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Emilio Praga

Approfondimento su uno dei maggiori esponenti della letteratura scapigliata.

La vita


Emilio Praga
nacque a Gorla, in provincia di Milano, nel 1839: la sua era una famiglia borghese benestante e ciò gli diede la possibilità di viaggiare a lungo per l’Europa durante gli anni giovanili, venendo in contatto soprattutto con l’ambiente parigino. Tuttavia, la morte del padre e il dissesto dell’azienda familiare lo spinsero sulla strada del bisogno: Emilio Praga non seppe adattarsi ad un lavoro regolare e si diede così all’alcool e a una vita misera e disordinata. Incarnò perfettamente il modello del poeta maledetto e alla Baudelaire: un intellettuale sensibile e colto, che non accettava di piegarsi alle convenzionalità dello stile di vita borghese e che lottava, con tutte le sue forze, contro ogni regola, ordine e comodità.
Morì poverissimo, distrutto dall’alcoolismo, a soli 36 anni. Era il 1875.

Le opere e i temi

Emilio Praga dimostrò un precoce talento per la pittura, e seppe imporsi giovanissimo anche come poeta e scrittore.
La raccolta “ Tavolozza” del 1862 si distinse nel panorama letterario del tempo per la commistione di suggestioni provenienti da diverse forme artistiche: pur presentandosi, infatti, come un testo letterario, essa conteneva descrizioni di ambienti e paesaggi giocati su un vivo senso del colore, di stile impressionista. Anche il linguaggio era particolare, basato sull’uso di espressioni comuni e gergali sconosciute alla poesia accademica e ufficiale; i temi, a volte rabbiosi e polemici, preludevano al futuro interesse per la letteratura scapigliata. Alcuni versi si scagliavano contro la borghesia, il culto del denaro, l’interesse limitato a commerci e scambi; altri criticavano il progresso scientifico e tecnico, colpevole di danneggiare la bellezza e la purezza; altri ancora acquisivano tratti dichiaratamente “ maledetti” ed elogiavano comportamenti autodistruttivi o immorali come l’alcoolismo e le orge.
La tendenza maledetta già presente in “ Tavolozza” prese il sopravvento in quella che può essere considerata la raccolta più interessante di Emilio Praga: “Penombre” (1864). Il linguaggio esasperato, estremo, ricco di termini brutali e sensazionalistici scandalizzò il pubblico. All’interno della raccolta vi era una poesia, “ Preludio”, che è considerata il manifesto ( anche se non ufficiale ) della Scapigliatura: esso descrive la condizione spirituale propria di un’intera generazione intellettuale, successiva al Romanticismo, che non ha più fede religiosa e si compiace voluttuosamente del vizio, del decadimento spirituale e della bestemmia. Una generazione che   prova però un senso di nostalgia nei confronti di quei valori in cui non ripone più fiducia, e che vorrebbe riacquistare una fede, se non religiosa, per lo meno di speranza nel presente e nel futuro.
La raccolta successiva, “ Fiabe e leggende” (1869), si caricò di una provocazione meno esplicita del lavoro precedente e registrò il ritorno di Emilio Praga a temi di tipo romantico.
Le poesie di “ Trasparenze”, infine, furono pubblicate dopo la morte dell’ autore e si fecero portavoce del suo desiderio intimo e struggente di ritornare all’infanzia perduta, alla purezza e alla semplicità.  

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  • Letteratura

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