La campagna d'Italia - Studentville

La campagna d'Italia

Gli avvenimenti accaduti durante la campagna d'Italia napoleonica.

All'inizio dell'anno le difficoltà del Direttorio si erano accresciute con la caotica situazione delle finanze francesi, nonostante gli sforzi che il Direttorio stesso aveva compiuto per ricostruire l'apparato fiscale e liberarsi dalla massa esorbitante della circolazione monetaria cartacea. Ma proprio queste difficoltà interne spingevano il Direttorio ad una politica bellicosa: una vittoria militare gli appariva infatti come il solo modo per consolidare il proprio prestigio rispetto a Monarchici e Giacobini, ma anche per "risolvere" il problema finanziario con le "contribuzioni" dei paesi occupati. Ai primi del 1796, pertanto, l'infaticabile Lazzaro CARNOT, che manteneva in seno al Direttorio le sue funzioni di direttore militare, progettava un'offensiva di grandi proporzioni, mediante due eserciti, agli ordini dei Generali Jourdane e Moreau, che avrebbero dovuto invadere la Germania e puntare su Vienna. Un terzo esercito, con forze minori, avrebbe dovuto facilitare questo piano, tenendo impegnate in Italia le forze del re di Sardegna e parte di quelle Austriache.

2 MARZO – Napoleone  chiamato da Barras – che voleva in questo modo compensare i servigi resi in occasione della Rivolta parigina – viene nominato comandante supremo dell'Armata d'Italia.
Nella strategia del direttorio la campagna in Italia era solo un'offensiva secondaria, la principale era invece quella che doveva essere sferrata sul Reno dai generali Jourdan e Moreau. A loro due furono affidate le migliori truppe. Al giovane ventisettenne Napoleone, misero a disposizione 38.000 soldati raccattati qui e là, male armati, male equipaggiati, inesperti, insofferenti alla disciplina, abulici,  e molti di loro per la prima volta inquadrati in un reparto militare.
Doveva insomma pensarci Napoleone a farsi il suo esercito, a organizzarlo a disciplinarlo a metterlo in movimento. Napoleone scrisse al direttorio: "quello che esigete da me, sono miracoli, ed io non li posso fare". Lui che è dell'artiglieria, non ha nemmeno un reparto di artiglieria. Ha in tutto 24 piccoli cannoni da montagna. Lui che ha vinto l'assedio a Tolone non ha un solo soldato che abbia mai  partecipato ad un assedio. Gli hanno dato 400 cavalli malati. Viveri per i suoi  38.000 uomini per un solo mese, a mezza razione. E 300.000 franchi per le paghe: 7 franchi per ogni soldato, sottufficiali e ufficiali compresi. Paghe da fame.
Insomma, nel vedere e sentire queste miserie, alcuni erano tornati a cantare gli inni reali; "altro che impresa repubblicana" ! Erano coscienti di essere stati scelti per andare tutti al macello, messi insieme solo per "tappare i buchi".

9 MARZO – Napoleone prima di partire per la campagna d'Italia, sposa Giuseppina Tascher, ved. Beauharnais. assai più anziana di lui e dal passato anche burrascoso: a Giuseppina vedova del Generale ghigliottinato gli veniva attribuita anche una relazione con il Barras, l'uomo che aveva riportato alla ribalta proprio Napoleone. La donna era molto mondana e piuttosto esuberante.

