Studentessa dell'Università di Palermo si laurea con un tesi sulla parola "suca"!
Studentessa dell'Università di Palermo si laurea con un tesi sulla parola

Studentessa dell'Università di Palermo si laurea con un tesi sulla parola "suca"!

Dopo petaloso, è il turno di “suca”: la seconda parola non è certo un neologismo, ma, così come l’Accademia della Crusca non aveva escluso che la parola petaloso un giorno potesse entrare nel nostro vocabolario, anche il termine dialettale siciliano è entrato adesso nel mondo accademico. Una studentessa dell’Università di Palermo, Alessandra Agola, si è laurata in Scienze della comunicazione per i media e le istituzioni con una tesi dal titolo “S-word. Segni urbani e writing, che tratta appunto l’origine del termine “suca” siciliano.

“Ho notato che a Palermo e non solo, i muri sono tappezzati da una scritta in particolare: la parola Suca, e mi sono chiesta da dove venisse questo fenomeno così pervasivo”, ha spiegato la neodottoressa a LiveUniCT. “Tutti conosciamo il significato di questa parola ma quando ho cominciato a cercare del materiale ho notato che nessuno si era mai soffermato a fare un’analisi scientifica e rigorosa. Ho trovato solo due bellissimi libri che trattavano del fenomeno: Zero maggio a Palermo di Fulvio Abate e Imperativo Popolare di Emanuele Ciccarelli”.

La parola suca, in base alle ricerche effettuata da Alessandra, è presente su molti murales sparsi per Palermo anche sotto forma di un codice, 800A,versione meno volgare e censurata per mascherare la parola, così da poterla più facilmente scrivere sui muri. La S è diventata un 8, la U e la C sono diventate 2 zeri, mentre la A non è stata toccata.

“Il termine suca inoltre cambia di significato a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Nella tesi infatti parto da un corpus nutrito di immagini prese dal profilo Instagram SucaForte, incentrato sul progetto di un grafico palermitano di nome Giulio Bordonaro. Tale progetto riporta tutti scatti, realizzati in giro per la nazione e anche fuori dall’Italia, dove compare la parola”, ha continuato la neodottoressa.

Non è comunque la prima volta che qualcuno si laurea con una tesi su una parolaccia: già all’Università degli Studi di Salerno, due docenti hanno analizzato l’utilizzo e l’origine della parola “fuck”.

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