Saggio breve su Internet - Studentville

Saggio breve su Internet

Saggio breve sui social network, Internet e new media: un saggio breve svolto, completo di fonti documentarie, da cui trarre spunto per la scuola e i compiti.
Saggio breve su Internet

SAGGIO BREVE SU INTERNET

Internet, social network e new media sono argomenti molto ricorrenti nelle tracce assegnate dai prof, sia riguardanti temi classici che saggio breve.
In questo post vi daremo un esempio svolto di saggio breve su Internet: prendete spunto per arricchire il vostro saggio e perfezionare la struttura!

Dai un'occhiata alla nostra guida su Come fare un Saggo Breve

Saggio breve svolto su Internet

SAGGIO BREVE SU INTERNET SVOLTO: LA TRACCIA

Prendiamo come esempio la traccia seguente:

  • Documento 1

    Articolo di Repubblica del 14/03/2015 di Enrico Franceschini. Cent'anni di solitudine nell'era dei social network non abbiamo più amici. Cent'anni di solitudine. È il titolo del più famoso romanzo di Gabriel Garcia Marquez. Ma è anche una malattia della nostra era, forse "la" malattia del ventunesimo secolo: il secolo della rivoluzione digitale, degli smartphone, dei social network, delle chat, dei messaggini, di Instagram, dei videogames giocati in collettivo online, cioè di tutto quello che ci dà la sensazione di essere in contatto con il prossimo ma che di fatto contribuisce a isolarci nel chiuso delle nostre case, delle nostre vite.
    Passiamo sempre più tempo in compagnia di presunti amici o di perfetti sconosciuti nella realtà virtuale e di fatto sempre più tempo da soli nella nostra esistenza reale. Questo era un fatto noto. Sapevamo o perlomeno sospettavamo che fosse un malessere sociale. Adesso sappiamo che è una vera e propria malattia. Ce lo comunica una grande indagine scientifica, condotta su un campione di tre milioni di persone e pubblicata sulla rivista Perspectives in Psychological Sciences, di cui il Times e altri giornali britannici hanno anticipato ieri le conclusioni. […]
    L'indagine non si limita a segnalare il problema, ne fotografa anche le dimensioni, facendo squillare un secondo, ancora più sonoro campanello d'allarme: da quando il fenomeno viene analizzato, ovvero da quando esistono statistiche in merito, non ci sono mai state tante persone che vivono in solitudine come accade oggi. «Stiamo vivendo al più alto tasso di solitudine della storia umana ed è un dato che si riscontra in tutto il pianeta», dice il dottor Tim Smith, co-autore della ricerca. Il mondo dell'era digitale, precisa, è di fronte a una vera propria "epidemia" di solitudine, lo stesso termine che viene normalmente usato per descrivere la dilagante diffusione dell'obesità.

  • Documento 2

    Post sul blog https://giovannacosenza.wordpress.com di Giovanna Cosenza, docente di Semiotica, Semiotica dei nuovi media e di Semiotica dei consumi presso l’Università di Bologna pubblicato il 16/03/2015. Perché i media italiani demonizzano Internet? Un esempio eclatante […]. Non sopporto la tendenza a demonizzare Internet che i media italiani (stampa e tv) mettono in scena quasi ogni giorno. In un paese con statistiche di accesso a Internet fra le più basse d’Europa (vedi Internetworldstats), con una cultura informatica e di rete traballante e poco diffusa persino fra i cosiddetti “nativi digitali”, con un’agenda digitale della quale molto si parla ma a favore della quale (ancora) poco si fa, trovo culturalmente reazionario e irresponsabile l’accanimento allarmistico e apocalittico con cui in Italia giornalisti, politici, intellettuali spesso parlano di Internet, social media e tecnologie digitali. Cosa vuol dire demonizzare?
    Vuol dire associare alla rete e ai media digitali automaticamente, sempre e comunque, senza distinguere realtà che sono più complesse e spesso anche del tutto diverse da come sono rappresentate dai media, significati e emozioni negative (ansia, paura, rabbia, angoscia): i videogiochi “fanno male” ai ragazzini, i social media contribuiscono all’isolamento e alla solitudine delle persone, la rete è piena di rischi e pericoli per tutti, adulti e ragazzini (pedofili, pirati, ladri, criminali vari), e persino se un adolescente si suicida finisce per essere “colpa” di episodi di cyberbullismo e cattive frequentazioni in rete. Queste tesi sono a volte implicite e/o presupposte da titoli, occhielli, interi articoli e trasmissioni televisive, ma spesso sono affermate in modo esplicito e diretto, ai limiti del ridicolo. Senza che gli autori si rendano conto del ridicolo, naturalmente. Sto dicendo che la rete e i media digitali sono solo belli e buoni, non contengono pericoli e non fanno male a nessuno?
    Nossignore: in rete e sui social media (come nell’uso compulsivo di computer, tablet, smartphone, videogiochi) ci sono pericoli e problemi, esattamente come ci sono nella vita fuori dalla rete e senza i media digitali. Ma la realtà di ciò che accade agli esseri umani è per fortuna sempre più complessa dei nessi banalizzanti e deterministici fra tecnologie e effetti negativi del loro uso che i media costruiscono. Anche il tecnoentusiasmo cieco e deterministico, per cui usare la rete e i media digitali sarebbe in sé e per sé, sempre e comunque, cosa positiva, innovativa, intelligente e magari pure democratica è una posizione sciocca. Tanto sciocca quanto l’atteggiamento demonizzante e apocalittico dei media italiani. […]

  • Documento 3

    Articolo di apparso su La Stampa il 10/06/2015. Umberto Eco: “Con i social parola a legioni di imbecilli”. Allo scrittore la laurea honoris causa in «Comunicazione e Cultura dei media» a Torino «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».  […] «La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità», osserva Eco che invita i giornali «a filtrare con un’equipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno».
    «I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno». Eco vede un futuro per la carta stampata. «C’è un ritorno al cartaceo. Aziende degli Usa che hanno vissuto e trionfato su internet hanno comprato giornali. Questo mi dice che c’è un avvenire, il giornale non scomparirà almeno per gli anni che mi è consentito di vivere. A maggior ragione nell’era di internet in cui imperversa la sindrome del complotto e proliferano bufale». 
     