11 MARZO –  A due giorni dal matrimonio, Napoleone lascia Parigi per raggiungere il "suo" esercito da condurre in Italia per conquistare, "onore,  gloria e ricchezze". Non ha nessun piano prestabilito. Non una sola carta a proprio favore. Non conosce i soldati che comanderà, nè questi conoscono lui. Come non conosce i generali, tutti più anziani di lui, di carriera, più pratici di comando e di battaglie, ma che dovranno essere i suoi sottoposti, e sa di non poter essere da loro nè amato nè stimato. "Sapevo che dalle mie prime giornate dipendeva tutto il mio avvenire. Decise la mia ambizione, come rivincita contro la mediocrità della vita. "Poi in Italia, ad Arcole,  con i "miei" uomini, scoprii che ero stato chiamato a fare grandi cose". (dalle Memorie).
La "scampagnata" verso l'ignoto doveva durare 30 giorni, soldi da Parigi non sarebbero mai più arrivati. Se Napoleone voleva continuare avrebbe dovuto pensarci solo lui; cioè "arrangiarsi" lungo la strada, e la strada che doveva percorrere era – gli avevano detto – ricca di risorse, c'erano città prosperose, c'erano le ricchezze dei Signori, c'erano Musei pieni d'arte, campagne, allevamenti, merci d'ogni genere. In poche parole intendevano dirgli questo: "porta via quello che vuoi, quando vuoi,  dove vuoi; cioè – arrangiati, espropria, requisisci, "ruba".
Ai suoi uomini – a quel rudere di esercito che gli avevano affidato – Napoleone ha fatto un discorso da imperatore romano: "Soldati, voi siete nudi, mal nutriti; il governo molto vi deve, ma nulla può darvi. La vostra pazienza , il coraggio che mostrate sono ammirevoli…io voglio condurvi nelle più fertili pianure del mondo, ricche province, grandi città saranno in potere vostro: vi troverete onore, gloria, ricchezze….".
Quando terminò ci fu qualche debole acclamazione, ma poi quando si ritrovarono tutti assieme  qualcuno osservò amaramente: "Con quella pelle che ha, gialla come il limone, molto resistente non mi sembra, non andrà molto lontano. Ha delle belle parole con le sue pianure fertili! ma dovrebbe pensare prima a darci le scarpe per arrivarci".
Con gli ufficiali le cose non è che andarono molto diversamente, ma comunque un po' meglio. Li aveva convocati, ma li fece attendere, così l'avversione, la diffidenza e l'insofferenza nei suoi confronti,  aumentò ancora di più. Il più carismatico tra di loro, Augereau, si sbilanciò con i colleghi: "io mi farò sentire, userò le maniere forti con questo giovanotto". Quando arrivò, Napoleone non disse quasi nulla, non fece un discorso di circostanza come ai soldati, ma impartì ai presenti solo ordini secchi e precisi. "lei farà questo, lei prepari quest'altro, e lei pensi solo a quello ecc, ecc".  Nessuno fiatò. Lo sguardo di Napoleone li aveva ipnotizzati. Augereau che doveva parlare a nome di tutti,  rimase muto fino alla fine, inchiodato, anche lui a rispondere si, e poi ancora sì, come tutti gli altri; poi  finito l'incontro, con Napoleone che aveva già girato i tacchi, riprese fiato con i colleghi, ma  solo per dire, quasi balbettando, al suo vicino, generale MESSENA:  "questo piccolo generale corso… mi ha fatto…mi ha fatto paura!".

1 APRILE – Napoleone in una tenda, passa ore e ore a far calcoli e a visionare mappe. Nello Stato maggiore fatto di vecchi ufficiali abituati all'azione e alle battaglie a vista, questa mania intellettuale appare come una bizzarria. Dirà in seguito Messena: "passava o per un matematico o per un visionario".
Napoleone concepisce infine  il suo piano. Non fa affidamento sulla forza ma sull'intelligenza. Annibale ha invaso l'Italia valicando le Alpi, lui le vuole invece circuire le Alpi. "Non é necessario attendere l'estate; fra le Alpi e l'Appennino ligure c'é un solco. E da lì noi entreremo,  con la neve ancora dura,  questo mese stesso! Anzi fra sette giorni. La data e il luogo  per i piemontesi e gli austriaci sarà una vera sorpresa, che non si aspettano".

2 APRILE – Scatta l'ora X. Tutto si svolge secondo i piani ed è una campagna lampo contro il Piemonte: Napoleone osa attaccare – a Cairo Montenotte – l'esercito austriaco comandato dal generale Beaulieu, . 38.000 uomini e 25 cannoni, contro i 70.000 uomini e 200 bocche di fuoco degli austro-piemontesi. Attaccano, sbaragliano, vincono e proseguono….la corsa.

13 APRILE – Altra battaglia vittoriosa di un reparto a  Millesimo, seguita subito dopo da quella a Dego. Gli austriaci che hanno perso contatto con i piemontesi, sono costretti alla ritirata verso la Lombardia. Ma Napoleone invece di inseguirli – come ha fatto in Piemonte –  in quella direzione, secondo il piani del Direttorio, visti divisi i due alleati, quindi con l'esercito sabaudo isolato, non vuole perdere l'occasione, si volge contro i Piemontesi. Il primo a cadere é  il bastione trincerato di Ceva, i piemontesi arretrano su Mondovì, subito inseguiti dai francesi.

21 APRILE – Dilagando da Ceva spalancata, tutti i reparti i francesi raggiungono Mondovì. I resti delle truppe sabaude che vi si erano rifugiate sono sconfitte, nella cosiddetta Battaglia di Mondovì. Uno scontro per nulla impegnativo per i francesi, già pronti a marciare verso Torino. Non c'è più nulla da fare per Vittorio Amedeo III. Con i francesi a pochi chilometri dalla capitale piemontese, il Savoia inviò a Napoleone la richiesta di una tregua d'armi, pronto a trattare a Cherasco il giorno 28 aprile con la disponibilità a cedere alcuni territori.

28 APRILE – Viene firmato a palazzo Salmatoris  l'armistizio di Cherasco (col regno sabaudo sardo piemontese). Con il successivo Trattato di pace firmato a Parigi, la Francia acquisisce Nizza e l'alta Savoia. Ora Napoleone, con le spalle coperte,  ha la strada libera per entrare nel resto d'Italia, dilagare nella pianura Padana. Siamo in Aprile inizio Maggio, e la Primavera ha infiorato valli, campi,  giardini, città e paesi. I suoi soldati non devono più credere  al magniloquente discorso della partenza, davanti a loro hanno una vera  realtà. E che realtà! La Pianura Padana era tutta in fiore! Altro che terra  promessa! Questo era il Paradiso!

 

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