Gabriele D’Annunzio, poeta, drammaturgo, romanziere, uomo politico, eroe militare e sostenitore di Mussolini, venuto a conoscenza della filosofia di Nietzsche, ne estrapolò il mito del superuomo facendone il modello cui ispirare la propria vita e la propria opera letteraria. Nasce a Pescara nel 1863 e muore a Gardone Riviera nel 1938. Fu non solo poeta ma anche soldato volontario nella prima guerra mondiale e seguì con passione la politica. Si stabilì a Roma ove conobbe gli ambienti eleganti della città e visse una vita ricca di amori ed avventure, piena di scandali e di fatti che gli diedero molta pubblicità come la sua relazione con la grande attrice Eleonora Duse. Prese parte a quei movimenti che poi permisero la vittoria del Fascismo. A guerra finita si fece interprete dell’insoddisfazione per la “vittoria mutilata” fu nazionalista e organizzò la marcia su Fiume la occupò, malgrado l’opposizione del governo. Nel 1920 proclamò la reggenza del Quarnaro ma ne viene scacciato con la forza.. Quando lasciò la politica attiva si stabilì sul Lago di Garda nella villa da lui chiamata “Vittoriale degli italiani”, circondato di beni materiali e una forte diffidenza lo divise da Mussolini, anche se proprio D’Annunzio ha anticipato molti aspetti del fascismo con l’impresa di Fiume, con l’ideologia nazista e l’oratorio tribunizia. Amò molto la bellezza e la grandezza sia nella vita sia nell’arte, alla continua ricerca d’eleganza e di raffinatezza. Appartiene al decadentismo per il suo estetismo. Il Decadentismo ebbe origine in Francia e si sviluppò in Europa tra gli anni Ottanta e dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento. Il Decadentismo rappresenta una reazione decisa agli aspetti ideologici, morali e letterari del Positivismo. Fu l’esasperazione di una delle due tendenze del Romanticismo, quella rivolta alla contemplazione di un mondo di mistero e di sogno, all’espressione di un soggettivismo estremo, mentre il realismo e il verismo ne avevano sviluppato la tendenza oggettiva. Il termine “decadente” ebbe, in origine, un senso negativo; fu infatti rivolto contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi dei valori di fine Ottocento, sconvolto dalla rivoluzione industriale, dai conflitti di classe, da un progressivo scatenarsi degli imperialismi, dal decadere dei più nobili ideali romantici. Il Decadentismo fu, prima di tutto uno stato d’animo di perplessità smarrita, un sentimento di crisi esistenziale, che si venne progressivamente approfondendo nella prima metà del nostro secolo, travagliata da tragiche esperienze di guerre, dittature, rivoluzioni, e anche da scoperte scientifiche sconvolgenti. Gli aspetti fondamentali della spiritualità decadentista sono: esasperazione dell’individualismo e dell’egocentrismo, la visione pessimistica del mondo e della vita umana, polemica contro il positivismo, il sentimento della realtà come mistero e la scoperta di una nuova dimensione nello spirito umano, vale a dire quella dell’inconscio, dell’istinto, concepita come anteriore e superiore alla razionalità e il tormentoso senso della solitudine. Questa visione del mondo produce nell’arte una rivoluzione radicale, nel contenuto e nella forma, che potremmo riassumere nei termini di simbolismo e misticismo estetico. L’estetismo rappresentato dallo stesso D’Annunzio si traduce nella ricerca di raffinatezza esasperata. Dall’ estetismo dannunziano deriva il programma del poeta inteso come “supremo artefice” ovvero colui che produce gli oggetti dell’arte sottoponendoli a una lunga elaborazione tecnica.
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