Platone: il mio di Atlantide - Studentville

Platone: il mio di Atlantide

Approfondimento sul mito di Atlantide.

Quello della città  di Atlantide è uno dei più celebri miti platonici; esso si trova all’interno del ” Crizia “; tratta di due grandi città  che entrarono in conflitto tra loro: Atene, l’attuale capitale della Grecia, e Atlantide, città  che per via di cataclismi si inabissò e sparì dalla faccia della Terra e diede il nome al Mar Atlantico. L’Atene descritta da Crizia è un’ Atene fuori dal tempo, quasi mitologica. Gli dei patroni di Atene, spiega Crizia, erano Efesto, il fabbro degli dei, e Atena, la dea della sapienza, che diede il nome alla città . Gli dei pur abitando sulle vette del monte Olimpo, si spartivano le terre tra di loro con un sorteggio effettuato da Giustizia ( la greca Dike ). Nelle terre che venivano loro assegnate svolgevano sugli uomini le stesse mansioni che i pastori svolgono sulle greggi. Fatto sta che ad Atena e ad Efesto, forse perchò erano fratelli, forse perchò nutrivano interessi affini ( il sapere, l’arte ) toccò la stessa terra. In Atene vi erano diverse classi di cittadini, ciascuna delle quali svolgeva determinate funzioni. Vi erano i guerrieri, i produttori, i governatori. La proprietà  privata non esisteva: sembra quasi che Platone si ricolleghi a quanto dice nella Repubblica. Crizia si sofferma sull’assetto urbanistico della città  di Atene, ed in particolare sul suo splendido acropoli, diverso da quello dei suoi tempi, per poi passare alla descrizione di Atlantide. Quest’isola con il sorteggio toccò a Poseidone, il dio del mare. Era un’isola molto ricca: basti pensare che dal mare fino al centro dell’isola era tutta una pianura fertilissima. Vi era poi nel mezzo un monte non altissimo, sulle cui vette abitava un uomo, di nome Euenore, con la moglie Leucippe, dalla quale aveva avuto una figlia, Clito, che però rimase orfana proprio quando era in età  da marito. Poseidone, preso da compassione, giacque con lei. Quindi scavò tutt’intorno all’altura sulla quale dimorava Clito formando come dei cerchi concentrici, alternativamente di terra e di mare, ora più larghi, ora più stretti. Così il monte risultava inaccessibile agli uomini e Clito poteva vivere tranquilla. Si era venuta a creare una vera e propria isola irraggiungibile ( dal momento che allora non c’erano le navi e la tecnica della navigazione era sconosciuta ). Poseidone rese prosperosissima quella terra facendovi zampillare fonti e facendovi crescere frutti di ogni qualità . Poi allevò 5 coppie di gemelli e suddivise l’isola di Atlantide in 10 parti, ciascuna delle quali venne affidata ad uno dei 10 figli. Il vero capo era però il più anziano dei fratelli, a cui Poseidone mise il nome dell’isola e lo chiamò ” Atlante “. Il secondo lo chiamò Gadiro. La progenie di Atlante fu numerosa e gloriosa ed i successivi sovrani accumularono tantissime ricchezze; l’isola di Atlantide era del tutto autosufficiente, ma tuttavia non rinunciava alle importazioni. Abbondava di metalli ed in particolare di oricalco, che era il secondo metallo più prezioso dopo l’oro. Poi costruirono dei ponti che mettevano in contatto l’isola con l’isolotto costruito da Poseidone, che era divenuto sede dei sovrani. I dieci sovrani gareggiavano tra di loro in magnificienza e sontuosità . Come ogni città  degna di rispetto c’era anche l’acropoli, al centro del quale era situato il tempio sacro a Poseidone e a Clito, recintato da un muro in oro. L’isola abbondava pure di fonti, sia fredde sia calde, pronte all’uso: gli abitanti vi disposero attorno edifici, giardini e vi riempirono grandi e magnifiche vasche. L’acqua defluiva poi verso il bosco sacro a Poseidone, che faceva crescere piante rigogliose ed una natura lussurreggiante. Nelle cerchia più esterne della città  c’era il grande ippodromo, attorniato da edifici destinati all’alloggiamento del contingente dei lancieri. Crizia parla poi del porto, un vero e proprio via vai di imbarcazioni e di genti che venivano da ogni parte per commerciare. Numerosi erano i canali di irrigazione che sorgevano nella pianura che andava dal mare fino al centro dell’isola e che la rendevano fertilissima. L’isola di Atlantide aveva anche un suo esercito, formato dalle genti di tutta l’isola. Dei diec re ciascuno disponeva a suo piacimento delle genti su cui regnava; tra i vari sovrani c’era un patto di alleanza regolato dallo statuto di Poseidone. Proprio nel tempio di Poseidone, sull’acropoli, si radunavano i 10 sovrani ogni 5 – 6 mesi per prendere decisioni di interesse comune e per processare coloro che si erano mal comportati. I processi venivano svolti dopo la celebrazione di un rito in cui fondamentale era la presenza del toro. Tra le varie leggi senz’altro la più importante era quella che proibiva assolutamente ai sovrani di farsi guerra tra di loro: vi doveva essere massima armonia e concordia e dovevano essere alleati e combattere insieme contro il nemico comune. Sembrava un vero e proprio paradiso terrestre, ma improvvisamente vi fu una degenerazione. Il che non piacque a Zeus, il padre degli dei, che volle punire l’isola.

  • Filosofia

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