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Margherita Hack: le donne e la scienza

Tema svolto su Margherita Hack e i suoi importanti contributi alla scienza.

"Penso che il cervello sia l'anima, non credo alla vita dopo la morte e tanto meno a un paradiso in versione condominiale, dove reincontrare amici, nemici, parenti, conoscenti".

Margherita Hack: una delle figure più importanti del mondo scientifico italiano, sempre in prima linea a difendere i diritti delle donne, a sostegno della laicità dello Stato e della democrazia, fortemente antifascista.  È il simbolo della presa di coscienza del mondo femminile di poter dare enormi contributi alla società, alla cultura, alla ricerca: è stata infatti la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico, quello situato a Trieste; fortemente appassionata ai fenomeni dell’astrofisica, ha sempre messo la sua conoscenza a disposizione dell’Italia. Ella nasce a Firenze il 12 giugno 1922 da padre protestante e madre cattolica, ma lei, da brava scienziata, ha cercato di diffondere un pensiero ateo e laico: "Dubbi sul fatto che Dio possa esistere? Nessuno. Mai avuto grandi slanci verso la religione, di alcun tipo. Non ho mai creduto troppo a nulla, poi non ho creduto assolutamente più a nulla". Alla fine degli studi al Liceo Classico “Galileo” di Firenze (senza però conseguire l’esame di maturità a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale), la Hack si è laureata in fisica nel 1945 con una votazione di 101/110 con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi, una classe di stelle variabili, a Firenze, presso l’osservatorio di Arcetri. Ma non solo una brillante fisica: la Hack mostra notevoli capacità anche nello sport, diventando campionessa di salto in alto e salto in lungo. Sposata con Aldo De Rosa, Margherita non ha avuto figli, e nelle varie interviste rilasciate, ha dichiarato di non sentirsi portata per il ruolo di madre e di essere cresciuta nel modo più libero, senza ancorarsi ai ruoli femminili, ma con due valori fondamentali inculcati: la libertà e la giustizia. Nel 1964 l’astrofisica ricopre la cattedra di Astronomia alla Università degli Studi di Trieste, dove insegnerà fino al 1° novembre 1992, anno in cui sarà collocata “fuori ruolo” per anzianità: dal 1964 al 1987, il suo prestigio crescerà in tutto il mondo per essere stata la prima donna italiana a dirigere l‘Osservatorio Astronomico di Trieste. Nel corso della sua celebre carriera, Margherita Hack ha inoltre interpretato ruoli centrali nel campo scientifico internazionale, rientrando a far parte dell’Accademia Italiana dei Lincei e di rinomati gruppi di lavoro dell’ESA e della NASA. Ma l’astrofisica ha lasciato il segno anche nell’ambito della lotta e dei dibattiti per i diritti civili: nel 2011 la Hack afferma che l’eutanasia è un diritto naturale dell’uomo e nel 2012 viene premiata come “personaggio gay dell’anno” per la sua attività a favore del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali. Una donna attiva dal punto di vista sociale non poteva non esserlo anche dal punto di vista politico: antifascista fino al midollo, si è sempre schierata con la sinistra, ottenendo molte volte il seggio, a cui rinunciava volentieri per dedicarsi ai suoi amati studi scientifici. Il 29 Giugno 2013, l’astrofisica 91enne è morta, era ricoverata per motivi cardiaci a Trieste da una settimana. Si era rifiutata di sottoporsi all’intervento  che poteva essere risolutivo o comunque alleviare la sua malattia. In una delle ultime interviste rilasciate, ha affermato che  in ospedale le mancavano la sua attività, suo marito, i suoi animali e tutte quelle comodità, privacy inclusa, che in ospedale non ci sono. Il suo pensiero era: un’operazione a rischio, un’altra degenza e poi una lunga convalescenza. Che senso avrebbe avuto continuare a vivere senza essere autonoma e senza poter continuare le sue attività, che erano la sua vita? Come per la maggior parte dei personaggi brillanti dunque, la morte non le faceva paura, ma la perdita dell’autosufficienza sì. Prima della sua morte, l’astrofisica ha lasciato indicazioni di essere sepolta nel cimitero di Trieste senza alcuna funzione né rito religioso, ma con una cerimonia esclusivamente privata: e così è stato. Una grande donna, una grande personalità, che ha trascorso la vita a difendere i diritti di libertà, di legalità e di uguaglianza e ha dimostrato quanto può essere importante la forza delle donne e tutto ciò che può realizzare. Una donna a 360°, che ha mantenuto sempre alto l'onore del mondo femminile e non solo: anche di tutto il genere umano.

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