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I Paesi Baltici

Aspetti politico-economici dei Paesi Baltici.

ESTONIA

L’Estonia è uno stato indipendente dall’agosto 1991, ma in passato gli unici periodi di
indipendenza furono i periodi compresi tra il 1223 e il 1227 e tra il 1918 e il 1940. Il territorio,
popolato dagli Estoni, fu nel corso dei secoli (dal 1050 circa al 1918) ripetutamente occupato da
eserciti danesi, tedeschi, russi, svedesi. Il più lungo periodo di occupazione è stato quello russo (dal
1721 al 1918 da parte dell’Impero zarista; dal 1940 al 1991 da parte dell’Unione Sovietica). La
popolazione estone si concentra principalmente nelle città. Fino al 1991, accanto all’estone, parlato
da circa il 70% della popolazione, vi era anche il russo (parlato da circa il 30%); da quella data
l’unica lingua ufficiale è l’estone. Gli Estoni sono di religione protestante.

L’economia dell’Estonia, così come quelle della Lettonia e della Lituania, è stata per decenni
(1940-90) fortemente legata all’Unione Sovietica; oggi, divenuti indipendenti, questi Paesi devono
cambiare la propria struttura produttiva, trovare i partner per il rifornimento delle materie prime e
per la commercializzazione dei loro prodotti.

L’Estonia ha un’agricoltura povera (patate, cereali, barbabietola da zucchero); la pesca, molto
attiva, dà impulso all’industria dell’inscatolamento del pesce. Notevoli le attività industriali:
impianti chimici per la produzione e la lavorazione di catrame, petrolio, gas naturale; industrie
tessili e del cemento.

La capitale dell’Estonia è Tallinn, fondata nel XV secolo sul golfo di Finlandia; importante porto, vi
si concentrano le industrie per l’inscatolamento del pesce. La seconda città è Tartu, nell’interno.
 

LETTONIA

La storia della Lettonia è stata fortemente influenzata dal mondo tedesco e dal mondo
russo; per quasi 700 anni, all’incirca dal 1250 al 1917, il territorio fu sotto il controllo della
Germania, prima come possedimento dei Cavalieri teutonici, poi come parte dello Stato tedesco
della Curlandia. Dal 1917 al 1920 la Lettonia fu inglobata nell’Unione Sovietica; in seguito, dopo
una rivolta antirussa, si rese indipendente (1920-1940); poi, dal 1940, fece nuovamente parte
dell’Unione Sovietica. La Lettonia ha riottenuto la propria indipendenza nell’agosto 1991.
La popolazione è costituita da Lettoni (circa il 52%), Russi, Polacchi, Lituani. Come in Estonia, la
maggioranza degli abitanti vive nelle città. La lingua nazionale è il lettone. La religione ufficiale è
il protestantesimo.

L’agricoltura si basa su moderne aziende che producono barbabietole da zucchero, ortaggi, cereali,
patate; una grande ricchezza è rappresentata dalle foreste, che alimentano una fiorente industria del legname; non sempre, però, vengono sfruttate secondo i più moderni criteri della silvicoltura e il
patrimonio forestale sta impoverendosi. Si allevano bovini, suini, ovini. La Lettonia è il Paese
baltico più industrializzato: vi sono impianti meccanici (macchine utensili, locomotive e materiale
ferroviario, costruzioni navali), siderurgici, chimici.

Capitale e unica grande città della Lettonia è Riga, centro industriale e commerciale che ospita circa
un terzo dell’intera popolazione lettone; fondata nell’XI secolo, sorge sulle rive della Dvna
occidentale, presso la costa baltica, ed è porto attivissimo. Altre città sono Daugavpils, nell’interno,
e Liepaja, sul mar Baltico.
 

LITUANIA

Il primo popolamento della Lituania risale al 600 a.C. circa, quando tribù di Balti si
insediarono lungo le rive del fiume Nemunas. Le popolazioni locali vivevano di caccia e pesca,
coltivavano i campi, seguivano religioni magiche legate ai fenomeni naturali. Tra il 1200 e il 1400 il
territorio fu ripetutamente attaccato dai Cavalieri teutonici; dopo massacri e persecuzioni, il re
lituano Jagello si convertì con l’intero suo popolo al cristianesimo.
Da quel periodo la storia della Lituania fu grandemente influenzata da Polonia e Russia: per alcuni
secoli (1569-1795) fu incorporata nella Polonia; fu poi (1795-1918) sotto il dominio russo. Dopo un
breve periodo di indipendenza (1918-40) fu annessa all’Unione Sovietica. Al momento della crisi sovietica, la Lituania proclamò l’indipendenza (maggio 1990); nel 1991 venne riconosciuta a livello internazionale.

La popolazione è costituita da Lituani (circa l’80%), Russi e Polacchi (all’incirca il 20%, presenti
soprattutto nella zona di confine). Più di due Lituani su tre vivono nelle città. Il lituano, lingua
ufficiale del Paese, simile al lettone, è di origine indoeuropea; si parla anche il russo. La religione
maggiormente professata è quella cattolica.

Per quanto riguarda l’agricoltura, molte aziende agricole coltivano foraggio, lino, cereali,
barbabietola da zucchero. Si allevano bovini, suini, animali da cortile. Sviluppata è la pesca di alto
mare (aringhe). Oltre alle industrie metallurgiche, meccaniche, chimiche ed elettriche, la Lituania
ha anche industrie tessili, alimentari e del legno. Il Paese è ancora oggi famoso per la lavorazione
dell’ambra, di antica tradizione. Grazie anche al territorio, privo di ostacoli naturali, vi sono
un’ottima rete ferroviaria, che convoglia un forte traffico di merci dirette soprattutto verso la
Polonia e verso i porti del Baltico, e una buona rete stradale. La capitale della Lituania è Vilnius;
fondata nel X secolo, è centro industriale e sede di una delle più antiche università d’Europa. Altre
città di un certo rilievo sono Kaunas e Klaipeda, un importante porto peschereccio.

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