Campus Party Italia: il caso di Gi-Group - StudentVille

#CPIT3: il caso di Gi-Group

#CPIT3: il caso di Gi-Group

Ragazzi drizzate le antenne: ci sono 700.000 posti vacanti nelle aziende italiane per esperti di tecnologia e digitale. Il dato è fornito da Fabio Prato, National Senior Professional Consultant di QiBit, divisione specializzata nel settore ICT di Gi Group, che aggiunge: oltre alla formazione di base, sono fondamentali le soft skill. Proprio perché mancano, spesso, professionalità che già in partenza sono specializzate nei settori del digitale, lo sforzo di chi si occupa di recruitment e risorse umane è rappresentato anche dallo sviluppo delle soft skill. Quali sono? Chiara Bugini, Candidate Management Expert di Gi Gruop cita le più importanti: capacità di lavorare in gruppo, di comunicare in modo efficace, gestione dello stress, problem solving. Prato aggiunge: senso di responsabilità, motivazione, adattabilità e flessibilità.

Sia per sviluppare queste capacità, sia per trovarle, i recruiter mettono a punto strategie precise e mirate nel corso di Campus Party, ad esempio, è stato proposto un quiz interattivo dedicato al mondo della tecnologia e alle soft skills nel settore ICT che ha permesso ai candidati di testare la loro conoscenza e le loro competenze in questo ambito (come si apre una startup? Cosa fanno i robot? Come si può effettuare una ricerca di soci per un’azienda?). Il test è a risposta multipla, ed è formato da dieci domande. Immediatamente dopo ogni risposta, viene fornita la percentuale di risposte esatte e sbagliate, e alla fine viene compilata una classifica dei candidati. A cosa serve questo esercizio? Sia sensibilizzare i candidati verso le tematiche di interesse, sia a valutarne la base di competenza e preparazione, stimolando nuove conoscenze.

Gi Group offre una vasta gamma di strumenti ai giovani che si affacciano sul mondo del lavoro, con sessioni di formazione o consulenza in cui il candidati viene aiutato nel fare le scelte migliori rispetto alle proprie skill, a compilare correttamente un curriculum, a prepararsi a un colloquio. «Si tratta di attività che portano anche nelle scuole e nelle università». E che ora sono approdate a Campus Party, dopo un’esperienza sul campo al Campus Party Connect del dicembre scorso, dedicato ai ragazzi più giovani (liceali).

Fabio Prato spiega un concetto importante: le soft skill sono sempre state considerate come aggiuntive rispetto alle più fondamentali hard skill (ovvero el competenze tecniche specifiche per un determinato settore). «Questo però valeva in un mercato che non è quello dell’informatica oggi», che, come detto, vede una carenza di professionalità adeguate. Quindi, «le soft skill non sono qualcosa in più rispetto alle hard skill, ma spesso diventano il punto di partenza» da cui può partire un candidato che magari ha studiato materie diverse dalle Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), ma vuole cambiare settore per entrare in un mercato che offre maggiori possibilità di impiego.

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