La Seconda Guerra Mondiale in Generale | ||
A differenza della Prima guerra mondiale, la Seconda è un evento reso difficilmente evitabile dalla politica di aggressione della Germania, e in subordine dell’Italia e del Giappone. Sono inoltre molto più forti le componenti ideologiche. Da un lato le potenze democratiche Francia e Gran Bretagna, cui si aggiungono poi Stati Uniti e Unione Sovietica: uno schieramento eterogeneo accomunato dall’obbiettivo di fermare Hitler. Dall’ altro il patto tripartito Germania, Italia e Giappone unite dal progetto di estendere nel mondo un “nuovo ordine” totalitario.
In questo conflitto tornano, estremizzati, alcuni tratti della Grande Guerra: eserciti immensi e mobilitazione generale nell’economia bellica, scienza e tecnica al servizio del conflitto, restrizione dei diritti dei cittadini. Altri aspetti sono nuovi, come la prevalenza della guerra di movimento e di occupazione, i movimenti di Resistenza, i bombardamenti, le deportazioni e stragi di popolazioni, l’arma nucleare. È una guerra totale sotto tutti gli aspetti, in cui muoiono 50 milioni di persone, la maggioranza civili. Il primo passo di Hitler verso la guerra è, il 12 marzo 1938, l’invasione e l’annessione dell’Austria, cui non segue nessuna reazione a livello internazionale. Poco dopo, Hitler annuncia di voler occupare una parte della Cecoslovacchia, i sudeti. Si convoca allora la Conferenza di Monaco, che di fatto avalla l’occupazione: è la politica della “pacificazione”, a prezzo di enormi concessioni al Terzo Reich. Nel marzo 1939 Hitler firma il patto di non aggressione (patto Molotov-Ribbentrop) con Stalin, in cui una clausola segreta riconosce le mire di entrambi sulla Polonia. La guerra iniziò il 1° settembre 1939, quando le truppe tedesche entrarono in Polonia. Il 3 settembre, Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania. La Polonia capitolò il 27 settembre 1939, mentre l’Unione Sovietica occupava la sua parte orientale. Nell’aprile 1940, la Germania invase Danimarca e Norvegia, mentre Francia e Inghilterra rimanevano in una posizione di attesa. Ma a maggio l’esercito tedesco aggrediva Belgio, Olanda e Lussemburgo, e il 14 giugno entrava a Parigi. Il Centro-Nord del Paese fu occupato dai tedeschi, il Sud (la Repubblica di Vichy) fu lasciato formalmente ai francesi. La Gran Bretagna era rimasta sola a combattere e Hitler progettava di invaderla, ma la battaglia d’Inghilterra dell’estate 1940, uno scontro tra l’aviazione tedesca e quella inglese, si risolse con la rinuncia tedesca all’invasione. Nell’agosto del 1940, Mussolini, che il 19 giugno aveva attaccato la Francia, avvia la campagna contro gli inglesi in Egitto, e in ottobre l’invasione della Grecia; in tutte e due i fronti risulta necessario l’apporto tedesco. Nella primavera 1941, le truppe tedesche riconquistano la Cirenaica e invadono la Jugoslavia. Il 22 giugno 1941 la Germania inizia l’attacco all’Unione Sovietica con il concorso di un contingente italiano, e compie un’avanzata spettacolare, ma è bloccata dai sovietici alle porte di Mosca. La guerra lampo teorizzata da Hitler si sta rivelando una guerra di usura. Gli Stati Uniti, che nel frattempo sostenevano la Francia e la Gran Bretagna con forniture belliche, subiscono il 7 dicembre del 1941 un attacco giapponese, senza dichiarazione di guerra, contro la flotta ancorata a Pearl Harbor, ed è entrato in guerra. Anche la Germania e l’Italia dichiarano guerra agli Stati Uniti. Nel ’42, la Germania ha occupato gran parte dell’Europa con l’obbiettivo di annientare gli ebrei e gli oppositori politici, e di impadronirsi di macchinari, materie prime e di milioni di lavoratori locali da impiegare nell’economia tedesca. Le forme di dominio, invece, sono diverse. In tutti i territori occupati si sviluppò il collaborazionismo di individui e gruppi; fra i governi alcuni collaboravano con lo zelo, come la Francia di Vichy, altri solo in apparenza, come quello danese. Si sviluppano anche forme di Resistenza civile (cioè compiute senza le armi) da parte di settori della popolazione e di istituzioni professionali, sindacali, sportive, religiose. Gli obiettivi erano autodifesa della società, in particolare la protezione dei perseguitati, e il sostegno alla Resistenza armata. Per la Resistenza armata è decisivo il ruolo dei partiti, che considerano la presa delle armi come l’espressione più alta dell’antinazismo. Nel fronte resistenziale si trovano posizioni che vanno dal