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Letteratura ed esperienza della guerra

La Grande guerra è stato un tema molto dibattuto tra gli autori del Novecento. Esponi sinteticamente quali sono gli autori che hanno condannato il conflitto e quali invece hanno riconosciuto dei valori positivi.

La Prima guerra mondiale ha avuto grande risonanza nelle opere letterario del primo Novecento. Infatti, narratori e poeti conferiscono un ruolo dominante a questo conflitto nelle loro opere, alcuni proponendo le esperienze vissute in prima persona, altri cercando in questa esperienza collettiva una svolta fondamentale per l’umanità. La descrizione della guerra non è uguale per tutti gli autori, che possiamo dividere i due gruppi: coloro che la dipingono in modo assolutamente negativo, sottolineando gli orrori e le barbarie di questo massacro inutile, e coloro che invece intravedono in questa esperienza bellica anche valori positivi, come la scoperta della fraternità e solidarietà.
Tra coloro che hanno condannato il conflitto possiamo citare lo scrittore francese Henri Barbusse, che nel suo romanzo Il fuoco, pubblicato nel 1916, ha descritto le terribili vicende della vita in trincea. Il romanzo più famoso in assoluto è quello scritto dal tedesco Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, pubblicato nel 1929 e in seguito riproposto nelle sale cinematografiche. Qui la condanna è totale, poiché l’autore racconta le sue esperienze personali nella guerra, nella quale ha combattuto ed è stato più volte ferito. Attraverso gli occhi dei giovani soldati l’autore rappresenta le vicende del fronte franco-tedesco.

Per quanto riguarda la letteratura italiana, prevale il racconto di tipo memorialistico e documentario, e le due visioni differenti ed opposte molte volte si intrecciano. Una riflessione critica sulle cause e sul conflitto la possiamo riscontrare nel romanzo Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu, pubblicato nel 1938 e in Giornale di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda, pubblicato negli anni Cinquanta. Gadda scrisse il romanzo sulla base dei propri diari di guerra stesi tra il 1915 e il 1919, che parlano del suo interventismo, della trincea, della prigionia in Germania dopo la rotta di Caporetto, e la morte del fratello Enrico. Giuseppe Antonio Borgese nel suo romanzo Rubé fa una sorta di riflessione autocritica sul suo interventismo e quello di altri uomini di lettere italiani, concentrando questi temi nel protagonista Filippo Rubé, giovane intellettuale siciliano, il quale partecipò alla guerra e in seguito fu testimone del difficile reinserimento nella società dei reduci.

Altri autori invece hanno esaltano i valori positivi che vari aspetti del conflitto hanno portato nella società. Il poeta francese Guillaume Apollinaire, che ha vissuto in prima persona l’esperienza del fronte, in cui è stato ferito gravemente, in molte sue poesie raccolte nei Calligrammi ha inserito il tema della guerra. Il poeta, negli anni precedenti al conflitto, a Parigi frequentava Filippo Tommaso Marinetti, il famoso teorico del futurismo, il movimento artistico che aveva inserito tra i suoi punti principali l’esaltazione della guerra. Apollinaire fu influenzato dalle idee futuriste, in particolare quella delle “parole in libertà”, della quale ci ha lasciato una straordinaria realizzazione artistica. Per Apollinaire la prima guerra mondiale ha una grande importanza per la nascita di una nuova poesia; è infatti un evento simbolico, poiché segna la fine delle vecchie tradizioni e la nascita di nuove idee e nuove forme artistiche.

In Italia l’opera poetica più importante che riguarda l’esperienza bellica è L’allegria di Giuseppe Ungaretti. In essa ritroviamo la rappresentazione del conflitto, con le sue esperienze estreme, e linguaggio e metrica nuovi, lontani dalla tradizione poetica precedente. La prima parte della raccolta fu pubblicata nel 1916, e descrive le esperienze personali del poeta sul fronte. Ungaretti era a favore dell’intervento in guerra, ed era partito volontario, aveva combattuto sul Carso e poi in Francia. Ma di fronte alle tragedie e orrori del conflitto, il poeta rimane deluso, ed esprime questi sentimenti nelle liriche che ha composto. Nonostante ciò, la guerra è una tappa fondamenta della sua esistenza, come per esempio dice nella poesia I fiumi. Durante la guerra egli può sperimentare nel concreto valori come fratellanza e solidarietà, poiché questi nascono quando tutti gli uomini condividono lo stesso destino di dolore e incertezza. Ciò è descritto nella poesia Soldati, in cui il poeta paragona i militi alle foglie sugli alberi in autunno, che vivono nell’incertezza proprio come gli uomini sul fronte.

Infine, tra gli autori italiani, possiamo ricordare Renato Serra, caduto durante i primi mesi della guerra. Prima della partecipazione dell’Italia al conflitto, aveva pubblicato sulla rivista “La voce” Esame di coscienza di un letterato, nel quale, sotto il profilo razionale riflette sull’insensatezza del conflitto, ma riconosce il suo valore di percorso collettivo di persone che condividono la stessa sorte di morte e dolore.

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