Hegel: Frasi famose - Studentville

Hegel: Frasi famose

Frasi e riflessioni famose di Hegel.

Ciò che ò razionale ò reale; e ciò che ò reale ò razionale. (Lineamenti di filosofia del diritto) La mia filosofia ò la risposta alle domande essenziali poste dai Greci. Conoscere la ragione come la rosa nella croce del presente e in tal modo godere di questo, questa intellezione razionale ò la conciliazione con la realtà , che la filosofia procura a coloro, nei quali una volta ò affiorata l’intera esigenza di comprendere, e altrettanto di mantenere in ciò che ò sostanziale la libertà  soggettiva, così come di stare con la libertà  soggettiva non in un qualcosa di particolare e accidentale, bensì in ciò che ò in sò e per sò. (Lineamenti di filosofia del diritto) Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono. Lo studio della storia della filosofia coincide con lo studio della filosofia stessa: e non potrebbe essere diversamente. Chi studia la storia della fisica, della matematica ecc., s’introduce automaticamente nello studio di quelle scienze. Ma per poter riconoscere il progresso della filosofia come svolgimento dell’Idea, nella formazione e nell’apparenza empirica in cui la filosofia si manifesta storicamente, bisogna possedere già  la conoscenza dell’Idea; alla stessa maniera come, per poter giudicare le azioni umane, occorre possedere i concetti di ciò che ò giusto e conveniente. (Lezioni sulla storia della filosofia) Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita ò invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo. (Lineamenti di filosofia del diritto) Nel mondo nulla di grande ò stato fatto senza passione. La filosofia ò il proprio tempo appreso in pensieri. (Lineamenti di filosofia del diritto) L’ispirazione dell’artista ò come una forza a lui estranea, un pathos non libero: il produrre ha la forma dell’immediatezza naturale; spetta al genio come a soggetto particolare, -ed ò insieme un lavoro che ha da fare con l’intelligenza tecnica e con le esteriorità  meccaniche. L’opera d’arte ò perciò altresì opera del libero arbitrio, e l’artista ò il padrone del Dio. (Enciclopedia delle scienze filosofiche) Il negativo ò sempre anche positivo. Il vero ò l’intero. Ma l’intero ò soltanto l’essenza che si compie mediante il suo sviluppo. Bisogna dire dell’Assoluto che esso ò essenzialmente risultato, che esso soltanto alla fine ò ciò che ò in verità ; e proprio in questo consiste la sua natura, che ò di essere realmente effettivo, soggetto o divenir-sò-stesso. (Prefazione alla Fenomenologia dello spirito) Se gettiamo ora uno sguardo sulla sorte di questi individui storico-universali, vediamo che essi hanno avuto la fortuna di essere gli agenti di un fine, che costituisce un grado nello sviluppo dello spirito universale. In quanto, però, essi sono anche stati soggetti distinti da questa loro sostanza, non hanno avuto quella che comunemente si dice felicità . Ma neppure volevano averla, bensì attingere il loro fine; e l’hanno attinto col loro faticoso lavoro. Essi hanno saputo soddisfarsi, hanno saputo realizzare il loro fine, il fine universale. Di fronte a un fine così grande, si sono proposti audacemente di tendervi, contro ogni opinione degli uomini. Ciò che scelgono non ò quindi la felicità , bensì fatica, lotta, lavoro per il loro fine. Raggiunto il loro scopo, non son passati alla tranquilla fruizione, non son diventati felici. Ciò che sono, ò stata la loro opera: questa loro passione ha determinato l’ambito della loro natura, del loro carattere. Raggiunto lo scopo, essi somigliano a involucri vuoti che cadono. E’ forse stato duro, per loro, assolvere il loro compito; e, nel momento in cui ciò ò accaduto, sono morti come Alessandro, o sono stati assassinati come Cesare, o deportati come Napoleone. Si può chiedere: che cosa ci han guadagnato per sò? Ciò che hanno guadagnato ò il loro concetto, il loro fine, quello che essi hanno compiuto. Guadagno di altra specie, godimento tranquillo non ne hanno avuto. (Lezioni sulla filosofia della storia) Non la vita che teme la morte, e si mantiene intatta dalla devastazione, bensì quella che la sopporta e si mantiene in essa, ò la vita dello spirito. Lo spirito guadagna la sua verità  soltanto se trova se stesso nell’assoluta separazione. Uno dei punti di vista capitali della filosofia critica ò, che prima di procedere a conoscere Dio, l’essenza delle cose, ecc., bisogni indagare la facoltà  del conoscere per vedere se sia capace di adempiere quel compito [… ] Voler conoscere dunque prima che si conosca ò assurdo, non meno del saggio proposito di quel tale Scolastico, d’imparare a nuotare prima di arrischiarsi nell’acqua. L’uomo non ò altro che la serie delle sue azioni. Non c’ò alcun pretore, al massimo arbitri o mediatori tra stati, e anche questi soltanto in modo accidentale, cioò secondo volontà  particolari. La concezione kantiana di pace perpetua, grazie a una federazione di stati, alla quale appianasse ogni controversia, e come un potere riconosciuto da ciascun singolo stato componesse ogni discordia, e con ciò rendesse impossibile la decisione per mezzo della guerra, presuppone la concordia fra gli stati, la quale riposerebbe su fondamenti e riguardi morali, religiosi o quali siano, in genere sempre su volontà  sovrane particolari, e grazie a ciò rimarrebbe affetta da accidentalità . (Lineamenti di filosofia del diritto, §. 333)

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