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Leibniz: il male

La concezione del male di Leibniz.

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Il male Si Deus est , unde malum ? Se Dio esiste , da dove nasce il male ? ( ma anche Si Deus non est , unde bonum ? , se Dio non esiste da dove nasce il bene ? ) Noi che facciamo derivare tutto da Dio , dove troveremo la sorgente del male ? La risposta é che essa deve essere cercata nella natura ideale delle creature , in quanto questa natura é presente nelle verità eterne che si trovano nell’ intelletto di Dio , indipendentemente dalla sua volontà ( Teodicea ) Leibniz si pone la stessa domanda che a suo tempo si era posto Agostino ( così come Plotino ) , angosciato dalle tesi manichee che pretendevano l’ esistenza di un principio del male accanto a quello del bene . Analoga a quella di Agostino é anche la risposta che Leibniz fornisce . Il male ha una natura puramente privativa : esso esprime la semplice mancanza di perfezione che necessariamente differenzia la creatura dal creatore . Il male non esiste come entità fisica , non ha un suo status ontologico . Plotino paragonava il bene al propagarsi della luce di una candela e il male non era altro che laddove il bene ( la luce ) non arrivava , ossia era una mancanza di bene . Anche per Leibniz ad esistere é solo il bene , l’ essere , la perfezione ; ma vi sono gradi diversi di essere , di bene , di perfezione . Ciò che manca ai singoli esseri , ai singoli beni , alle singole perfezioni per essere assoluti , questo é il male . Il male é dunque puramente negativo : non essere , non bene , imperfezione . Tutto ciò definisce il male metafisico , il male che nasce dalla mancanza di essere ( pensiamo all’ esempio della candela di Plotino ) . Al male metafisico sono d’ altronde riconducibili anche il male fisico ( il dolore ) e quello morale ( il peccato ) , che sono possibili solo per esseri che soffrano di male metafisico , per esseri imperfetti . Anzi , l’ unica vera spiegazione di questi mali é che essi siano espressione di male metafisico . Tuttavia Leibniz dà anche una giustificazione più specifica del male fisico e del male morale . Il primo é talora usato da Dio come strumento per conseguire il bene ( la pena serve come emendamento e come esempio ) ; il secondo é a volte imposto dalla necessità di realizzare un dovere superiore : ogni oggetto della nostra volontà é in sè buono , poichè tutto ciò che esiste , in quanto contenente un tasso di essere , é un bene . Ma le cose non hanno tutte la stessa quantità di essere e di bene . Fermarsi agli esseri-beni inferiori senza cercare quelli superiori , cioè anteporre i primi ai secondi come oggetto della nostra volontà , questo é il male morale ( vedi Plotino e Agostino ) ; ad esempio , mettersi a fare 2 + 2 non é un male , ma per un matematico che abbia raggiunto la conoscenza delle equazioni di secondo grado , mettersi a fare 2 + 2 anzichè calcoli complessi é un male perchè significa optare per un qualcosa di inferiore a discapito di qualcosa di superiore . Anche nel caso del male fisico e morale , tuttavia , Dio non lo ha voluto , ma soltanto permesso . Per spiegare ciò Leibniz ricorre alla distinzione tra volontà antecedente e volontà conseguente . La prima é quella che tende all’ oggetto voluto in assoluto , senza tener conto delle condizioni della sua realizzazione . La seconda é quella che prende invece in considerazione tali condizioni . In virtù della sua volontà antecedente Dio vuole realizzare ogni forma di perfezione : egli vuole soltanto il bene , con l’ esclusione di ogni male . A causa della sua volontà conseguente , che tiene conto della necessità di specificare alcuni aspetti del bene per rendere reciprocamente compa (segue nel file da scaricare)

  • Filosofia

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