A tu per tu con Peter Cincotti - Studentville

A tu per tu con Peter Cincotti

StudentVille.it ha intervistato l'autore di "Goodbye Philadelphia", uno degli astri nascenti della musica internazionale

Ventiquattro anni, modi affascinanti e un talento musicale che promette di lasciare il segno negli anni a venire: a Peter Cincotti, il cui cognome denota chiarissime origini italiane, sembra non mancare davvero nulla per proseguire sulle orme di Michael Bublè, il crooner al quale è stato più volte accostato dagli addetti ai lavori. Nel nostro paese è salito alla ribalta grazie al singolo Goodbye Philadelphia, in rotazione in tutte radio e nei canali musicali, canzone che racchiude perfettamente lo stile di Peter, in cui il pianoforte, la sua vera casa, la sua passione, si fonde alla perfezione con una voce melodiosa e intensa. Nato e cresciuto nella Grande Mela, dopo aver suonato nei locali e nei jazz club di New York, si è imposto all’attenzione generale negli USA nel 2003 grazie all’album di debutto, intitolato semplicemente Peter Cincotti, nel quale reinterpretava i grandi classici della musica jazz. Peter CincottiUn esordio scintillante che gli ha permesso di raggiungere la vetta della classifica jazz di Billboard, diventando il più giovane musicista della storia a conquistare la prima posizione. Da qui sono partiti, inevitabili, i paragoni con l’interprete di Moondance, che nello stesso anno con l’album Michael Bublè aveva riletto i classici dello swing, accostamento che però Peter ha sempre declinato, rivendicando una propria identità musicale.

StudentVille.it ha intervistato in esclusiva il cantante italoamericano, per parlare un po’ di lui, del suo album East of Angel Town, mix perfettamente riuscito di pop, rock, jazz e blues, e dei suoi progetti futuri:
 
– Peter, come ci si sente ad avere questo enorme successo a soli 24 anni?
Non penso mai veramente al successo in relazione alla mia età. Per quanto possa andare indietro con la memoria ricordo che ho sempre voluto essere un musicista. Una volta capito questo, non mi sono mai guardato indietro.
– Come è nata in te la passione per il piano?
Non so da dove viene questa mia passione per il pianoforte, ho conosciuto questo strumento quando avevo tre anni. Ho iniziato a suonare su un pianoforte giocattolo e da lì è cresciuta questa forte passione.
– E quella per la musica jazz?
Crescendo in una città come New York ero esposto a tutti i generi musicali, pop, rock, jazz, blues, country, etc..Sono arrivato al jazz attraversando varie fasi, ascoltando generi diversi, e molti pianisti.
– Oltre alla musica hai avuto anche delle parti in alcuni film, come Spiderman 2 e Beyond the sea. Hai intenzione di dedicarti solo alla musica o vuoi anche provare ad intraprendere la strada di attore?
Se dovesse esserci qualcosa che mi attrae creativamente, sia che sia musica, film, o qualsiasi altro tipo di forma d’arte, allora si, sarei interessato. In questo momento sono interessato soprattutto a scrivere musica per me stesso, per le colonne sonore dei film, e per gli altri artisti.
– Sei nato a New York ma hai origini italiane. Qual è il tuo rapporto con il nostro paese? Vieni mai in vacanza in Italia?
Sono stato in vacanza a Venezia, ma ho trascorso anche alcuni giorni in altre città italiane, da Milano a Bari, tra una data e l’altra del tour. Amo venire in Italia, e ho sempre intenzione di tornare a trascorrere un pò di tempo da voi.
– Conosci qualche artista italiano?
Mi sono molto familiari alcune vecchie canzoni napoletane che la mia famiglia è abituata a cantare.
– C’è grande attesa intorno all’uscita del tuo nuovo album East of Angel Town,il primo interamente composto da materiale originale, prevista per il 12 Febbraio negli States.  Come mai la scelta di lanciare il disco prima in Europa e poi in America?
Mi ha dato la possibilità di concentrarmi su ogni nazione e trascorrere più tempo in Europa di quanto avrei potuto fare altrimenti.
– Le tue canzoni, da Goodbye Philadelphia a Cinderella Beautiful raccontano storie d’amore, di solitudine, di delusioni sentimentali. I testi, che sono stati scritti con la collaborazione di John Bettis, sono comunque autobiografici?
Non penso sia possibile creare qualcosa che non sia in qualche modo autobiografico, non solo in campo musicale ma in qualsiasi campo artistico.
– Qual è la tua canzone preferita dell’album?
Non avrei inserito una canzone nell’album se non fosse stata, almeno per un momento, la mia preferita. Se dovessi scegliere una canzone che riassume il Cd, che lo rappresenta al meglio, allora direi Angel Town
– Hai già deciso quale sarà il prossimo singolo?
Penso che sarà proprio Angel Town
– Tornerai a suonare presto in Italia?
Stiamo programmando il tour per i prossimi mesi. Non vedo l’ora di tornare in Italia e suonare dal vivo!
– Sei stato accostato a Michael Bublè, a Billy Joel, ma hai sempre rifiutato paragoni. Hai dei punti di riferimento ai quali ti ispiri?Quali erano i tuoi idoli da ragazzo?
Molti artisti sono stati fonte d’ispirazione per me attraverso gli anni, la lista è lunga. Il mio primo idolo fu Jerry Lee Lewis, avevo solo cinque anni. Ma ci sono anche Ray Charles, Stevie Wonder, Billy Joel, Herbie Hancock, Sting, i Beatles, Frank Sinatra, Dolly Parton, Art Tatum, gli ABBA, etc.. Le mie influenze spaziano in molti generi ma diciamo che poi che hanno iniziato a fondersi insieme.
– Cosa c’è oggi nel tuo Ipod?
Sto ascoltando un album intitolato Mutemath, di un gruppo pop-rock omonimo. Il mio ultimo concerto è stato invece quello degli Stress, una rock-band brasiliana, e mi è piaciuto tantissimo.
 
 
Simone Gambino

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