Chi ha ucciso Kennedy: identità del killer - StudentVille

Chi ha ucciso Kennedy: identità del killer

Chi ha ucciso Kennedy: identità del killer

Lee Harvey Oswald: l’attentatore di Kennedy

Una delle morti più clamorose del Novecento è stata sicuramente quella del presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy, un assasinio in piena regola avvenuto il 22 novembre 1963 a Dallas, in Texas. Kennedy fu vittima di un omicidio e morì ferito da colpi di fucile sparati dall’ attivista Lee Harvey Oswald. Il mondo intero potè assistere, inerme, alla sparatoria: le immagini televisive sono ancora nella mente di tutti e ritraggono il presidente con la moglie Jacqueline, con il governatore John Connally (anche egli ferito gravemente) e la moglie di quest’ultimo, Nellie, a bordo della limousine presidenziale. Ma cosa sappiamo dell’attentatore? Chi era Oswald e perchè uccise proprio Kennedy?

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Vita di Oswald: ecco chi è l’assassino di Kennedy

Di Kennedy e della sua morte si è tornato a parlare recentemente, quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che permetterà di desecretare gli ultimi documenti sull’attendato presidenziale. Nel frattempo, ecco cosa sappiamo sull’attentatore. Lee Harvey Oswald nasce a New Orleans, 18 ottobre 1939: è stato un  operaio, militare e attivista statunitense che, come risulta dalle commissioni di indagine dell’FBI prima e poi della Commissione Warren, è il responsabile dell’assassinio del Presidente  americano. Nasce e cresce in maniera disordinata, passando da una famiglia all’altra per problemi finanziari, trascorrendo una infanzia complicata che proseguì poi con esperienze di vita travagliate, che lo resero violento e aggressivo. Una perizia psichiatrica lo dichiarò fortemente disturbato, un ragazzo manesco e malato. Non fu mai curato e tutto il trambusto che ne conseguù peggiorò ulteriormente la situazione, tanto che Oswald scappò con la madre e New Orleans.

Biografia di Oswald: dai Marines all’Unione Sovietica

Gli anni seguenti non furono da meno: respinto una prima volta dal corpo di Marines, riuscì ad arruolarsi nel 1957. In quel periodo divenne filocomunista e appassionato di armi. Nel 1959 però abbandonò il corpo dei Marines per andare a vivere a Mosca: in Unione Sovietica chiese la cittadinanza che però venne respinta, provocandogli una ulteriore forma di depressione culminante nella sociopatia e nell’isolamento. Tentò persino di togliersi la vita ma venne salvato in extremis. A seguito di questo fatto fu accolto in URSS e gli venne concesso asilo politico e un lavoro in fabbrica a Minsk, oggi in Bielorussia. Qui conobbe e sposò una collega, Marina Prusakova e ottenne la cittadinanza.

Identikit dell’assassino di Kennedy: il ritorno in America di Oswald

Amareggiato dalla dura vita sovietica, Oswald rientrò negli Stati Uniti, con la moglie e la figlia June Lee, grazie ad un senatore statunitense che anticipò i soldi per il loro viaggio, che Oswald poteva ridare a rate. I primi tempi visse dal fratello Robert, poi dalla madre a Fort Worth. A seguito di una vita familiare disagiata i Lee si trasferirono in un alloggio decandente, ma Oswald era ancora senza lavoro che trovò, come tipografo, nel 1962 a Dallas. Da qui inziò una sorta di vita parallela: Oswald si fabbricò una carta d’identità falsa col nome di Alex James Hidell perchè certo che, dal suo ritorno dall’URSS l’FBI lo controllasse. Il lavoro però gli diede una sorta di stabilità, nonostante la vita coniugale peggiorasse, e con i primi soldi pagò il debito con il senatore e comprò una pistola Smith & Wesson e un fucile di precisione residuato bellico, modello Mannlicher-Carcano. Intanto trovò lavoro a New Orleans e si trasferì: qui iniziò a simpatizzare con le idee della rivoluzione cubana. Fu nuovamente licenziato, cosa che inasprì il già tormentato carattere di Oswald.

L’attentato di Kennedy

Oswald tornò a Dallas il 3 ottobre del 1963 e grazie all’aiuto di conoscenze ottenne un nuovo lavoro presso il Dallas Texas Book Depository. Sempre attirato da esperienze rivoluzionarie, fu proprio in quel contesto che decise di dare una svolta e perseguire lo scopo di compiere un nuovo gesto rivoluzionario per attirare l’attenzione. La mattina del 22 novembre 1963, convinto che il viaggio del Presidente Kennedy a Dallas poteva rappresentare la sua occasione, si fece accompagnare al lavoro da un vicino di casa ma non andò a lavorare; si appostò invece al sesto piano dell’edificio, da cui partirono, secondo la balistica, gli spari. Così, mentre il corteo presidenziale attraversava la città per recarsi al Trade Mart, alle 12.30 in Dealey Plaza, Oswald colpì a morte Kennedy. Intanto l’attentatore uscì dall’edificio, si fermò a prendere una bibita e abbandonò il luogo di lavoro senza chiedere un permesso. Oswald fu identificato subito dalla polizia che rilevò le sue impronte digitali nel luogo da cui erano partiti i colpi e fu arrestato e portato alla centrale di polizia mentre si trovava in un cinema. Tutte le prove erano contro di lui: il fucile era a suo nome, in tasca gli trovarono la pistola carica e venne riconosciuto da alcuni testimoni come l’assassino del poliziotto J. D. Tippit avvenuto in mattinata. Oswald continuò a negare tutto e sostenne di essere un capro espiatorio ma non ebbe tempo per essere sottoposto a processo: il 24 novembre, mentre veniva trasferito dalla Centrale della polizia di Dallas alla prigione della contea, venne ucciso da Jack Ruby, un grande estimatore di JFK con forti turbe psichiche. Lee Harvey Oswald fu sepolto al Shannon Rose Hill Memorial Park di Fort Worth, Dallas. La conclusione dell’inchiesta Warren fu che Oswald uccise Kennedy da solo. La controinchiesta dell’HSCA ammise invece la possibilità di più partecipanti e che si trattava di un complotto in piena regola.

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