moderatismo filomonarchico al comunismo filosovietico, passando attraverso posizioni democratiche, libertarie, socialiste. In quasi tutta l’Europa le diverse forze sono tenute insieme dalla linea dell’unità nazionale di tutti gli antifascisti, che limita l’aspetto della guerra civile e l’aspetto della guerra sociale o di classe, che avranno invece enorme peso in Grecia e Jugoslavia. Fra i movimenti di Resistenza ci sono grandi differenze: in Jugoslavia e nell’Unione Sovietica si può parlare di una guerra di popolo, in Occidente il fenomeno è più circoscritto. La formazione della Resistenza sono eserciti “artigianali” il modello di scontro è la guerriglia. La Resistenza ha un ruolo decisivo sul piano politico e simbolico, come riscatto di Paesi compromessi col nazismo. Sul piano militare, è un contributo significativo, anche se di rado primario. A operare sono quasi ovunque minoranze. La Resistenza armata fu un movimento prevalentemente maschile; le donne agivano in settori vitali e pericolosi, ma non altrettanto valorizzati. Moltissime erano presenti in tutti i rami della Resistenza civile. Le donne si inserirono in settori lavorativi nuovi, si fecero carico della sopravvivenza materiale e sostituirono gli uomini nella sfera pubblica e privata, mentre si moltiplicavano figure maschili vulnerabili come quelle dello sbandato e del prigioniero. La fine del conflitto restaurò ampiamente la divisione tradizionale dei ruoli, anche se la guerra favorì trasformazioni di rilievo come il suffragio femminile nella maggior parte dei paesi in cui ancora mancava, e il varo di costituzioni che sanciscono la parità di diritti nella politica e nel lavoro. Dopo la lunga serie di vittorie tedesche, nella seconda metà del 1942 le sorti cominciano a capovolgersi. La Werhmacht viene annientata da Stalingrado. Nel Pacifico, già a giugno del ’42 i successi giapponesi si sono interrotti con la vittoria americana delle isole Midway. Sul fronte africano Germania e Italia devono ritirarsi. Il 6 giugno 1944 gli alleati sbarcano in Normandia, e il 20 agosto entrano a Parigi. Tra febbraio e aprile del 1945, l’Armata Rossa e le truppe anglo-americane invadono la Germania e gli alleati raggiungono il Nord Italia. Il 30 aprile, quando l’Armata Rossa entra a Berlino, Hitler si suicida lasciando come successore l’ammiraglio Karl Donizt, che il 7 maggio a Reims firma la resa incondizionata. Il 6 agosto del 1945, un aereo americano lancia la bomba atomica su Hiroshima, uccidendo all’istante 100000 persone; il 9 agosto viene colpita Nagasaki. Il 15 agosto il Giappone capitola e il 2 settembre firma l’armistizio. In Italia, alla vigilia della guerra, era opinione diffusa che il conflitto sarebbe stato breve e indolore. Ben presto il regime si dimostra impreparato sia sul piano militare sia su quello della sicurezza dei cittadini. Fame, freddo, bombardamenti, scarsità di rifugi fanno decine di migliaia di morti. Il malcontento esplode con gli scioperi delle fabbriche del Nord nel marzo 1943, che contribuiscono ad accelerare i piani dei gerarchi moderati, della monarchia e di politici prefascisti per disfarsi di Mussolini. Il 25 luglio 1943 una mozione del Gran Consiglio sfiducia il capo del fascismo e rimette ogni potere nelle mani di Vittorio Emanuele III; il Re chiama alla presidenza del consiglio il generale Pietro Badoglio, che, mentre garantisce ai tedeschi di continuare al loro fianco, tratta in segreto l’armistizio con gli Alleati, reso noto l’8 settembre. Dopo questa data l’Italia risulta divisa in due parti: il sud degli alleati e al nuovo governo; il centro-nord occupato dai nazisti, che favoriscono la creazione della neofascista Repubblica sociale (di Salò). Nel frattempo, prende forma il movimento partigiano, che nell’aprile ’45 riuscirà a liberare alcune città prima dell’arrivo degli alleati. Alti i costi in vite umane, sia per i partigiani che per i civili vittime delle rappresaglie. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale si tennero varie conferenze tra i capi di Stato, per coordinare strategie belliche e per mettere a punto un nuovo assetto mondiale. Ricordiamo la Conferenza di Washington (dicembre ’41-gennaio ’42) dei paesi in lotta contro l’Asse, sfociata nell’adesione di tutti al patto delle Nazioni Unite, e la Conferenza di Yalta del febbraio 1945, in cui Stalin, Churchill e Roosevelt definirono le rispettive sfere d’influenza in Europa. |
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