Piccoli Bulli Crescono - Studentville

Piccoli Bulli Crescono

Il bullismo è un fenomeno che sta dilagando sempre più nelle scuole italiane. Episodi di violenza sono all?ordine del giorno non solo nelle classi superiori ma, addirittura, all?interno degli istituti delle elementari e medie. Il termine, traduzione dell
Piccoli Bulli Crescono

Il bullismo è un fenomeno che sta dilagando sempre più nelle scuole italiane. Episodi di violenza sono all’ordine del giorno non solo nelle classi superiori ma, addirittura, all’interno degli istituti delle elementari e medie.
Tornato alla ribalta dei mezzi di comunicazione di massa con l’episodio del ragazzino autistico picchiato dai compagni – che hanno poi pensato di festeggiare l’avvenimento tramite la realizzazione di un video del pestaggio diffuso in Internet – la nuova ondata di bullismo ha scatenato le inquietudini e le denunce dell’opinione pubblica italiana, tanto da spingere lo stesso Parlamento a prendere in considerazione l’idea di limitarlo tramite uno specifico progetto normativo.
Bambini costretti a farsi la doccia vestiti, davanti allo sguardo gongolante e malizioso dei compagni; ragazze derubate sistematicamente del cellulare o dei soldi della merenda; scolari scottati dai petardi che i bulli del quartiere, per farsi quattro risate, gli avevano gettato addosso. Ecco alcuni, drammatici esempi dei recenti casi di bullismo.
Ma qual è il motivo di questo atteggiamento violento e fine a se stesso?
Il termine, traduzione dell’inglese “bullying”, si riferisce a un comportamento aggressivo e ripetuto da parte di una persona o gruppo, che fa o compie azioni atte a ottenere il controllo e il dominio sugli altri. Il bullismo può funzionare solo quando i soggetti su cui si esercita e da cui è esercitato fanno parte di un gruppo: una struttura di relazioni, cioè, che lega assieme i suoi membri secondo una serie di modelli strutturati e difficilmente modificabili.
E’ per questa motivazione che il bullismo si esprime con particolare intensità in tutti quei settori della vita sociale che sono scanditi e costruiti in gruppi: tra questi si possono citare l’esercito, le squadre che riuniscono coloro che praticano una disciplina sportiva e, soprattutto, la scuola, di qualunque livello, estrazione sociale ed età.
I ragazzi che frequentano un certo istituto si trovano a condividere le stesse esperienze e a trascorrere una notevole quantità di tempo assieme: è così che le relazioni che li legano divengono sempre più forti ed importanti, e l’ansia di mantenerle si muta nell’imperativo principale di ogni alunno. Succede così che un certo soggetto, già aggressivo e prepotente per natura e desideroso di comando, inizia a torturare qualche compagno per il solo gusto di vederlo piangere e soffrire; e anzi, tanto più la vittima rimane colpita dalle angherie e si presenta vulnerabile e sensibile alle prese in giro, tanto più il bullo ne godrà e parteciperà della propria soddisfazione il gruppo degli amici che gli danno man forte. La forza del bullo risiede proprio nelle alleanze che ha saputo creare, grazie al suo carisma o semplicemente alla violenza del proprio carattere. Ma se i sostenitori si dileguano e lasciano il capo da solo, anche questi, inevitabilmente, sarà destinato a perdere la propria influenza.
Le conseguenze del bullismo sono estremamente gravi: le vittime subiscono infatti una diminuzione della propria autostima, e si mutano in persone deboli, eccessivamente introverse e spaventate. Spesso il trauma le porta a trasformarsi esse stesse in aggressori, nello sterile tentativo di far passare in secondo piano la propria fragilità, camuffandola con la capacità di spaventare gli altri.
Per quale motivo questa esplicita aggressività si manifesta tra ragazzi così giovani?
Psicologi e psichiatri sono concordi nell’affermare che è proprio da piccoli che gli individui litigano, si affrontano in battaglie aperte e danno libero sfogo alla prepotenza. Man mano che maturano ed invecchiano, ed apprendono tutte le sottili regole implicite del vivere in società, le persone imparano invece a rispettarsi e a vivere insieme, non affrontandosi apertamente ma preferendo limitare lo scontro a molestie indirette.
Un aumento dei tormenti e delle angherie all’interno delle scuole elementari e medie italiane è comunque evidente e non può essere spiegato come una semplice fase di litigi tipica dell’età giovanile. Al contrario, non bisogna incorrere nell’errore di considerare il fenomeno come “normale” aggressività e prepotenza, ed affermare che “tanto i bambini crescono lo stesso, anzi imparano meglio ad affrontare le contrarietà della vita e a farsi forza”. Queste considerazioni lasciamole al bar. Il bullismo va invece inteso come una vera problematica sociale.
Perché sta aumentando?
Anzitutto si osserva un processo di precocizzazione dell’adolescenza: i pre-adolescenti di 10, 11 anni di oggi si comportano e godono della libertà degli adolescenti, e come tale ricercano quella trasgressione che è una dei desideri più cocenti dei teen-ager. E purtroppo la ritrovano, spesso, nella violenza. Aumentando il numero di potenziali bulli, s’accresce, conseguentemente, anche la quantità di episodi di bullismo registrati dai mass-media.
In secondo luogo, la velocità dei mezzi di comunicazione e dei trasporti, la rapidità delle relazioni familiari e parentali e il ritmo vorticoso raggiunto dalla vita quotidiana hanno profondamente cambiato l’educazione dei bambini e degli adolescenti. Questi sono sempre più abituati all’irruenza, al cambiamento, alla fretta, e dimenticano i semplici atteggiamenti di amore e di tenerezza che caratterizzavano l’educazione dei ragazzi del passato. Sono allettati da una grande varietà di stimoli che sviluppano alcune dimensioni dell’ esperienza (per esempio la fantasia, l’agire in maniera istintiva e senza pensar troppo, la fiducia nella fortuna e nel caso) a scapito di altre (come la calma, la riflessione, l’approfondimento delle relazioni, i sentimenti forti). Si abituano a dire piuttosto che ad ascoltare; ad agire senza riflettere alle conseguenze, piuttosto che a meditare; a pretendere piuttosto che a chiedere; tutti atteggiamenti, a ben vedere, che sono stati insegnati dalla televisione con i quiz in cui bisogna rispondere la prima cosa che passa per la mente, o dalla pubblicità con la sua attenzione per la velocità e la reazione immediata, o ancora dalle famiglie sempre occupate, sempre al lavoro e mai a casa.
Crescono così piccoli bulli che ricercano spasmodicamente il potere, la soddisfazione di essere ammirati e il piacere istantaneo, anche se a costo di violenze e minacce.

di Bruna Martini

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti