Karl & Karl - Studentville

Karl & Karl

Un ipotetico dialogo tra Karl Marx e Karl Popper.

KARLMARX: Dove la produzione capitalistica ha acquistato piena cittadinanza fra noi, per esempio nelle fabbriche vere e proprie, le condizioni sono molto peggiori di quel che sono in Inghilterra, poichè manca il contrappeso della legislazione sulle fabbriche. In tutte le altre sfere siamo tormentati, come tutto il resto dell’Europa occidentale continentale, non solo dallo sviluppo della produzione capitalistica, ma anche dalla mancanza di tale sviluppo. Oltre le miserie moderne, ci opprime tutta una serie di miserie ereditarie, che sorgono dal vegetare di modi di produzione antiquati e sorpassati, che ci sono stati trasmessi col loro corteggio di rapporti sociali e politici anacronistici. Le nostre sofferenze vengono non solo dai vivi, ma anche dai morti. Le mort saisit le vif! A confronto di quella inglese, la statistica sociale della Germania e della restante Europa occidentale che fa parte del continente, ò miserabile. Tuttavia solleva il velo proprio quel tanto che basta per far intuire come dietro ad esso si celi un volto di Medusa. Noi saremmo spaventati dalle nostre proprie condizioni se i nostri governi e i nostri Parlamenti insediassero periodicamente commissioni d’inchiesta sulle condizioni economiche, se tali commissioni venissero fornite di pieni poteri per la ricerca della verità , come in Inghilterra, se si riuscisse a trovare per esse uomini competenti, imparziali e privi di rispetti umani come gli ispettori di fabbrica inglesi, i relatori inglesi sulla salute pubblica, i commissari inglesi per le inchieste sullo sfruttamento delle donne e dei fanciulli, sulle condizioni delle abitazioni e della nutrizione, e così via. Perseo usava un manto di nebbia per inseguire i mostri. Noi ci tiriamo la cappa di nebbia giù sugli occhi e le orecchie per poter negare l’esistenza dei mostri (… ). Questa ò la ragione per la quale ho dato un posto così esteso, fra l’altro, alla storia, al contenuto e ai risultati della legislazione inglese sulle fabbriche. Caro Marx, non aver tanta fiducia nello Stato borghese, ma neanche nella rivoluzione totale. Il problema ò la libertà , con tutti i suoi paradossi. KARLPOPPER: Che cosa possiamo dire dell’analisi di Marx? Dobbiamo davvero credere che la politica, o il sistema di istituzioni legali, sia intrinsecamente capace di porre rimedio a una situazione del genere e che soltanto una rivoluzione sociale totale, un cambiamento completo del “sistema sociale” possa venirci in aiuto? (… ). O dobbiamo credere ai propugnatori di un sistema “capitalistico” sfrenato che insistono (giustamente, a mio avviso) sull’enorme beneficio che che si ricava dal meccanismo di mercati liberi e che da ciò traggono la conclusione che un mercato del lavoro veramente libero sarebbe del massimo vantaggio per tutti? Io credo che l’ingiustizia e l’inumanità  del “sistema capitalistico” sfrenato descritto da Marx non possono essere contestate; ma esse possono essere interpretate nei termini di quello che abbiamo chiamato il paradosso della libertà . La libertà  distrugge se stessa se ò illimitata. La libertà  illimitata significa che un uomo forte ò libero di tiranneggiare un debole e privarlo della sua libertà . Questa ò la ragione per cui chiediamo che lo Stato limiti in qualche misura la libertà , in modo che la libertà  di ciascuno risulti protetta dalla legge. Nessuno dev’essere alla mercè di altri, ma a tutti si deve riconoscere il diritto di essere protetti dallo Stato. Caro Popper, tu parli di individui, io di classi. KARLMARX: Una parola per evitare possibili malintesi (… ). Qui si tratta delle persone soltanto in quanto sono la personificazione di categorie economiche, incarnazione di determinati rapporti e di determinati interessi di classi. Il mio punto di vista, che concepisce lo sviluppo della formazione economica della società  come processo di storia naturale, può meno che mai rendere il singolo responsabile di rapporti dei quali esso rimane socialmente creatura, per quanto soggettivamente possa elevarsi al di sopra di essi (… ). Devo indagare il modo capitalistico di produzione