La storia, maestra di vita - Studentville

La storia, maestra di vita

Maturità 2002. Tipologia B – ambito storico-politico: La memoria storica tra custodia del passato e progetto per il futuro. TITOLO: la storia, maestra di vita. DESTINAZIONE: giornale scolastico

Se penso alle tante malattie, quella che mi sconvolge di più è l’Alzheimer. Non c’è cosa più orrenda che dimenticare i momenti, belli o brutti, trascorsi durante l’intera vita. Il passato, infatti, è la nostra storia e da esso si può imparare a non commettere nel futuro gli stessi errori. Noi siamo quel che siamo proprio perché abbiamo vissuto determinate esperienze dalle quali siamo usciti più forti e temperati. Ecco che la vita dei nostri nonni può fungere come esempio per le nuove generazioni. La storia, quindi, diventa maestra di vita. Anche il ricordo di eventi più grandi serve a far sì che determinate tragedie non si ripetano più. Assume importanza la memoria e, di conseguenza, il ruolo dello storico. Come afferma Hobsbawn in Il secolo breve, il compito principale dello storico è quello di «ricordare ciò che gli altri dimenticano». Deve, quindi, ripercorrere gli eventi più salienti della storia dell’umanità, studiando ogni tipo di documento per ricostruire, quanto più fedelmente possibile, le caratteristiche di quel determinato periodo in cui un fatto di particolare rilevanza è avvenuto. Io ritengo sia utile ricostruire anche la microstoria, quella, cioè, delle persone umili. È produttivo, infatti, conoscere le loro usanze perché in questo modo è possibile offrire a chi studia storia un quadro generale più completo ed esaustivo. Hobsbawn continua sostenendo che lo storico moderno deve svolgere il suo lavoro di ricostruzione degli avvenimenti in modo più conciso rispetto a quanto fatto nei secoli precedenti. Infatti, con il passare del tempo, pare che si stia rompendo il filo che lega presente e passato. Un esempio è dato dalle generazioni di fine Novecento che sembrano aver rotto con il «passato storico» del loro tempo vivendo, così, in una sorta di eterno presente.

Il filosofo Nietzsche in Considerazioni inattuali – Sull’utilità e il danno della storia per la vita, sostiene che l’uomo, a differenza degli animali, è legato al passato perché non è in grado di dimenticare. I ricordi possono riaffiorargli nella mente in un baleno, sono come fantasmi che appaiono e scompaiono improvvisamente. Dunque l’uomo, «per quanto lontano vada e per quanto velocemente», rimane indissolubilmente legato a ciò che è stato. Il passato fa, infatti, da monito per non ripetere gli stessi errori. Bisogna, ad esempio, ricordare l’assurdità dei campi di concentramento per evitare che ci siano altri inutili stragi di innocenti, bisogna tenere a mente gli effetti della bomba nucleare sulla popolazione giapponese per capire che bisogna utilizzare quest’arma quanto meno possibile (o meglio ancora sarebbe non usarla proprio).

La memoria, inoltre, come afferma Loewenthal in un articolo pubblicato da La Stampa il 25-1-2002, permette di staccarsi dal passato per spiegare meglio cosa sia avvenuto e perché. Infatti, il ricordare semplicemente ciò che è avvenuto precedentemente da solo non serve. Bisogna, come afferma anche Spinelli ne Il sonno della memoria, che i fatti in sé per sé non perdano significato nel tempo. L’uomo moderno sembra non riuscire a oltrepassare la memoria e a trarre un giusto insegnamento da quanto avvenuto. Ha senso ricordare, infatti, solo se si è in grado di rimediare agli eventuali errori che si è commesso e spiegare il perché essi siano stati attuati, andando proprio oltre la semplice memoria. La caduta del muro di Berlino nel 1989, ad esempio, rischiava di rimanere un mero «flatus vocis, il cui significato sembrava destinato a sperdersi». Questa tragedia, per essere evitata, ha bisogno non solo di essere semplicemente menzionata, ma anche di essere spiegata.

È vero, dunque, quando si afferma che la storia è maestra di vita. Dagli avvenimenti, grandi o piccoli che siano, infatti, si traggono quelle importanti lezioni che ci dovrebbero far diventare migliori di quel che siamo stati. La storia è anche la nostra carta d’identità: si è giunti a determinati traguardi proprio perché si è passati attraverso specifiche situazioni. È utili, quindi il lavoro dello storico, perché permette di dare una giusta importanza alla memoria per fare in modo che la nostra storia non cada nell’oblio.

Stefania Annunziata

  • Prima Prova 2002

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