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Eugene Ionesco

Eugene Ionesco: vita e opere del commediografo.

EUGENE IONESCO: VITA E OPERE. Eugene IOnesco è un commediografo di origine rumena, nato a Bucarest nel 1912, ma di cultura e lingua francese. Fu uno degli esponenti più significativi del teatro dell’assirdo insieme a Beckett. I suoi esordi si collocano nel maggo 1950, quando rappresentò a Parigi La cantatrice calva, che però ebbe un insuccesso clamoroso. Così successe anche nel 1952 con Le sedie. Il successo arriva invece nel 1956 con la ripresa del medesimo testo. Attraverso un’ironia dissacrante Ioesco critiica la standardizzazione della vita quotidiana, dominata da gesti e luoghi comuni, molto evidenti nei borghesi, molto legati a rituali quotidiani. Sulla scena Ionesco colloca infatti personaggi immersi in atmosfere allucinate e usano un lnguaggio vuoto e stereotipato, pieno di non-sensi, che indicano l’incapacità di comunicare. La realtà che viene rappresentata è un tragico assurdo che non può essere spiegata a parole. Ionesco deforma il linguaggio quotidiano con l’intento di disarticolare la realtà e rivelarne i segreti più nascosti e crudeli. Egli infatti scrive: “Il problema è di andare all’origine delle nostre angosce, di ritrovare il linguaggio non convenzionale di queste angosce, forse attraverso la disarticolazione di quel linguaggio sociale che è composto di cliches, formule vuote, slogan”. Dal 1958, con Assassinio senza movente e il Il rinoceronte (1959) Ionesco accentua la sua analisi del mondo borghese, intraprendendo la strada del teatro didattico antiborghese. Nel 1962 scrive Il re muore, nel 1963 Il pedone nell’aria: in entrambe le opere predomina l’idea di morte. Le opere più tarde di Ionesco (La sete e la fame, La peste) evidenziamo la paura dell’omologazione della società di massa. Nel 1974 pubblica il romanzo Il solitario, nel 1988 il diario La ricerca intermittente. Nel 1976 ha scritto e interpretato il film Il fango. Muore a Pargi nel 1994.

 

EUGENE IONESCO: RIASSUNTO IL RINOCERONTE. La tranquillità di una piccola cittadina viene sconvolta dalla presenza sempre più massiccia di rinoceronti, che poi si scoprono essere le trasformazioni dei cittadini stessi. Questi perdono le loro caratteristche umane e acquistano sempre di più quelle dei rinoceronti: sulla fronte spuntano una o due corna, la pelle diventa ruvida e verde. L’unico che resiste è Berenger che, fin dall’iniziale colloquio con l’amco Jean si dimostra non standardizzato. Con Daisy potrebbe ripopolare il mondo, ma anche lei alla fine diventa un rinoceronte. Si tratta di un atto di accusa contro ogni tipo di trasformismo e cambiamento di opinione per interesse, e soprattutto contro ogni forma di standardizzazione e di fanatismo collettivo. Importante è la scena dell’atto II in cui Jean si trasforma in rinoceronte sotto lo sguardo atterrito di Berenger: un vero modello di teatro antipsicologico, ridotto a puro gesto.

  • Letteratura Italiana

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