LE OLIMPIADI DI BERLINO 1936 |
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Hitler si trovò a gestire una manifestazione accettata dal precedente governo e usò la rassegna olimpica come strumento di propaganda del proprio regime. Nel 1931 il Comitato Olimpico Internazionale (COI) convocò a Barcellona la conferenza in cui sarebbe stata scelta la sede delle olimpiadi del 1936. La scelta della sede olimpica cadde su Berlino. Due anni dopo in Germania prese il potere Adolf Hitler, che trasformò i giochi in una gigantesca operazione di propaganda a favore del regime nazista. In alcuni paesi, Stati Uniti e Gran Bretagna tra gli altri, le manifestazioni di Hitler, il suo sistema totalitario d’impronta razzista e la sua aggressiva politica espansionista provocarono richieste di cambiamento delle sedi o appelli al boicottaggio da parte della stampa e della classe politica. Hitler, consapevole della vasta eco che suscitava l’evento, volle proseguire l’organizzazione a tutti i costi: le olimpiadi dovevano essere una splendida vetrina della nuova Germania e confermare le sue teorie riguardo alla superiorità della razza ariana. Al fine di persuadere i paesi più critici a partecipare, fu disposto a fare diverse concessioni e garantì al COI che tutti gli atleti sarebbero stati trattati correttamente e protetti, compresi gli ebrei e i neri. Lo dimostrò l’iscrizione nella squadra tedesca della schermitrice di origine ebraica Helena Mayer, medaglia d’oro nel 1928 e quarta nel 1932, che in un primo tempo era stata esclusa dal gruppo. Il primo agosto 1936 Hitler inaugurò le XI olimpiadi dichiarando che segnavano l’inizio di “un’era nuova” il che, per la retorica nazista, significava l’era dell’egemonia tedesca. E per dimostrarlo aveva progettato uno scenario grandioso. Tutti dovettero sfilare tra decine di bandiere con la croce uncinata. Una volta comunicati i giochi, i tedeschi ottennero risultati eccellenti, gli americani ottennero un maggior numero di riconoscimenti. Al di sopra di tutti si distinse però uno dei migliori atleti di tutti i tempi, il nero “Jesse Owens”, oro nei 100 metri, nei 200 metri, nella 4 x 100 e nel salto in lungo. Fu un exploit sportivo straordinario e uno schiaffo politico a Hitler, che per quattro volte dovette abbanndonare lo stadio in fretta e furia, pur di non stringere la manoal quattro volte campione, rappresentante di una razza ritenuta inferiore. Anche altri atleti neri della rappresentativa americana contribuirono a questa riscossa antirazzista “I NEGRI SONO SOLO I GALOPPINI DEGLI AMERICANI”, fu il commento di Hitler e Joseph P. Goebbels. La verità è che su 29 medaglie d’oro nell’atletica, 14 furono vinte da atleti neri. Ognuno degli sportivi tedeschi premiati venne colmato di onori del regime nazista e additato come modello sociale della nuova nazione. |
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