La Reggia di Caserta, galleria fotografica e mini recensione - Studentville

La Reggia di Caserta, galleria fotografica e mini recensione

Con tutti i ma e i se, la Reggia di Caserta è una di quelle cose che si devono assolutamente vedere. Ci sono stata, e vi racconto come è andata.

Nel nostro viaggio tra i siti italiani dichiarati Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco oggi visitiamo la Reggia di Caserta, o Palazzo Reale di Caserta, dimora storica appartenuta alla casa reale dei Borbone di Napoli che si trova a Caserta, in Campania.

Oltre la Reggia, affascinante e immenso è anche il parco che la circonda, composto da un giardino all’italiana – in cui sono presenti diverse fontane e la famosa Grande Cascata – e il giardino all’inglese, caratterizzato da fitti boschi.

La Reggia di Caserta è considerata la più grande residenza reale del mondo, anche più grande di Versailles ed è una delle mete turistiche più visitate all’anno, con circa 500 mila visitatori.
Realizzata verso la fine del Settecento per volontà del re di Napoli Carlo di Borbone, il Palazzo Reale fu la sua dimora preferita, costruita così fastosa per poter reggere il confronto con quella di Versailles. Inizialmente progettata per Napoli fu spostata a Caserta per evitare che venisse facilmente attaccata da mare.

L’architetto che la realizzò fu Luigi Vanvitelli, al quale il re chiese che nel progetto della sfarzosa dimora ci fosse, oltre al palazzo, anche il parco e la sistemazione dell’area urbana circostante, con l’approvvigionamento da un nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che attraversasse l’annesso complesso di San Leucio. La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e manifestare potenza e grandiosità, ma anche essere efficiente e razionale.

I lavori durarono anni, dal 1751 al 1845, anche se venne abitata già dal 1780. Durante questi anni non solo morì il Re Carlo di Borbone, ma anche lo stesso Vanvitelli, al quale successe il figlio.
Esempio del Barocco italiano, la reggia è un complesso di 1200 stanze e 1742 finestre, 34 scale, per un’area di circa 47 mila m².

La Reggia di Caserta, galleria fotografica e mini recensione

A cura di debora
14 Marzo 2012

La Reggia di Caserta, e i Giardini della Reggia, sono belli, belli, veramente belli. E nonostante tutti i problemi, come la scarsità e contraddittorietà delle informazioni, l’assemblea sindacale di due ore di domenica mattina (organizzata il giorno prima), la sporcizia e la rovina di alcune sue parti, nonostante tutto, la Reggia e i suoi Giardini rimangono splendidi, assolutamente da vedere, almeno una volta nella vita.

La nostra Versailles fu voluta da Carlo d Borbone, futuro Carlo III di Spagna, che ne iniziò i lavori nel 1751, affidandoli a Luigi Vanvitelli, risucendolo a strappare al Papa (una sorta di calcio-mercato dell’epoca, dove invece dei calciatori, ci si contendevano gli artisti). Un solo obbligo per Vanvitelli: costruire la più bella Reggia d’Europa.

Nessuno dei due riuscì a vedere l’opera compiuta, anzi Carlo se ne andò a fare il re in Spagna, lasciando il compito di terminare l’opera (e di trovare i soldi), a chi gli sarebbe succedduto. I lavori di costruzione del Palazzo terminarono nel 1845, sotto Francesco II, l’ultimo dei Borbone in Italia, ma non l’ultimo Re, a poter godere di tanta magnificenza.

Una delle massime espressioni del Barocco in Italia, un edificio dalla forma rettangolare, con dei fabbricati che si incrociano al suo interno, su di un’area di 47.000 metri quadrati, un parco di 120 ettari, che si estende su 3 chilometri, capite bene, che se decidete di visitare la Reggia e i Giardini, dovete essere ben organizzati (e sperare che non organizzino un’assemblea a sorpresa).

In queste due fotografie, scattate dal borgo di Casertavecchia, si vede bene come si inserisce la Reggia nella Caserta moderna; un enorme palazzo e una lunga striscia di verde che risale verso una collina, completamente circondata dalla città, che le è stata costruita intorno.

Ma all’epoca della sua costruzione non era così; qui era tutta campagna, e per arrivare da Napoli alla Reggia, il Re e la sua corte, dovevano fare 20 chilometri di strada, immersa in quella che doveva essere la meravigliosa campagna campana.

Carlo la volle qui, anche per motivi di sicurezza, visto che all’epoca, le coste erano ancora battute dai pirati africani, per razziare paesi, e trovare schiavi da vendere nei mercati di Tunisi ed Algeri.

Arrivare alla Reggia in auto è facilissimo; Autostrada Milano-Napoli, uscita Caserta, e si seguono le indicazioni (5 minuti dall’uscita della A1). Da valutare se arrivare in treno, visto che la stazione si trova proprio davanti al grande piazzale della Reggia.

La biglietteria si trova sulla sinistra, dopo i cancelli. E qui abbiamo vissuto un piccolo giallo. Intanto, chiamando per telefono, all’ufficio informazioni, per prenotare il biglietto, avevamo ottenuto due risposte diverse (si può fare, non si può fare). Poi arrivati, abbiamo scoperto di dover pagare qualche euro in più per la mostra di Keith Haring in corso in questo momento (fuori dal nostro interesse), poi siamo stati informati che se si voleva acquistare un biglietto cumulativo, era obbligatorio avere la guida turistica del posto (64 euro), e che comunque, se si è in gruppi di più di 10 persone è obbligatorio avere i silenziatori (1,80 euro).

