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Giacomo Leopardi: biografia, opere e pensiero

Giacomo Leopardi biografia: il riassunto della vita del poeta di Recanati, con la poetica e il pensiero e l?elenco delle opere più importanti.

GIACOMO LEOPARDI: BIOGRAFIA, OPERE E PENSIERO

Uno degli autori più importanti della letteratura ottocentesca è Giacomo Leopardi (1798-1837), presente in ogni programma scolastico delle medie e delle superiori. Il poeta di Recanati, autore di capolavori come L’infinito, A Silvia e Il Passero solitario, è stato anche filosofo, scrittore, filologo e glottologo, diventando anche una delle figure più importanti della letteratura non solo italiana, ma anche mondiale, ed è uno dei principali esponenti del romanticismo. Hai bisogno di una biografia completa di Giacomo Leopardi per la scuola? In quest’articolo, troverai tutto quello di cui hai bisogno: riassunto della vita, opere più famose, pensiero e poetica.

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GIACOMO LEOPARDI: BIOGRAFIA

Giacomo Leopardi nasce a Recanati, nelle Marche (all’epoca parte dello Stato Pontificio), il 29 giugno 1798, in una famiglia aristocratica. Leopardi è infatti il primo dei dieci figli del conte Monaldo e della marchesa Virginia Mosca di Pesaro. Sin da piccolo, riceve un’educazione approfondita in molti ambiti, dalle lettere classiche alla scienza, grazie anche alla grande biblioteca del padre, e inizia a scrivere i primi versi in tenera età. Si occupa anche di filologia, studiando e traducendo le opere classiche, fino al 1815, quando avviene la sua “conversione letteraria”, ossia Leopardi inizia a comporre testi propri e più maturi rispetto ai primi scritti infantili. Nel 1818 scrive Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, in cui afferma la superiorità dell’immaginario classico rispetto a quello romantico. Inizia poi a raccogliere pensieri, annotazioni di carattere anche filosofico che poi andranno a costituire lo Zibaldone, che rimarrà inedito fino al 1898.
Giacomo Leopardi pubblica le sue prime raccolte nel 1819-1820, Gli Idilli e Canzoni, e lascia Recanati, recandosi a Roma. Nel 1824 si dedica alla sua prima opera in prosa, le Operette Morali. Torna nel Paese natale quattro anni più tardi, nel 1828, a causa di un disturbo agli occhi, e vi rimarrà fino al 1830, anni in cui scrive i Grandi idilli e alcune delle sue poesie più celebri, tra cui A Silvia, Il Passero solitario, Il sabato del villaggio e Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Parte quindi per Firenze, città nella quale conosce Antonio Ranieri, che diventa un suo grande amico, e si innamora della nobile Fanny Targioni Tozzetti, anche se questo amore si rivela una delusione. Tuttavia, Leopardi si ispira a questo amore per la composizione del Ciclo di Aspasia. Nel 1833 si trasferisce a Napoli con Antonio Ranieri, e qui compone i suoi ultimi canti, La ginestra o il fiore del deserto e Il tramonto della luna. Nel 1837 le sue condizioni di salute (già precarie dall’adolescenza) si aggravano e, nonostante l’intervento del medico l’asma di Leopardi peggiorò fino a portarlo alla morte il 14 giugno, pochi giorni prima del suo 39° compleanno.

GIACOMO LEOPARDI: OPERE

La produzione letteraria di Giacomo Leopardi è ampissima, dato che iniziò a scrivere da piccolo. Alcune poesie sono tra le più belle e famose della letteratura italiana non solo dell’800, ma di sempre. Ecco un elenco delle principali opere di Giacomo Leopardi:

  • Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica (1818): espone alcuni punti base della sua poetica
  • Zibaldone (1817-1832): è una raccolta di appunti e annotazioni scritte da Leopardi dal 1817 al 1832 di carattere filosofico, letterario, linguistico, sociale ed etico. È un’opera fondamentale per la filosofia dell’Ottocento per la sua vicinanza alle posizioni di Schopenhauer e per avere anticipato anche posizioni nietzschiane. Grazie a quest’opera, Leopardi si può definire come l’iniziatore del nichilismo.
  • Gli idilli (1819-1821): è una serie di componimenti lirici brevi che trattano di vicende relative alla vita campestre e contadina. Tra gli Idilli, il più famoso è l’immortale poesia L’infinito, ma celebri sono anche Odi, Melisso, Alla Luna, La sera del dì di festa, Il sogno e La vita solitaria.
  • Operette Morali (1824-1832): le Operette Morali sono 24 brevi scritti per lo più sotto forma di dialoghi tra personaggi reali o immaginari, tra cui il Dialogo della Natura e di un Islandese.
  • I Canti (1828-1830): altra raccolta di idilli, composti a partire dal 1828. I Canti, conosciuti anche con il nome di Grandi idilli, contiene alcune delle poesie più celebri di Giacomo Leopardi, tra cui A Silvia, Il Risorgimento, Il passero solitario, Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio e Canto notturno di un pastore errante dell’Asia.
  • Pensieri (1831-1835): è una raccolta di 111 pensieri in cui Leopardi riprende molte affermazioni poetiche e filosofiche.
  • Epistolario: è una raccolta di lettere, circa 940, che Leopardi inviava ai suoi amici e familiari, scritte tra il 1810 e il 1837.
  • Paralipomeni della Batracomiomachia (1831-1837): opera filologica.

Per approfondire: Giacomo Leopardi: opere

GIACOMO LEOPARDI: PENSIERO

Tutto il pensiero di Giacomo Leopardi ruota intorno al pessimismo, inizialmente individuale, per cui ritiene che la morte possa essere per lui migliore della vita, a causa delle sue precarie condizioni fisiche e per la tematica romantica della morte eroica di fronte a una vita senza molte aspettative. Il suo pessimismo individuale evolve, con gli anni, fino all’idea di un pessimismo storico e universale, in quanto, secondo Leopardi, la vita umana non ha uno scopo e tutti gli uomini sono condannati all’infelicità terrena. Solo nell’età primitiva, l’uomo viveva in uno stato di felicità illusoria, quando non era condizionato dall’incivilimento dovuto alla ragione. La ragione ha fatto evolvere l’uomo, portandolo però alla scoperta del male, del dolore e dell’angoscia. L’infelicità è quindi un prodotto della ragione moderna, e, per Leopardi, le epoche passate sono migliori delle presenti.

La "teoria del piacere" da una parte costituisce il nucleo della filosofia pessimistica e dall'altro il punto d'arrivo della poetica. Se nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l'uomo può figurarsi infiniti piaceri attraverso l'immaginazione. L'immaginazione è la compensazione di una realtà di infelicità e di noia.
Lo stimolo all'immaginazione a costruire una realtà parallela dove l'uomo ha un illusorio appagamento al suo piacere infinito arriva soprattutto da ciò che è vago indefinito, ignoto. Le due teorie che illustrano questa ricerca sono la teoria della visione e la teoria del suono. Nella prima si esprime come piacevole la vista quando è impedita da un ostacolo perché "l'anima si finge ciò che non vede" e dal limite nascono idee vaghe ed indefinite. Nella teoria del suono Leopardi elenca una seri di suoni suggestivi perché vaghi.
Anche nella poetica le immagini sono tanto più belle quanto più riescono a suscitare sensazioni vaghe. Alcune immagini sono belle perché evocano sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli. La poesia non è che il recupero di immagini della fanciullezza effettuato dalla memoria. Gli antichi erano maestri della poesia vaga, perché più vicini alla natura potevano immaginare più facilmente. Ai tempi moderni la possibilità di una poesia d'immaginazione è ormai preclusa e non resta che una poesia sentimentale, nutrita di idee e filosofica. Leopardi, pur conscio di appartenere a questo periodo non abbandona la poesia d'immaginazione.

Approfondendo ulteriormente la sua riflessione sul dolore umano, Leopardi arriva a delineare il cosiddetto pessimismo cosmico, ossia l'idea secondo cui l’infelicità sia legata alla vita stessa dell’uomo. La natura, nella fase precedente vista come benigna (in contrapposizione alla società moderna fondata sulla ragione), adesso diventa maligna poiché, dopo avere generato l’uomo, tende a eliminarlo per generare altri individui, condannando ogni singolo a vivere un’esistenza infelice. Inoltre, è la natura che ha creato l’uomo con l’illusione della felicità, ed è quindi sua la colpa della miseria umana. Il dolore è cosmico perché non riguarda solo gli uomini, ma anche gli animali e le piante. Si arriva quindi a parlare di un vero e proprio nichilismo in Leopardi.

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