e i rapporti di produzione e di scambio che gli corrispondono. Caro Marx, tu vedi troppi soldi e troppo potere del capitale. Non hai tutti i torti, ma sei molto unilaterale. KARLPOPPER: Marx e i marxisti vedono il potere economico dappertutto. Il loro argomento ò in sostanza questo: chi ha il denaro ha il potere; infatti, se necessario, può comprarsi delle armi e anche dei gangsters. Ma si tratta di un argomento vizioso. Di fatto, esso implica l’ammissione che l’uomo che ha le armi ha il potere. E se l’uomo che ha le armi diventa consapevole di ciò, non passerà  molto tempo prima che egli abbia non solo le armi, ma anche il denaro. Sotto un capitalismo sfrenato l’argomento di Marx risulta in qualche misura valido; infatti, un ordinamento che crea istituzioni per il controllo delle armi e dei gangsters, ma non per quello del potere del denaro, ò destinato a finire sotto l’influenza di questo potere. In uno Stato del genere, può governare un incontrollato gangsterismo della ricchezza. Ma Marx stesso, io credo, sarebbe il primo ad ammettere che ciò non ò vero di tutti gli Stati; che nella storia si sono avuti, per esempio, periodi in cui lo sfruttamento era rappresentato dal saccheggio direttamente fondato sulla forza del pugno di ferro. Caro Popper, ma non ti accorgi che sta arrivando la crisi globale? KARLMARX: La cosa che più incisivamente fa sentire al borghese, uomo pratico, il movimento contraddittorio della società  capitalistica sono le alterne vicende del ciclo periodico percorso dall’industria moderna, e il punto culminante di quelle vicende: la crisi generale. Essa ò di nuovo in marcia, benchè ancora sia agli stadi preliminari. Caro Marx, mi sembri catastrofico. KARLPOPPER: Marx ha scoperto l’importanza del potere economico, ed ò comprensibile che ne esageri lo status. Caro Popper, guarda che io penso che i borghesi siano dei veri rivoluzionari! KARLMARX: La borghesia ha avuto nella storia una parte sommamente rivoluzionaria. Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche (… ). La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le attività  che fino allora erano venerate e considerate con pio timore. Ha tramutato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l’uomo della scienza, in salariati ai suoi stipendi (… ). Solo la borghesia ha dimostrato che cosa possa compiere l’attività  dell’uomo. Essa ha compiuto ben altre meraviglie che piramidi egiziane, acquedotti romani e cattedrali gotiche, ha portato a termine ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate. Caro Marx, guarda che il denaro non ò tutto. Hai mai pensato a Carlo V? KARLPOPPER: Ma ci sono anche altre cosiderazioni. Come ò stato giustamente sottolineato da vari scrittori (… ), solo l’attivo intervento dello Stato – la protezione della proprietà  a opera di leggi sostenute da sanzioni fisiche – fa della ricchezza una fonte potenziale di potere; infatti, senza questo intervento un uomo si troverebbe ben presto senza la sua ricchezza (… ). Bertrand Russel fornisce esempi storici che illustrano questa dipendenza, e talvolta anche impotenza, della ricchezza: “Cesare fu aiutato a conquistare il potere dai suoi creditori i quali non vedevano speranza di recuperare i loro prestiti se non procurandogli il successo; ma quando egli raggiunse il successo, la sua potenza gli permise di disilluderli. Carlo V prese in prestito dai Fugger il denaro necessario per comprare il titolo imperiale, ma quando fu imperatore rise loro in faccia e quelli perdettero ciò che avevano prestato”. Caro Popper, allora tutto ciò che ò solido si dissolve nell’aria. KARLMARX: La continua rivoluzione della produzione, lo scuotimento ininterrotto di tutte le istituzioni sociali, l’incertezza e l’incessante movimento contraddistinguono l’epoca borghese da tutte le epoche precedenti. Si dissolvono tutti i rapporti stabili e congelati, con il loro seguito di idee e di concetti antichi e venerandi, e tutte le idee e i concetti nuovi diventano obsoleti prima di potersi ossificare. Tutto ciò che ò solido si dissolve nell’aria, tutto ciò che ò santo viene profanato e gli uomini sono spinti finalmente a guardare con sensi asciutti e