La buona scuola siamo noi: continua la protesta contro la riforma scuola - Studentville

La buona scuola siamo noi: continua la protesta contro la riforma scuola

Il 10 ottobre 100.000 studenti sono scesi in piazza contro la buona scuola di Renzi, ma la mobilitazione non si arresterà, e gli studenti faranno sentire le proprie voci nelle prossime settimane
La buona scuola siamo noi: continua la protesta contro la riforma scuola

"La buona scuola siamo noi" così recita uno dei tanti slogan gridati dagli studenti nel corso della manifestazione del 10 ottobre. In 100 città italiane 100.000 studenti sono scesi in piazza per protestare contro La buona scuola di Renzi e la legge delega sul Jobs Act. Una manifestazione indetta dall'Unione degli Studenti già da un po' di tempo, delusa dalla situazione scolastica e ancor di più dal nuovo piano di riforma della scuola. La manifestazione del #10o è stata preceduta da una battaglia sui social a colpi di hashtag: gli studenti hanno iniziato a farsi sentire attraverso la nomination #entrainscena, facendosi fotografare in piedi sui banchi. Alla protesta hanno partecipato anche gli insegnanti e gli studenti universitari, contro il Decreto Sblocca Italia e per la valorizzazione del diritto allo studio.

La buona scuola siamo noi: la manifestazione del 10 ottobre

Migliaia di ragazzi hanno sfilato in cortei per le strade e le piazze di 100 città italiane: a Milano hanno rovesciato un sacchetto di letame davanti all'università Cattolica, a Palermo hanno lanciato uova all'edificio della Banca d'Italia, a Roma hanno esibito striscioni al Colosseo e di fronte il Miur. 

A Roma gli studenti hanno sfilato dietro lo striscione "la buona scuola siamo noi" gridando "tutti insieme famo paura" con tanto di fumogeni. Il corteo si è poi fermato di fronte alla sede del Miur.

A Milano il corteo ha attraversato le principali vie della città, fermandosi poi all'Ufficio scolastico territoriale. Qui, dopo aver lanciato fumogeni, un gruppo di studenti ha scavalcato il muro ed è entrato all'interno dell'Ufficio. Cinque manifestanti hanno poi esposto uno striscione sotto l'ufficio del provveditore, il quale è uscito poi per parlare con gli studenti manifestanti.

A Torino invece i manifestanti hanno creato quattro fantocci di cartone, che raffiguravano Stefania Giannini, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Maria Stella Gelmini, per poi bruciarli e concludere il corteo in piazza Castello. 

A Bari, gli studenti hanno marciato dietro lo striscione "la scuola non si paga, la scuola non si vende", urlando per le vie della città slogan contro il Governo e la Giannini. 

A Palermo, gli studenti hanno lanciato uova contro l'edificio della Banca d'Italia, per protestare contro le politiche di taglia e di privatizzazioni, poste a tutelare gli interessi delle banche a discapito di studenti e famiglie.

Cosa chiedono gli studenti manifestanti?

L'Unione degli studenti e tutti gli studenti italiani protestano contro il piano La buona scuola e il Jobs Act di Renzi, due progetti collegati, che riducono la scuola a mera serva delle imprese e offrono un mercato di lavoro chiuso ed ingiusto. I ragazzi si sono mobilitati perché non vogliono essere più spettatori mentre il Governo distrugge i diritti nelle scuole, intaura la precarietà come sistema strutturale, utilizza la valutazione come sistema di divisione e controllo. La buona scuola di Renzi è a vantaggio degli interessi delle imprese, dà più potere ai presidi, valuta gli insegnanti, gli allievi e le scuole, si adatta alle esigenze del mercato di lavoro che necessita di manodopera a basso costo. La legge di stabilità taglia circa 1 miliardo a scuola, ricerca e università: quale buona scuola ci può essere con presupposti del genere?

Gli studenti chiedono una Legge nazionale sul diritto allo studio, l'istituzione di un reddito di formazione per raggiungere un'istruzione completamente gratuita. Bisogna investire in istruzione e ricerca per salvare il Paese e costruire una società in cui tutti avranno gli stessi diritti. Inoltre, essi propongono la riforma dei cicli scolastici istituendo un biennio unitario e un triennio specializzante, l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni, una didattica laboratoriale, stages, edifici scolastici moderni, nuovi programmi scolastici. 

#alzateilsipario: la protesta continua

La manifestazione del 10 ottobre è solo l'inizio: la mobilitazione continuerà nelle prossime settimane. Fino al 7 ottobre erano 34.000 i questionari riempiti nella consultazione online per il piano di riforma scolastica, ma il 10 ottobre erano in 100.000 a farsi sentire, ed è questa la vera voce che il Governo deve ascoltare. Gli studenti italiani sono entrati in scena, ma la maggior parte delle testate giornalistiche nazionali non ha dato molta importanza alla manifestazione. Essi hanno intenzione di farsi sentire, e con il nuovo hashtag #alzateinsipario contatteranno testate e giornalisti, per far valere le proprie ragioni e soprattutto per non rendere inutile la giornata del 10 ottobre.

 

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