La riforma della scuola - Studentville

La riforma della scuola

Tema svolto sulla riforma della scuola.

Da ormai circa tre anni, il mese di settembre, da sempre protagonista per coloro che sono sui banchi di scuola, è lo scenario di cortei, manifestazioni e assemblee studentesche che fanno sentire la loro voce di dissenso alla nuova riforma scolastica, voluta dall’ormai ex Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Stella Gelmini. La riforma è entrata in atto il 1 settembre 2009 per la scuola primaria e secondaria di primo grado, esattamente un anno dopo per la scuola secondaria di secondo grado.
Per quanto riguarda quest’ultima, il decreto Gelmini prevede, innanzitutto, la nascita di due nuovi licei: accanto ai quattro già esistenti (artistico, classico, scientifico, linguistico), scienze umane (che sostituisce le vecchie magistrali) e musicale-coreutico.
In secondo luogo, la riduzione settimanale delle ore di lezione: ventisette per il biennio, dalle trenta alle trentacinque per il triennio. Da studentessa è inevitabile che non faccia il confronto con la durata della mia permanenza a scuola di trentuno ore settimanali nel corso dei primi due anni di liceo e, non condivido la correzione apportata dall’ex Ministro all’orario, in quanto mi chiedo come gli insegnanti possano terminare programmi scolastici di vasta dimensione in minor tempo, visto che risulta già abbastanza difficile rispettare e finire l’iter progettato ad inizio anno, avendo a disposizione circa trentasei ore settimanali.
Evidentemente la signora Gelmini crede nelle fiabe o … nei miracoli, e bisognava forse ricordarle che i docenti sono esseri umani e non eroi pronti ad “ardue imprese”.
La quantità “ridotta” delle ore da trascorrere a scuola è dovuta alla quasi abolizione degli indirizzi sperimentali, che da più di settecentocinquanta passeranno a venti; niente più bilinguismo, ad esempio, nelle scuola italiane e, per chiunque voglia imparare, oltre all’inglese, un’altra lingua, la sola soluzione è l’ iscrizione al liceo linguistico.
Proseguiamo, analizzando il vero “motivo-scandalo”, generatore delle molteplici proteste: i tagli effettuati sul personale docente, sul personale ATA e, soprattutto, sui precari. Molti insegnanti hanno vissuto un’estate movimentata e in stato d’agitazione, aspettando di conoscere la sede in cui avrebbero prestato servizio, tanti altri sono stati costretti al pensionamento, pur avendo, ancora, la voglia e la pazienza d’insegnare, alcuni sono stati licenziati del tutto e ora si ritrovano…per strada!
Ma, avendo l’Italia bisogno di fondi, da dove sottrarli se non dalla scuola pubblica? Del resto, quanto interessa ai parlamentari se un “comune mortale” non h la possibilità economica per frequentare la scuola privata? E, ancora, quanta pietà provano i politici nei confronti di un uomo o di una donna lasciati da un giorno all’altro senza lavoro? Se anche i loro stipendi venissero ridotti ai minimi termini, magari riuscirebbero a capire.
Ed ecco che quella che sarebbe dovuta essere una “svolta epocale”, può, ora, essere definita “una strada verso il paese dell’ignoranza” e rammarica il fatto che vengano penalizzati giovani volenterosi d’imparare.
La storia insegna, però, che le masse incolte sono più facilmente gestibili dall’autorità: che si compia allora questo passo indietro, torniamo pure ad essere analfabeti e il governo saprà ancora di più come muovere i nostri fili da marionette.

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