Repubblica dominicana: non solo sole e mare. - Studentville

Repubblica dominicana: non solo sole e mare.

Luca Iorio parla del suo viaggio: per lui non solo sole e mare. Un modo diverso di fare vacanza nell'isola caraibica.

Grazie alla collaborazione tra alcune associazioni italiane e un’associazione dominicana (Onè Respè, che si occupa di sanità e istruzione in alcune baraccopoli dominicane), quest’estate stimolato da curiosità e voglia di girare e conoscere posti nuovi mi sono unito a un gruppo di ragazzi alla volta dell’isola caraibica famosa anche per il reality L’Isola dei famosi.
Atterrato a Punta Cana e salito sul pulmino locale inizio il viaggio verso Santiago, la seconda città dell’isola distante circa 6 ore di pullman dall’areoporto. Durante il viaggio ci si rende già conto della diversità del posto: case molto piccole, strade un po dissestate e si sente ovunque musica.
Arrivato a Santiago io e il mio gruppo troviamo ospitalità in una casa nel quartiere periferico della città, per potersi spostare da una zona all’altra si possono usare mototaxi ,taxi pubblici o taxi privati.
santo domingo Durante i giorni lavorativi si allestivano i campi estivi per i bambini delle baraccopoli, mentre nei fine settimana si girava l’isola per vedere le altre realtà locali.
La prima sosta si effettua in un batey  nei pressi di Santiago.
Un batey è una comunità di haitiani emigrati precedentemente in cerca di migliori condizioni di vita, sono alloggi di fortuna la maggior parte delle “bateyes, sono prive di elettricità, di acqua potabile e di latrine. Non c’è assistenza medica. Intere famiglie vivono in baracche senza finestre dormono in terra e cucinano all’aperto su un fuoco condiviso con altri.
Il viaggio prosegue a fino a Dajabon città sul confine con Haiti in cui per 2 giorni a settimana vengono aperte le frontiere per permettere il mercato comune tra i due paesi.
Un’associazione locale che ci ospita ci spiega la funzione di questo mercato che serve soprattutto per permettere un minimo sostentamento agli haitiani che non avendo risorse proprie, scambiando i prodotti al mercato, posso permettersi alcuni servizi.
La situazione è molto caotica vi sono carri enormi trainati da persone o da animali caricati all’inverosimile di sacchi, e si trova di tutto: nella parte dominicana riso e prodotti naturali, mentre nella zona haitiana vestiti, scarpe e tutto quello che arriva a loro con gli aiuti umanitari dell’ONU. Otteniamo un breve permesso per poter visitare velocemente Haiti; la realtà è molto diversa da quella che abbiam lasciato, le case sono quasi tutte come nel batey pur essendo in città e non in una braccopoli, le strade sono sterrate, e la fogna è a cielo aperto.
Successivamente ci siamo recati in un’altra realtà molto forte, che è quella delle baraccopoli della capitale Santo Domingo. Qui ci sono 4 comunità di circa 90000 abitanti. Fino a qualche anno fa, la gente trovava lavoro nello zuccherificio Haina che si trovava di fianco alla baraccopoli. Successivamente con la nazionalizzazione delle imprese, nel giro di un paio di anni, lo zuccherificio venne chiuso portando un aumento di criminalità e miseria; basti pensare che il rio principale, che attraversa le due comunità più vicine al mare, è completamente pieno di rifiuti provocando inondazioni che distruggono le fragili baracche che sorgono di fianco. Vi è comunque la volontà di cercare di migliorarsi poco alla volta, grazie anche a collaborazioni tra associazioni italiane è nata per esempio una squadra di calcio nelle baraccopoli di Haina che è riuscita ad iscriversi e a vincere alcuni tornei nazionali. Inoltre Onè Respè sta portando avanti progetti per la costruzione di scuole elementari per bambini.
Le altre due comunità della città sorgono nell’entroterra, sulle colline appena dietro il porto; una di queste California  è costruita completamente sopra la discarica della capitale, in cui si trovano dai rifiuti degradabili e organici a quelli solidi. I rifiuti presenti provengono spesso anche dai villaggi turistici e rimangono li in attesa di esser bruciati e smaltiti. Gli abitanti per tutto il giorno rovistano tra queste montagne di rifiuti per cercare qualcosa di riciclabile e rivendibile.
Questa è la faccia vera dell’isola, è tutto quello che andando in un villaggio turistico non si può vedere. Vi è infine anche il mare, bello, cristallino, con le palme sullo sfondo e paesaggi da cartolina. Però non tutti sanno, che dietro ala spiaggia da sogno, “da cartolina” vi è una realtà cruda, nella quale la gente è costretta a vivere in una discarica a cielo aperto.

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