Vita e filosofia di Jean Bodin - Studentville

Vita e filosofia di Jean Bodin

Vita e pensiero del filosofo Jean Bodin.

Se la situazione italiana tra ‘400 e ‘500 è caratterizzata dalla formazione dei piccoli Stati territoriali ( o principati ), in Francia esisteva già  un governo monarchico che si estendeva su tutto il territorio nazionale e che andava rafforzandosi sempre più con il crescere dell’ autorità  del re contro le pretese degli Stati Generali, della nobiltà  o delle forze democratico- repubblicane di ispirazione calvinista: in questo modo si avviava in Francia il processo di formazione di una potente monarchia assoluta. Questi sviluppi della monarchia francese in senso assolutistico trovarono l’ appoggio di alcuni scrittori ( di formazione giuridica ), che assumevano il punto di vista politico come prioritario rispetto alle questioni religiose, sociali e giuridiche: per questo essi vennero indicati con il termine piuttosto sprezzante di ” politiques “. Tra questi il più importante è senz’ altro Jean Bodin ( 1530 – 1596 ), autore di un famoso trattato, Sei libri sullo Stato ( 1576 ), poi diffuso anche in latino ( 1586 ). L’ opera si apre con una celebre definizione dello Stato ( ma Bodin usa ancora l’ espressione ” republique ” nel senso latino di respublica ): ” Per Stato si intende il governo giusto che si esercita con potere sovrano su diverse famiglie e su tutto ciò che esse hanno in comune tra loro “. Il nucleo fondamentale dello Stato è dunque la famiglia, a capo della quale vi è il ” pater familias “. La patria potestas detenuta da quest’ ultimo è il modello dell’ autorità  politica che risiede nel capo dello Stato. Al di fuori della famiglia il pater familias si configura come cittadino ( citoyen ): egli è pertanto un libero suddito che, se è tenuto all’ obbedienza assoluta della legge ( in quanto suddito ), conserva tuttavia ( eccetto che il sovrano non decida diversamente per ragioni eccezionali ) il diritto alla libertà  personale e alla proprietà  ( in opposizione allo schiavo ). Ma l’ elemento più importante e più nuovo della succitata definizione dello Stato è il concetto di sovranità , attraverso il quale soprattutto Bodin esercitò una notevole influenza sul pensiero politico successivo. La sovranità  è definita secondo Bodin da due elementi fondamentali. In primo luogo essa è perpetua, cioò non può essere limitata nel tempo, come avviene per le deleghe di potere che possono sempre essere ritirate, anche se a lunghissima scadenza, dal delegante. In secondo luogo, essa è assoluta, cioò non sottoposta ad alcun potere superiore eccetto quello divino ( il principio del superiorem non recognoscens ). Le sole leggi che vincolano l’ autorità  del sovrano sono infatti quella divina e quella della natura, che è anch’ essa espressione della volontà  divina. Per quanto riguarda le leggi civili, viceversa, il sovrano non è tenuto ad alcuna obbedienza verso di esse: può disattenderle o modificarle sia nel caso che siano promulgate da lui stesso sia nel caso che vengano ereditate dai suoi predecessori. La sovranità  si estende ovviamente anche alla materia religiosa, in modo da rappacificare le diverse confessioni sotto l’ autorità  politica unitaria da cui esse esclusivamente dipendono. Il grosso libro di Bodin ( Sei libri della Repubblica ), complicato e ridondante, troppo spesso oscuro, non regge certo il paragone con Il Principe di Machiavelli, sia dal punto di vista delle qualità  letterarie sia da quello del rigore e della sottigliezza del ragionamento, ma esso ha l’ indubbio merito di lasciar cadere l’ eccezionalità  delle virtù eroiche per concentrarsi sul lavoro ” sotterraneo ” della crescita dello Stato. E così al centro della Repubblica troveremo un concetto giuridico astratto, quello di sovranità , e non personaggi concreti come Cesare Borgia e Giulio II. Il concetto di sovranità  sintetizza bene i caratteri del potere statale: un potere perpetuo e incondizionato, che non ha bisogno di nessuna giustificazione esterna, che non può essere diviso o ceduto senza perdere la sua natura, che non accetta l’ esistenza di poteri autonomi e concorrenti, si tratti di quello delle città  o della Chiesa stessa. Il potere sovrano è l’ unica fonte delle leggi, cioò di quanto legittimamente obbliga i sudditi; il titolare della sovranità  è poi superiore alle leggi e non ne è vincolato. Non è il valore del sovrano ciò che conta, come era invece per Machiavelli, bensì la solida struttura statale che sa andare avanti anche in assenza del sovrano: emerge il concetto di ragion di stato; il sovrano deve saper guardare a ciò che conviene non alla sua persona, ma all’ intero sistema statale. Questa è la sovranità . In uno scritto minore, Methodus ad facilem historiarum cognitionem, Bodin illustra le sue idee a riguardo del metodo storiografico. Subendo evidentemente l’ influenza di Guicciardini, che diceva che ogni situazione è storicamente condizionata, egli sostiene che la storia umana non è sottoposta, come quella naturale, a leggi necessarie ed immutabili. Nella storia bisogna quindi ricercare non già  l’ uniforme, ma il particolare. L’ individualità  che è oggetto dell’ analisi storica non è però quella delle persone, bensì quella degli Stati ( anche sotto questo profilo, dunque, Bodin conferma la centralità  della nozione di Stato nel suo pensiero ). Per definire la particolarità  di uno Stato rispetto all’ altro occorre esaminare i condizionamenti che esso subisce, e in particolare le influenze climatiche e ambientali: questa teoria diverrà  celebre soprattutto nella riformulazione che essa riceverà  nell’ opera di Montesquieu. Bodin intervenne anche nell’ ambito della profonda crisi che visse la Spagna nel 1500 e della grande inflazione a livello europeo di quegli anni proponendo una sua teoria: secondo Bodin fra le cause dell’ aumento dei prezzi c’ era il continuo aumento dell’ oro e dell’ argento circolanti in seguito alla scoperta del ” tesoro americano “. I prezzi erano cresciuti, secondo Bodin, perchò era diminuito il valore dei metalli preziosi: la causa dell’ inflazione sarebbe, quindi, dovuta all’ arrivo in Europa di ingenti quantità  di argento e oro dalle Americhe. Si tratta di una vera e propria tesi monetarista che però fu contestata semplicemente per il fatto che l’ inflazione cominciò quando i metalli non erano ancora arrivati in Europa.

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