Il mondo dello sport italiano e non solo affronta oggi una delle perdite più dolorose di sempre, di quelle che lasciano il segno, che muovono sensazioni ed emozioni che non riesci a spiegare perché vere, impulsive, di ‘pancia’ ancor prima che di cuore. Anche chi non seguiva la MotoGp, anche chi non aveva mai guardato una corsa in vita sua oggi si ritrova con un nodo in gola e con un’amarezza mista ad incredulità. Marco Simoncelli era uno dei volti buoni dello sport, un personaggio da cartone animato, di quelli che non può non destare simpatia immediata. Con quella capigliatura riccioluta stile ‘Telespalla-Bob’ dei Simpsons, con la voce da Paperino e il sorriso stampato in volto.
Il destino ha voluto che la vita di un 24enne di talento, grinta e forse fin troppa spericolatezza dovesse spegnersi in quel di Sepang, in una gara per di più inutile ai fini del Mondiale. Una fatalità, un incidente inevitabile e non ‘colposo’, visto che il povero Valentino Rossi, uno dei migliori amici del Sic, e soprattutto Colin Edwards si sono trovati Marco già disteso davanti a loro e non hanno potuto far niente per evitare l’impatto. Era un grande pilota, un potenziale fuoriclasse, ma soprattutto un ragazzo solare, che trasmetteva la sua gioia di vivere in pista ma anche a moto spenta.