Stars' dust, God's spell: the essence of emptine - Studentville

Stars' dust, God's spell: the essence of emptine

ho studiato il vuoto da un punto di vista fisico, scientifico, ponendomi la domanda: ma il vuoto esiste o non esiste?, e ho ampliato il lavoro trattando il vuoto stesso da un punto di vista umanistico, in letteratura italiana con montale nello specifico

Tesina: Scientifica[br] Di: Angelina P. [br] Tipo Scuola: Liceo Scientifico [br][br] [b]Abstract:[/b] [br]Ho sempre fissato il cielo con lo stesso occhio che avevo da bambina, a 7 anni. Non ho mai smesso, e non me ne pento. Era la mia passione; quelle lucine, che si facevano mirare con innocua malizia, sembravano fissate con degli spilli su quel manto nero come la pece che si stendeva sopra la mia testa, come quella di tutti. Ero solita prendere il mio libro di astronomia (ovviamente per bambini) e la sera uscivo di casa, cominciavo a puntare il dito al cielo parlando da sola e nominando, ogni volta, quasi con orgoglio, una costellazione che ero in grado di riconoscere. Cose semplici, forse anche banali, ma per i miei 7 anni erano scoperte sensazionali. Con il passare del tempo, crescendo, non sono sicuramente divenuta un’esperta in Astrofisica, Astronomia, Cosmologia, ma quel calore che sentivo in petto molti anni fa, ora, a 18 anni, lo sento ancora, quando penso allo spazio, al tempo, al “vuoto”, alle stelle cadenti, quando vedo quel cielo, sdraiata su di un prato a mezzanotte, con un’aria fresca estiva che si fa respirare con tanto piacere, quel cielo che sia di giorno che di notte ci copre le teste e che fa parte di noi, come noi di “lui”. L’idea di essere polvere di stelle mi ha sempre fatta sentire dispersa, sperduta, nel mio piccolo, in un remotissimo angolo dell’universo. Ma nella mia insignificanza, ritengo che questa situazione, questo contesto, sia una magia, un incantesimo. E spero non finisca mai. Con questo lavoro ho pensato di “dar vita” al vuoto, presentandolo sotto un profilo fisico. Ho pensato di non ampliare troppo questo testo, per non risultare pesante, o esageratamente scientifica. Ho preferito fare qualcosa di un po’ più specifico, per quanto “semplice”; il vuoto (associabile al nulla, al vuoto interiore, alla solitudine, ad un nichilismo collegabile sia alla letteratura sia alla filosofia) nelle materia umanistiche (nel mio caso le scelte sono state filosofia e italiano) verrà trattato con più leggerezza (nonostante sia un argomento che mi interessa in tutto e per tutto), per quanto le conclusioni alle quali sono pervenuta, svi-luppando, nel corso del tempo, questo lavoro, siano soprattutto di stampo umanistico e filosofico. E credo di poter asserire che queste pagine scritte, con il lavoro di ricerca che vi è alla base, mi hanno fatta crescere e resa più consapevole di me stessa quanto delle persone che mi stanno accanto. Spiegherò il perché.

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