Sicuramente sarà tutto motivato, e con uno scopo ben preciso, ma è troppo chiedere di avere un’informazione precisa e trasparente sugli obblighi e sui prezzi (provate a vedere il sito della Reggia per credere)?

Appena entrata sono rimasta stordita dalle dimensioni; tutto è grande, tutto è enorme. E se noi, viaggiatori moderni, abituati ai grattacieli ed agli issimi della civiltà moderna, ne siamo impressionati, immaginiamo come ci si potesse sentire qualche secolo fa.

Lo scalone che porta ai piani superiori è fantastico, e non soprende che sia stato il set di tanti film e serie televisive. Un colpo d’occhio incredibile.

La scalinata arriva ad un enorme vestibolo, al centro di tutto il complesso; da qui si accede alla Cappella Palatina (ci si può solo affacciare) e agli appartamenti reali. Tranquilli, non ci si può perdere, basta seguire le indicazioni che ci guidano lungo il percorso, che inizia dalle enormi stande di rappresentanza, per arrivare a quelle private, che seppure di dimensioni ridotte, di normale hanno proprio poco.

C’è tanto da vedere, e tanta storia da consocere, per cui, se avete intenzione di approfondire quello che vedete durante il giro, oltre a scansare le varie comitive, dovete arrivare ben preparati, o prendere una guida, sperando che non vi capiti, quella tipo speedy gonzales, preparatissima in storia dell’arte, e in corsa campestre.

Tanto da vedere; quadri enormi con scene di caccia e panorami sui porti del Regno, affreschi e tappezzerie che da sole arredano le stanze, enormi lampadari che calano da soffitti altissimi, e statue che imprezziosiscono gli ambienti, ma anche oggetti di utilizzo quotidiano come letti e culle, armadi, scrivanie, sedie e scrittoi. Lo spaccato della vita del Re, come non avrebbero mai potuto conoscerlo i suoi sudditi.

E tra tanti bellissimi oggetti, come un lampadario di Murano, qualche curiosità, come il mappamondo della volta celeste, una libreria piramidale, tronca in cima, e uno dei primi bidet in Italia, che i funzionari sabaudi, incaricati di fare l’inventario, catalogarono come “bacili a forma di chitarra di uso sconosciuto”.

E poi si esce, e si arriva nei Giardini, dove noi ci siamo riposati e rifocillati, facendo un piccolo pic-nic ai lati del parco, all’ombra degli alberi. Un consiglio nel caso non foste dei trekker allenati; per visitare il parco noleggiate una bicicletta, altrimenti il rischio, più che concreto, e di vederne solo una parte.

Le bibiclette si affittano a sinistra, appenna usciti sul retro della Reggia. Non so dirvi quanta disponibilità di biciclette ci sia, però quando ho chiesto io, aevano solo quelle normali; i tandem e quelle elettriche non ne avevano più. Si lascia un documento, e si paga un’ora anticipata (c’è anche la carrozza a cavallo, ma non ho chiesto quanto costava).

Per la mia bici, ho pagato 4 euro l’ora. Non era troppo leggera, aveva le marce che non funzionavano molto bene, per cui su alcune rampe, sono dovuta scendere, ed accompagnarla a mano. Nonostante questo, una spesa che rifarei, perchè altrimenti non sarei riuscita a vedere tutto il parco. Mezz’ora di biciclettata, con qualche sosta, per arrivare in cima.

Avendo perso delle ore per l’assemblea (ore recuperate con la visita al sorprendente borgo di Casertavecchia), non ci siamo potuti soffermare troppo al giardino inglese (in cima sulla sinistra guardando dalla Reggia); per cui più della semplice impressione, di un parco romantico e molto fresco, non posso dirvi.

Belle le fontane, che spezzano la prospettiva dalla Reggia al colle, ed offrono un punto di appoggio alla volonta dei visitatori, che di fontana in fontana, dimenticano la fatica e le distanze. La mia preferita è quella di Venere e Adone, con il perfido Marte nel ruolo del cinghiale.

Quando siamo tornati a casa, ho dato chiesto alle bambine se le era piaicuta la Reggia. “Si, era bellissima”, mi ha risposto la grande. Poi le ho dato due piccoli magneti, e a quel punto la più piccola (6 anni), alla quale avevo dato quello con la facciata della Reggia, mi ha detto: “Mamma, ma qui mancano le cartacce!”.

Che dire? Fuori dalla Reggia, siamo vicino alla stazione, e questo non aiuta, ma anche dentro, qua è là si notavano cose che non andavano, o per girarla al positivo, cose che si potevano migliorare. Il decoro generale, alcune parti del parco che sembravano abbandanote, per non dire poi, dell’informazione: semplicemente carente.

Dell’Assemblea, cancelli chiusi di domenica per due ore, non voglio dire niente; ci stanno le leggi, e chi deve verificare che siano rispettate. Dico solo che alle 9 di mattina, dopo essere partita alle 6, ed aver organizzato tutta l’uscita da più di un mese, mi ero parecchio arrabbiata. Poi però io mi sono consolata con Casertavecchia, non so i signori, venuti in pulmman dal Veneto (e quelli dall’estero).

p.s. se proprio volete prendere una delle guide proposte adgli abulanti, predetela davanti ai cancelli, dove le offrono a 2 euro; 1 magnete costa 3 euro, 5 euro se ne prendete due.

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