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L'apprendimento come condizionamento

L'apprendimento come condizionamento: le teorie della psicologia

L’APPRENDIMENTO COME CONDIZIONAMENTO. Con il termine apprendimento ci riferiamo, in termini generali,  a una modificazione più o meno permanente del comportamento dovuta all’esperienza e alla pratica dell’individuo in cui tale cambiamento viene osservato. Nonostante l’interesse per l’apprendimento abbia radici storiche molto antiche, le prime osservazioni e ricerche sistematiche su questo fenomeno avvennero nei primi anni del 1900 ad opera del fisiologo Ivan Pavlov; è a lui che si deve la scoperta del cosiddetto condizionamento classico.

APPRENDIMENTO COME CONDIZIONAMENTO: LO STUDIO DI PAVLOV. Partendo dallo studio della digestione nei cani, Pavlov si accorse che la loro salivazione aumentava nonostante questi non avessero ancora ingerito del cibo; il fisiologo si rese conto che la routine conseguente alle sue ricerche (l’entrare  nel laboratorio, il portare il cibo, il suono di un campanello…) aveva creato una sorta di “rete di associazioni” nel comportamento dei cani che cominciavano a salivare anche solo all’arrivo dello sperimentatore. Quest’ultimo, con il ripetersi delle procedure di ricerca nel corso del tempo, era stato infatti associato al cibo.
Pavlov decise quindi di condurre degli esperimenti specifici su questo fenomeno di associazione predisponendo una situazione sperimentale in cui presentava una certa quantità di cibo al cane subito dopo aver fatto suonare un campanello. Dopo aver ripetuto questa procedura più e più volte, attraverso appositi strumenti di misurazione, lo sperimentatore osservò la salivazione dell’animale, che inizialmente salivava solo in presenza del cibo, aumentare anche al suono del campanello e prima che gli venisse presentato il cibo. Questo esperimento ci porta a definire il condizionamento classico come una forma di apprendimento in cui uno stimolo neutro (come il campanello, che normalmente non provoca un aumento della salivazione nel cane) arriva a causare una reazione (la salivazione) dopo esser stato messo in relazione  a un altro stimolo (il cibo) a cui tale reazione è abitualmente associata.

APPRENDIMENTO: LO STUDIO DI THORNDIKE. Un altro tipo di apprendimento basato sul condizionamento è quello del condizionamento operante in cui la probabilità che venga agita una risposta volontaria viene aumentata o diminuita, attraverso il rinforzo o punizione, a seconda che le sue conseguenze siano desiderabili o meno. Per meglio comprendere partiamo dal principio.
Siamo al fianco di Edward Lee Thorndike mentre osserviamo un gatto chiuso in una gabbietta che cerca di raggiungere del cibo posto al di fuori; quello che il gatto non sa è che questa gabbietta è stata predisposta in modo da aprirgli una via di uscita in seguito alla pressione di una tavoletta di legno posta sul pavimento. Inizialmente vediamo il gatto muoversi, spingere i fianchi della gabbia per forzare una via di fuga, raspare il pavimento. Poi la tavoletta viene premuta, e il gatto esce velocemente per andare verso il cibo. Successivamente rimettiamo il gatto nella stessa situazione, e ripetiamo più volte l’osservazione: vediamo come l’animale diventi via via più veloce nell’uscire dalla gabbietta e come infine apprenda a premere la tavoletta di legno non appena posto nella gabbia. Thorndike definì tale fenomeno come legge dell’effetto, per cui le risposte (la pressione della tavoletta) che provocano effetti desiderabili (la fuga e il raggiungimento del cibo) hanno più probabilità di essere reiterate.

TEORIA SULL’APPRENDIMENTO DI SKINNER. Sulla scia di queste ricerche, lo psicologo statunitense Skinner, interessato a comprendere le variazioni di comportamento associate a variazioni ambientali, avviò una serie di ricerche sperimentali molto simili a quelle di Thorndike; all’interno di un ambiente altamente controllato (la Skinner box) veniva posto un ratto affamato con l’intento di insegnargli a premere una leva al fine di ottenere del cibo. Anche qui, all’inizio l’animale esplorava l’ambiente casualmente fino a che non premeva la leva e otteneva così la ricompensa. Con il trascorrere del tempo e col perdurare della fame, il ratto cominciava a esplorare sempre meno l’ambiente e ad agire più frequentemente la risposta di pressione della leva rivelando così l’apprendimento dell’associazione fra quest’ultima e l’ottenimento del cibo. Che cosa era successo? Il comportamento di pressione della leva era stato reso più probabile dall’ottenimento del cibo. Il processo che conduce a questa forma di apprendimento è chiamato rinforzo e, in questo caso, il cibo funge da rinforzatore, ovvero da stimolo in grado di aumentare la probabilità che un comportamento precedentemente agito venga messo in atto nuovamente. Distinguiamo quindi il rinforzatore positivo, con cui si aumenta la probabilità di una risposta precedentemente agita aggiungendo all’ambiente uno stimolo spiacevole, il rinforzatore negativo, con sui si aumenta la probabilità di un risposta precedentemente agita rimuovendo dall’ambiente uno stimolo spiacevole, e la punizione, con la quale si diminuisce la probabilità che una risposta precedentemente agita venga ripetuta.

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