Phelps-Bolt, re di Pechino - Studentville

Phelps-Bolt, re di Pechino

La ventottesima edizione dei Giochi Olimpici ha consacrato due fenomeni: il nuotatore americano ha spodestato la leggenda Spitz conquistando otto ori, mentre lo sprinter giamaicano ha polverizzato i record sui 100, 200 e sulla 4x100.

La copertina di Sports Illustrated che celebra l'impresa di PhelpsGiovani, ambiziosi e terribilmente vincenti. Sono queste le caratteristiche principali che accomunano Michael Phelps e Usain Bolt, i due fenomenali atleti che hanno monopolizzato le luci della ribalta ai Giochi Olimpici appena conclusi. Due autentici cannibali in grado di affermarsi, nelle rispettive specialità, con una facilità irrisoria sugli avversari, spazzati via con una naturalezza letteralmente impressionante. Qualcuno ipotizza che non facciano realmente parte del genere umano, che siano dei marziani atterrati per stupire il mondo, impresa riuscita in pieno se si considerano gli straordinari risultati ottenuti a Pechino.

Phelps era un personaggio universalmente conosciuto già prima di queste Olimpiadi: già vincitore di otto medaglie ad Atene nel 2004 (sei ori e due bronzi), il campione americano era giunto in Cina con la sbandierata missione di conquistare otto ori (cinque individuali e tre a squadre) e spodestare così il leggendario nuotatore Mark Spitz, l’atleta ad aver vinto il maggior numero di ori in una singola edizione. Il ventitreenne di Baltimora ha dominato con disarmante autorevolezza tutte le gare, rischiando solo nei 100m farfalla, in cui si è affermato con un solo centesimo di vantaggio rispetto al serbo Cavic in un finale al fotofinish che ha suscitato non poche polemiche. Rimane comunque intatta la storica impresa che proietta Phelps nella hall of fame delle Olimpiadi: la giovane età gli permetterà, salvo clamorose sorprese, di diventare il più vittorioso atleta della storia olimpica, primato detenuto dalla ginnasta sovietica Larissa Latynina, salita 18 volte sul podio, due in più dello squalo statunitense. Il nuotatore americano ha già fatto sapere che ai prossimi Giochi di Londra tenterà di migliorarsi ancora, aggiungendo al suo programma anche i 100m stile libero e dorso. La migliore descrizione per il suo record arriva direttamente dalle parole di Spitz, che ha così incensato il prodigioso Michael: “Epico. Questo ragazzo è non solo il più grande nuotatore di tutti i tempi, ma anche il più grande atleta di sempre”.
Il lato guascone di Usain BoltAppena tredici ore dopo l’ultima grande affermazione di Phelps la Pechino a cinque cerchi è stata travolta dall’uragano Usain Bolt. L’istrionico sprinter giamaicano è stato probabilmente il personaggio per eccellenza di queste Olimpiadi: con i suoi modi guasconi e scanzonati, i passi di danza e i rituali pre e post-gara ha mandato in visibilio il pubblico, incantato dalla gioiosa sfrontatezza di questo ragazzo che ha compiuto ventidue anni proprio durante la rassegna olimpica. Il velocista di Trelawny ha scelto i Giochi come trampolino di lancio verso gli annali dell’atletica, iscrivendo il suo nome al fianco di autentici mostri sacri come Jesse Owens, Carl Lewis e Michael Johnson. Nessuno nella storia era riuscito nell’accoppiata oro-record nei 100 e nei 200: ce l’ha fatta con impressionante disinvoltura questo ragazzone di 196 centimetri che corre come se avesse le ali ai piedi. Il suo destino d’altronde era già nel cognome: “Bolt” significa “fulmine” e i cieli di Pechino sono stati squarciati da qualcosa che assomigliava davvero ad un lampo. Usain ha corso i 100 metri in 9"69, un risultato pauroso che ha permesso al giamaicano di portare a casa la medaglia e di migliorare il record mondiale, che aveva fissato qualche mese prima. Il mondo in quel momento si è innamorato di lui, strabuzzando gli occhi per la naturalezza dei movimenti e per il vistosissimo distacco inflitto agli avversari: Bolt ha praticamente corso per soli 70 metri, rallentando e cominciando a festeggiare già prima del traguardo. Il record di Bolt nei 200 metriUna ripresa televisiva ha poi svelato che il giamaicano ha percorso l’ultima frazione addirittura con una scarpa slacciata. Una prova di forza mostruosa che ha messo in risalto anche l’innocente mancanza di esperienza dell’atleta, che avrebbe potuto abbassare notevolmente il suo record se avesse spinto fino all’ultimo. La prova di maturità è arrivata però con il successo nei 200 metri, in cui ha polverizzato il primato di Michael Johnson, che durava dai Giochi di Atlanta del 1996. Il “fulmine” ha fermato il cronometro a 19"30, risultando peraltro penalizzato dal vento contrario: un record impensabile fino a qualche mese fa, destinato a venir ritoccato più e più volte nel corso della sua carriera, ancora agli albori. La ciliegina sulla torta è arrivata poi con la staffetta 4×100, in cui ha conquistato con la sua Giamaica la terza medaglia d’oro e il terzo record mondiale in pochi giorni. L’età è dalla sua parte e quel suo fare scanzonato, che gli è costato anche un richiamo da parte del presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge, non deve trarre in inganno: Usain è un vincente non solo in pista ma anche fuori, come dimostra la donazione di 50mila dollari che lo sprinter ha fatto alla Croce Rossa Cinese, meritandosi ancor di più lo scettro di re delle Olimpiadi.
Simone Gambino

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