Théodore Géricault (1791-1824), pittore francese appartenente alla corrente romantica, dipinge intorno al 1822 dieci ritratti di pazzi, dei quali soltanto cinque sono giunti fino a noi. Il pittore fissò sulla tela i volti di alcuni ricoverati presso l’Ospedale della Salpietère a Parigi, destinando i quadri al dottor E. J. Georget come illustrazioni per un libro o per alcune lezioni sulle malattie mentali. La pittura assume quindi il valore di un documento, di una testimonianza e rinunciando alle deformazioni grottesche che nei secoli precedenti avevano contrassegnato i malati di mente, acquista un nuovo significato per la volontà di penetrare, attraverso una realistica ed oggettiva descrizione di questi sfortunati individui, un aspetto doloroso della natura umana. Il pittore si sofferma così a riprendere attraverso la mimica facciale e attraverso la contrazione dei muscoli del volto alcune forme di monomania, ovvero di paranoia provocata dalla concentrazione per un’idea fissa (la grandezza militare, il gioco, l’invidia. In Alienata con la monomania del gioco (Parigi, Musée du Louvre)Géricault affida ad un sapiente gioco di tonalità di grigio, usate per caratterizzare le vesti e le ciocche scomposte intorno alla cuffia, la capacità di penetrare lo stato di infermità della donna. Con grande serietà affronta un tema scottante per la società di quel periodo, restituendo attraverso il linguaggio dell’arte una dignità a persone del tutto incapaci di vivere un’esistenza normale.

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