SAGGIO BREVE SU INTERNET: TITOLO E CONSEGNA

Non bisogna innanzitutto dimenticare che il saggio breve necessita di un titolo e di una consegna:

  • Saggio breve su Internet, Titolo: Internet: un bene o un male?
  • Saggio breve su Internet, Consegna: rivista tecnologica

SAGGIO BREVE SU INTERNET SVOLTO: INTRODUZIONE

Dagli anni ’90 a oggi l’accesso a Internet è diventato più facile per una grandissima parte del mondo occidentale, trasformandosi in un vero e proprio protagonista della scena sociale e culturale.
Il nostro paese si dimostra però ambivalente nei confronti di quello che viene presentato come un mezzo potentemente democratico e si divide tra coloro che lo utilizzano forse in modo troppo entusiasta, coloro che lo vedono come un pericolo e coloro che sono in grado di selezionare le risorse e le informazioni presenti in rete senza farsi manipolare da essere.
 

SAGGIO BREVE SU INTERNET E SOCIAL NETWORK: SVOLGIMENTO

Giovanna Cosenza, nel suo post sulla demonizzazione di Internet da parte dei mass media italiani dice una cosa giusta: Internet è aperto a tutti ma non tutti lo considerano come quello che è, vale a dire uno strumento a disposizione di uomini e donne.
Nel nostro paese vivono diverse visioni della rete e se escludiamo quella più consapevole che sfrutta il web senza farsi manovrare da esso le altre possono dividersi grosso modo in quella che lo utilizza in modo quasi cieco e quella che lo vede come l’origine di tutti i mali. La prima fetta di popolazione, quella dei ragazzini che si chiudono in casa sviluppando relazioni sociali virtuali invece di affrontare quelle reali comprende anche molti adulti che credono a pubblicità ingannevoli e finiscono in siti truffa dove spesso vengono loro sottratte quantità di denaro più o meno importanti: il pericolo di Internet, come dice la Cosenza, esiste ed è reale, soprattutto per chi non ha avuto modo di essere educato a riconoscerlo ed evitarlo. D’altro canto l’articolo di Repubblica, che riporta una ricerca americana sulla solitudine, cerca di individuare un parallelismo troppo rigido tra solitudine e nuovi mezzi di comunicazione: potremmo dire forse che il giovane che oggi si ritira nella vita virtuale in un mondo senza tecnologia sarebbe ugualmente “ritirato” ma senza l’accesso virtuale all’esterno.
Senza dubbio la solitudine è un male che caratterizza il nostro tempo ma il rapporto di causalità non è affatto scontato: dalla società infatti sono scomparsi molti momenti di aggregazione e questo succede fin dalla più tenera età visto che le famiglie oggi più diffuse sono quelle mononucleari (composte quindi dai genitori e da uno o due figli) e che i momenti di gioco sono spesso ristretti a pochi bambini vista la scarsità di luoghi adatti e la preoccupazione per la sicurezza dei più piccoli. Questo senso di non sicurezza permane poi in molti adulti e le relazioni umane, forse lasciate più libere da un lato ma meno protette e codificate dall’altro, sembrano in molti casi non essere più un salvagente per l’individuo ma costituire, al contrario, un salto nel vuoto. E questo è un processo avviatosi ben prima dell’avvento di Internet.
Altro discorso vale per le informazioni che circolano in rete: ha ragione Umberto Eco quando dice che i social non solo hanno dato la parola agli “imbecilli” ma la avvalorano così come farebbero con le conclusioni di uno studioso. D’altro canto Internet stessa si presenta, fin dai suoi albori, come forza democratica (anni fa qualcuno proponeva di candidare la rete al Nobel per la pace proprio per questo motivo), che permette perciò a chiunque di diffondere la propria opinione (in un’ottica forse un po’ troppo “americana” per noi), ma il problema vero non è tanto il fatto che ognuno in rete possa dire quello che vuole quanto la possibilità che fonti di informazione ritenute credibili per tradizione e prestigio diffondano notizie false perché prese dal web.  E’ questo dunque il vero richiamo di Umberto Eco: giornali e giornalisti non possono astenersi dal controllare le fonti delle notizie che diffondono perché il loro mestiere è diverso da quello del fruitore medio di queste “bufale” e adagiarsi sulla praticità e velocità di Internet non può e non deve essere il modo di procedere di chi con la propria attività di informazione condiziona non solo l’opinione pubblica ma anche meccanismi altri come ad esempio l’andamento delle borse.

SAGGIO BREVE SU INTERNET: CONCLUSIONE

In conclusione, sembra evidente che i problemi di Internet non siano propri del mezzo ma determinati dall’uso che ne facciamo e sarebbe opportuno occuparsi di “alfabetizzare” la popolazione italiana in modo che questa possa proteggersi dalle insidie della rete e utilizzarla per trarne il massimo beneficio: proprio come La Gazzetta dello Sport insegnò l’italiano agli italiani analfabeti nel primo dopoguerra così Internet potrebbe allora agire da potente mezzo per lo sviluppo del pensiero critico in una popolazione che spesso e volentieri si dimostra troppo credulona.

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