Il ruolo fondamentale del colore nella pittura fra ‘800 e ‘900 in relazione alle scoperte scientifiche e al suo forte valore espressivo - Studentville

Il ruolo fondamentale del colore nella pittura fra ‘800 e ‘900 in relazione alle scoperte scientifiche e al suo forte valore espressivo

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Il colore ha sempre avuto un enorme importanza nella pittura, soprattutto in quella tra Ottocento e Novecento, anche in relazione alle scoperte scientifiche del tempo ed al suo valore espressivo.
Nella pittura impressionista, il colore viene utilizzato puro; si cerca di evitare che più colori si sovrappongano, in modo da rendere il dipinto più luminoso. Questa tendenza deriva dal fatto che, la nascita della fotografia, che riproduceva la realtà rendeva inutile il fatto che l'arte riproducesse anch'essa la realtà, dal momento che non avrebbe mai potuto competere con la precisione della fotografia. La fotografia quindi, invadendo un settore che fino a quel momento era stata prerogativa solo della pittura, ossia la riproduzione della realtà, con dei risultati decisamente più precisi, fa perdere alla pittura i suoi fondamenti. I pittori cercano allora di fare dell'arte un mezzo per riprodurre i sentimenti e le angosce del loro tempo. E' così che l'arte non deve necessariamente rappresentare gli oggetti così come sono ma come l'artista li vede; uno dei modi in cui questo concetto viene sintetizzato, è proprio attraverso l'uso del colore puro, e l'abbandono della prospettiva e del chiaroscuro. In Matisse e in Gauguin, così come anche in Van Gogh, il colore viene usato puro, le tinte sono molto accese, quasi violente. A differenza dei primi due, Van Gogh, pur usando colori molto vivi, riesce a darne sfumature infinite; per lui il colore è sentimento, amore, follia e disperazione. Anche Gauguin usa il colore  per esprimersi; tutte le sue figure sono sintetizzate al massimo e hanno un contorno nero ben definito, mentre il colore diventa sempre più astratto e suggestivo. Il colore viene usato come simbolo, per ricordare mondi lontani ed esotici. Matisse invece esprime col colore la sua 'joie de vivre', con pennellate decise, con l'abolizione completa del chiaroscuro, finendo poi per dare una rappresentazione delle cose quasi bidimensionale e stilizzata. Con Picasso, invece, si arriva al concetto espresso dallo stesso pittore che “I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni”; da qui la giustificazione di colori innaturali per rappresentare oggetti ed esseri umani.

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