Gli studenti che fumano le canne hanno più problemi all’Università - StudentVille

Gli studenti che fumano canne vengono bocciati più facilmente all'università

Gli studenti che fumano canne vengono bocciati più facilmente all'università

Quando si parla di benefici a livello cognitivo non è ben chiaro se l’uso di cannabis sia positivo o negativo, in quanto gli studi scientifici sono piuttosto contraddittori in merito. Tuttavia, una nuova ricerca, pubblicata sulla Review of Economic Studies, ha stabilito che la marijuana possa avere effetti nocivi sullo studio, basandosi su un nuovo esperimento.

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I ricercatori hanno osservato i comportamenti di 4000 studenti dell’Università di Maastricht, città dei Paesi Bassi, e i loro risultati scolastici mentre facevano regolare uso di marijuana e dopo avere invece smesso di usarla. Lo studio ha rilevato che coloro che fumano ottengono mediamente voti peggiori e vengono bocciati più frequentemente agli esami con tassi molto più elevati rispetto a chi non ne fa uso.

Il motivo è piuttosto semplice: la cittadina si trova al confine con Belgio, Francia e Germania, attirando così moltissimi turisti in cerca di cannabis legale nei Paesi Bassi. Le autorità hanno deciso quindi di bandire l’acquisto della marijuana ai cittadini che non sono olandesi; questo significa che nelle università dei Paesi Bassi gli studenti stranieri non possono comprare marijuana per fini ricreativi, mentre gli studenti olandesi sì.

Un gruppo di economisti del Behavior and Inequality Research Institute a Bonn e L’Università Erasmus a Rotterdam ha deciso di controllare i voti degli studenti e ha trovato che coloro che non hanno più libero accesso ai coffeshop hanno una probabilità del 5% in più in media di passare gli esami. Le studentesse, gli studenti che di solito non avevano gran voti o i più giovani mostrano addirittura miglioramenti più marcati dati dal non uso di cannabis. “Abbiamo scoperto che i miglioramenti nelle prestazioni sono migliori soprattutto nei corsi che richiedono capacità matematiche e numeriche”, hanno scritto i ricercatori nel loro studio.

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