogni abitante. 

L’ordine della città si era ristabilito, il re aveva ripreso a vivere la sua vita contento perché sapeva di avere una figlia splendida e ovviamente anche perché aveva di nuovo al suo fianco la donna di cui si era innamorato; Nevea e la madre vennero esiliate e questa volta insieme. Ogni abitante di Granavard voleva di nuovo aiutare il prossimo e riprese la sua essenza vitale. Persino per Nettle andava tutto meravigliosamente poiché nessuno si fermava più alla sua apparenza bensì ognuno si accorgeva dell’animo gentile e buono che aveva.  Insomma le cose a Granavand avevano ripreso ad essere come prima e tutti erano felici e contenti.

Leggi le altre fiabe:

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti