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La pena di morte

Saggio breve sulla pena di morte.

Solitamente la pena di morte viene comminata a persone ritenute responsabili di reati gravi, quali omicidio e tradimento. In alcuni paesi vengono considerati possibili di pena capitale omicidi avvenuti durante l’esecuzione di altri crimini violenti come la rapina o lo stupro. Nel 2005 ancora si può essere uccisi perché si fa uso di droghe oppure perché si pratica una religione non autorizzata. Questi sono i reati che vengono maggiormente puniti con la pena di morte (oltre al terrorismo). Si viene uccisi per impiccagione, crocifissione, decapitazione, fucilazione, lapidazione, iniezioni letali, gas velenoso, sedia elettrica. L’uomo sa essere crudelmente creativo quando decide di porre fine alla vita di un altro. La pena di morte è ancora in vigore in 58 paesi del mondo dove si è deciso che per affrontare il problema è semplicemente meglio evitarlo. L’Asia è il continente dove si uccide di più: oltre 5000 esecuzioni registrate. Un numero enorme che rappresenta la quasi totalità delle condanne mondiali; i condannati sono quasi sempre oppositori politici, assassini o persone scomode. Anche l’Iran è il paese dove si va alla morte con più frequenza. Ma anche l’America, che considera la pena di morte come strumento di giustizia, continua ad uccidere. Nel continente africano invece, le esecuzioni capitali stanno diventando una pratica che va diminuendo. L’opinione pubblica è divisa in molti paesi in cui la pena di morte vige, prima fra tutte è l’America, dove c’è un forte movimento che ne richiede l’abolizione. Viceversa, in molti paesi dove non c’è pena di morte tra cui l’Italia riaffiorano periodicamente richieste di rimettere questa pratica nell’ordinamento penale. I sostenitori della pensa di morte trovano ragioni diverse a sostegno della loro tesi: ragione di ordine etico, sociale e anche economico. Essi partono dal presupposto che sia compito dello Stato difendere ad ogni costo i singoli individui e la comunità, che chi rispetta la legge ha diritto ad una tutela maggiore rispetto a chi non la rispetta, che chi commette reati deve pagare e che esistono colpe per cui nessuna pena, tranne la morte, costituisca la giusta punizione, sarebbe dunque un’esigenza di giustizia a sostenere la loro tesi. I sostenitori della pena di morte assegnano ad essa una funzione determinante, in quanto sono convinti che la durezza della pena sia sufficiente in molti casi ad evitare che il reato venga commesso: soltanto coloro che agiscono in preda a violenta passione non badano alla pena prevista dalla legge. La pena di morte, inoltre, soddisfacendo il sentimento delle vittime e dei loro parenti, eliminerebbe la tentazione di vendette e il manifestarsi di disordini sociali; basterebbe applicarla solo nei casi in cui si ha la certezza matematica della colpevolezza dell’imputato. L’eliminazione definitiva di un delinquente aiuterebbe il ripetersi di altri reati da parte dello stesso. Coloro che si oppongono alla pena di morte lo fanno soprattutto per questioni morali. Essi, infatti, sostengono che nessun uomo ha il diritto di togliere la vita ad un altro uomo, indipendentemente dalla gravità dei reati che quest’ultimo ha commesso. Inoltre c’è anche la possibilità di errori cioè la possibilità di uccidere un innocente, che giustifica in pieno l’abolizione di questa pena e in secondo luogo a un delinquente spaventa di più il fatto di passare una vita in carcere piuttosto che morire subito. Come ultimo punto ci sarebbe anche la possibilità di dare al colpevole la possibilità di pentirsi dei suoi errori. È difficile rispondere alla domanda, pena di morte si o no, la realtà dice che ci saranno sempre dei contrasti nel mondo e che nessuno potrà rimediare a questo.

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