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Fabio Giuliani
Nato il 30 marzo 1988 a Senigallia (AN) risiedo a Castel di Lama (AP).

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Mussolini e i Savoia: 20 anni di complicità

 

Nonostante quanto affermato da molte biografie assolutorie, Vittorio Emanuele III fu sempre complice, anche talvolta solo passivo, del regime fascista. Lo fu di fronte alla marcia su Roma, quando le sue indecisioni furono determinanti per il successo del colpo di stato di Mussolini, lo fu poi di fronte alla crisi provocata dal delitto Matteotti, probabilmente l’ultima occasione per impedire al regime di consolidarsi definitivamente. Lo fu infine con l’avallo alle infami leggi razziali del regime, e con il sostegno alla decisione di trascinare in guerra il paese. Salvo poi fuggire, al primo segnale di pericolo, lasciando l’Italia alla mercé dell’occupante.
Al momento del delitto Matteotti il re si trova in Spagna, ma quando rientra in Italia delude le speranze che in lui avevano posto alcuni settori delle opposizioni ritiratesi dal Parlamento in segno di protesta. "Io sono cieco e sordo" dirà commentando il dossier del Ministero degli interni. E di fronte alle sollecitazioni di Bonomi, risponderà così "Non sono giudice io, non sono competente".
In realtà il re non vuole liquidare il fascismo, di cui riconosce e apprezza la capacità di restaurare e mantenere l’ordine. Come nel 1922, anche in questo caso la passività della monarchia agevola la strategia mussoliniana. Il 3 gennaio 1925 il duce si presenta alla Camera e chiude la vicenda Matteotti: "Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere". È il trionfo definitivo dello Stato totalitario, sanzionato di lì a poco da alcune modifiche allo Statuto che trasformeranno l’Italia in regime.
Da quel momento in poi il re abdica a qualsiasi ruolo politico attivo, riceve Mussolini due volte alla settimana, sottoscrive decreti e provvedimenti, partecipa alle cerimonie ufficiali legittimando il regime con la sua presenza. Non si fa mai diretto promotore delle iniziative politiche del Ventennio, ma le avalla tutte con la sua autorità: dalle leggi fasciste restrittive della libertà alle imprese coloniali, dalla partecipazione alla guerra civile spagnola alle leggi razziali, dall’alleanza con la Germania hitleriana all’entrata in guerra. Le responsabilità storiche del fascismo diventano così anche le responsabilità storiche della monarchia.
L’8 settembre rappresenterà il capitolo finale, il tentativo di sganciarsi da Mussolini e dalle sue colpe in nome di un progetto di restaurazione monarchica e della difesa dell’assetto sociale costituito, in un quadro desolante e tragico di caserme abbandonate e comandi dissolti. In meno di una settimana, anche grazie alla fuga del re e dei vertici militari, l'Italia è chiamata a pagare un costo altissimo: due terzi dell’Italia sono occupati dai tedeschi e centinaia di migliaia di militari italiani catturati dai tedeschi.