Mappa Concettuale

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Isaac Newton
nacque a Woolsthorpe nel Lincolnshire nell'anno 1642,
frequentò le scuole superiori a Grantham e nel 1661 entrò al
Trinity College di Cambridge, dove studiò matematica,
approfondendo nello stesso tempo le conoscenze di fisica e
di astronomia.
Tornato a Cambridge nel 1669, gli fu assegnata
la cattedra di matematica, entrando, poco dopo, a far parte
della Royal Society di Londra (1672), alle
comunicazioni della quale fu affidata la diffusione delle
sue scoperte.
Nel 1685, con la comunicazione De motu, Newton
diede la prima formulazione della sua teoria della
gravitazione universale, con la quale i fenomeni
terrestri venivano unificati a quelli celesti, riconducendo
in un unico grande sistema teorico le leggi di Keplero sulle
orbite planetarie e quelle di Galileo sulla caduta dei
gravi.
Tra il 1691 e il 1694 si dedicò all''elaborazione dei Principia.Nel 1703 fu nominato presidente della Royal Society,
carica che mantenne fino alla sua morte avvenuta nell'anno
1727. |
Opere
principali: Proposizioni sul moto (1684),
Principi matematici della filosofia naturale (conosciuti
semplicemente come Principia - 1687), Ottica
(1704). |
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Le quattro
regole del metodo newtoniano
Nei Principia Newton
formula le quattro regole metodologiche alle quali la
scienza moderna si deve attenere per essere considerata
tale:

1. Attenersi alle
sole cause necessarie per spiegare un fenomeno, ovvero
fare proprio l'assunto del rasoio di Ockham "Entia non
sunt multiplicanda praeter necessitatem", eliminando le
spiegazioni complesse a favore di quelle più semplici;
2. A stessi
fenomeni medesime cause, ovvero, nel caso si osservi un
fenomeno identico a un altro, applicare al fenomeno le
stesse spiegazioni dell'altro. Questo significa che ogni
fenomeno che si ripete identico ad un altro, dovra essere
ricondotto a una sola spiegazione e non a diverse;
3. Le qualità che
appartengono a certi corpi possono essere considerate come
appartenenti a tutti i corpi in generale: è il principio
della induzione scientifica;
4. I Risultati dell'induzione vanno considerati
validi fino ad ulteriore conferma, come a ribadire la
natura perfettibile della fisica e della scienza moderna, un
processo cognitivo sottoposto a continua revisione. |
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Newton e
l'Universo
Come già
Galileo, anche Newton cercò di conciliare la parola della
Bibbia con le sue scoperte scientifiche, convinto che le sue
teorie non potessero contrastare con le verità rivelate
dalla religione. Innanzitutto Newton si domandò da dove
potesse provenire la velocità iniziale indispensabile al
moto dei pianeti e in questo riconobbe l'opera di Dio.
Newton si comportò in sostanza come Aristotele, che volle
dare un primo motore all'universo, non poté sottrarsi a
darne una spiegazione metafisica.
L'Universo di Newton non
conosceva ancora la relatività di Einstein. La fisica di
Newton si definisce classica, in quanto prevede un
universo in cui lo spazio e il tempo sono grandezze
assolute. Il tempo scorre uguale ovunque, sempre in
avanti (dal passato verso il futuro), niente e nessuno
può rallentarlo o modificarne il passo. Lo spazio
è infinito e lineare, nulla può incurvarlo (ignaro del
fatto che sarà proprio l'effetto gravitazionale, come
mostrato da Einstein, ad avere il potere di incurvare lo
spazio e rallentare il tempo).
Newton affermò poi che Dio ha creato il mondo fondandolo
su principi e leggi semplici e universali (come
la legge di gravità) e che lo scopo degli uomini è
quello di portare alla luce e decodificare questi
algoritmi universali. E' propria di Newton e della
scienza del suo tempo la convinzione che tutto possa
essere spiegato con leggi semplici, valide per ogni
grandezza e in ogni contesto, assolute e non relative.
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La legge di conservazione
della quantità di moto è una legge
fisica che può essere così formulata:
La quantità di moto di un
sistema isolato
è costante nel tempo.
La condizione di isolatezza
si esprime nel fatto che sia nulla la
risultante delle forze esterne.
Questa affermazione è
utile nei casi in cui si abbiano sistemi in
cui agiscono unicamente le forze interne,
come avviene ad esempio in molti fenomeni di
urto o esplosione. Più in generale, ci
permette di considerare la quantità di moto
di un sistema come una costante del moto.
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Percorso tematico
Il Progresso Scientifico


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