Educazione Medievale: la vita monastica - Studentville

Educazione Medievale: la vita monastica

Educazione medievale: il modello educativo del Monastero.

EDUCAZIONE MEDIEVALE: LA VITA MONASTICA. Il Medioevo è il periodo storico che, per convenzione, è compreso tra il 476 – data della deposizione di Romolo Augustolo, che segna la caduta dell’Impero Romano d’Occidente – e il 1492 – data della scoperta dell’America. Gli storici fanno riferimento all’anno Mille per distinguere, in una così ampia fase storica, tra Alto Medioevo (dal V secolo all’anno Mille) e Basso Medioevo (dall’anno Mille al XV secolo).
Tutto il Medioevo è caratterizzato da un profonda religiosità e tra il V e il VI secolo iniziarono a diffondersi in Occidente i primi monasteri. Alle origini, il fenomeno del monachesimo era diffuso soprattutto in Oriente (Egitto, Siria e Palestina), con caratteri profondamente diversi da quelli che assumerà  in Occidente: le prime forme di monachesimo erano caratterizzate da isolamento e preghiera (anacoretismo), mentre il modello che si affermerà in Occidente sarà basato sulla vita comunitaria (cenobitismo).  Ai monasteri sarà per lungo tempo affidata l’educazione morale e spirituale sia dei giovani adulti (novizi) che dei bambini e delle bambine (oblati) che fin da piccoli saranno accolti nel monastero. L’educazione proposta nei monasteri è, in questo periodo, l’unica forma di cultura che viene promossa. Inoltre proprio il monachesimo consentirà una salvaguardia del patrimonio culturale classico, che sarebbe altrimenti andato perduto.

EDUCAZIONE MEDIEVALE: I MONASTERI BENEDETTINI. Un ruolo cruciale nello sviluppo dei monasteri fu ricoperto da Benedetto da Norcia  (480-547 ca.), fondatore dell’ Ordine dei Benedettini. Le prime comunità monastiche furono quelle di Subiaco e Montecassino. All’interno dei monasteri vigeva la Regola dettata da san Benedetto stesso, il cui cardine può essere esemplificato nella massima ora et labora. Il tempo e la vita nel monastero sono dunque scanditi dalla preghiera, dallo studio e dal lavoro manuale. Proprio il lavoro svolto dai monaci amanuensi, che ebbero cura di ricopiare a mano non solo la Bibbia e le Sacre Scritture, ma anche i testi classici di autori come ad esempio Platone e Cicerone, ha consentito a questi ultimi di giungere fino a noi.  Nei monasteri si insegnava a leggere e scrivere, l’aritmetica e le Sacre Scritture. Il metodo educativo si avvaleva di misure correttive e punizioni qualora le regole di vita monastica fossero trasgredite.
Oltre che in Italia, ben presto i monasteri benedettini si diffusero in Europa: ne vennero fondati in Francia, in Germania,  in Inghilterra. In Irlanda il monachesimo trovò spinta e diffusione grazie all’opera di San Brandano e San Colombano.
L’ideale educativo proposto dai monaci incarna la dottrina cristiana e i monasteri si consolidarono nel tempo come importanti centri culturali oltre che economici. Monaco divenne dunque sinonimo non solo di uomo di Chiesa, ma anche di erudito e letterato. I monaci consentirono inoltre la diffusione dell’ ideale cristiano alle popolazioni barbare.
Fu proprio un monaco inglese, Alcuino di York (735 – 804) ad essere incaricato da Carlo Magno, nel 782, di riorganizzare l’insegnamento nel Sacro Romano Impero. Venne creata la Schola Palatina, ovvero la scuole sorta nel palazzo dell’Imperatore ad Aquisgrana, destinata all’istruzione di  nobili e aristocratici che sarebbero andati a  formare la classe di scrivani e contabili di palazzo.
Alle scuole monastiche si affiancarono inoltre quelle episcopali, abbaziali e parrocchiali. In queste scuole si insegnavano le arti del Trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del Quadrivio (l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la musica). L’istruzione rimase comunque limitata a pochi: i nobili o coloro che intraprendevano la carriera ecclesiastica, mentre la maggior parte del popolo rimaneva analfabeta.

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