assennati le reali condizioni delle loro vite e le loro relazioni con gli altri esseri umani (… ). Nel campo dell’economia politica la libera ricrca scientifica non incontra soltanto gli stessi nemici che incontra in tutti gli altri campi. La natura peculiare del materiale che tratta, chiama a battaglia contro di essa le passioni più ardenti, più meschine e odiose del cuore umano, le Furie dell’interesse privato. Per esempio, la Chiesa alta anglicana perdona piuttosto l’attacco a 38 dei suoi 39 articoli di fede, che l’attacco a un trentanovesimo delle sue entrate in denaro. (… ). Questi sono segni dei tempi, che non possono essere nascosti sotto manti purpurei o sotto tonache nere. Caro Marx, sii più pratico: bisogna che lo Stato protegga chi ha fame e chi non ha soldi. KARLPOPPER: Il denaro in quanto tale non ò particolarmente pericoloso. Diventa pericoloso solo se può acquistare il potere o direttamente o soggiogando gli economicamente deboli che devono vendere se stessi al fine di vivere (… ). L’illimitata libertà  economica può essere autodistruttiva allo stesso modo della illimitata libertà  fisica, e il potere economico può essere quasi altrettanto pericoloso che la violenza fisica (… ). Lo Stato deve vigilare a che nessuno sia costretto dalla paura della fame o della rovina economica ad assoggettarsi a una transazione iniqua. Caro Popper, sai che cos’ò la globalizzazione, cioò il mondo in cui viviamo? KARLMARX: Il bisogno di uno smercio sempre più esteso per i suoi prodotti sospinge la borghesia a percorrere tutto il globo terrestre. Dappertutto deve mettere basi, dapertutto deve creare relazioni. Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un’impronta cosmopolita alla produzione e al consumo in tutti i Paesi. Ha tolto sotto i piedi all’industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei reazionari. Antichissime industrie nazionali sono state distrutte e ancora adesso vengono distrutte ogni giorno. Vengono spiantate da industrie nuove, la cui introduzione diventa questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili, da industrie che non lavorano più soltanto materie prime del luogo, ma delle zone più remote, e i cui prodotti non vengono consumati solo nel Paese stesso, ma anche in tutte le parti del mondo (… ). All’antica autosufficienza e all’antico isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione materiale, così per quella intellettuale. L’unilateralità  e la ristrettezza nazionali diventano sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura mondiale (… ). I prezzi bassi delle sue merci sono l’artiglieria pesante con la quale la borghesia spiana tutte le muraglie cinesi, con la quale costringe alla capitolazione la più tenace xenofobia dei barbari. Caro Marx, vado molto più in là  di te. Guarda che basta controllare chi ha soldi da vendere (chi non ne ha). KARLPOPPER: Noi dobbiamo pensare a queste faccende in termini, per così dire, ancora più materialistici di Marx. Dobbiamo renderci conto del fatto che il controllo del potere fisico e dello sfruttamento fisico resta il problema politico centrale. Per attuare questo controllo, dobbiamo instaurare la “libertà  meramente formale”. Una volta che l’abbiamo ottenuta e abbiamo imparato a usarla per il controllo del potere politico, tutto dipende da noi. Non dobbiamo biasimare più oltre nessuno, e neppure strillare contro i sinistri dòmoni economici che operano dietro le scene. Infatti in una democrazia disponiamo dei mezzi idonei a controllare i dòmoni e possiamo domarli. Noi dobbiamo renderci conto di ciò, e usare quei mezzi; dobbiamo costruire istituzioni per il controllo democratico del potere economico e per la nostra protezione dallo sfruttamento economico. Caro Popper, ti ringrazio per i suggerimenti. Degli altri, come sai, mi importa poco. KARLMARX: Sarà  per me benvenuto ogni giudizio di critica scientifica. Per quanto riguarda i pregiudizi della cosiddetta opinione pubblica, alla quale non ho mai fatto concessioni, per me vale sempre il motto del grande fiorentino: Segui il tuo corso, e lascia dir le genti!

  • Filosofia del 1900

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