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Leibniz: le monadi

Le nozioni fondamentali su Leibniz.

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Le monadi La metafisica di Leibniz é costantemente caratterizzata dall’ esigenza di pervenire agli elementi ultimi che entrano nella composizione delle cose . Nella logica tale esigenza si esprime nel principio metodologico della ricerca di concetti semplici dai quali possano derivare tutti gli altri pensieri . La nozione di sostanza individuale esprime anch’ essa un elemento ultimo o , per dirla in una terminologia cara alla Scolastica , una ” specie ultima ” , che non può più essere predicata di nessun’ altra cosa . Non c’ é quindi di che stupirsi se Leibniz non sia passato indenne dalle ammalianti sirene dell’ atomismo , ossia della dottrina che risolve la realtà in elementi non ulteriormente scomponibili ( la parola atomo , non a caso , deriva dal greco a + temno = ciò che non può essere diviso ) . Tanto nella formulazione antica dell’ atomismo di matrice democritea ed epicurea quanto in quella moderna formulata da Gassendi , tuttavia , gli atomi vengono pensati come elementi materiali e Leibniz non lo accetta di buon grado : a suo avviso comporta gravi difficoltà teoretiche . La materia é estesa e tutto ciò che é esteso , per quanto piccolo possa essere , é per definizione divisibile in porzioni più piccole di estensione ; parlare di atomi materiali risulta quindi assurdo , contradditorio in termini . Ma la difficoltà scompare se gli elementi ultimi sono pensati come atomi di energia invece che di materia o , secondo l’ espressione coniata da Leibniz stesso , come centri di forza assolutamente privi di estensione . La possibilità di parlare di atomi coincide quindi con la negazione del carattere primario della materia e con la sua riduzione a energia spirituale . La realtà , pure quella che ci appare come materiale , é composta di atomi di forza inestesi ai quali Leibniz conferisce il nome di monadi ( dal greco monàs : Leibniz , da appassionato del Rinascimento italiano quale era , prende da Giordano Bruno il termine monade ) per esprimere il loro carattere unitario e indivisibile . Il fatto che le monadi siano prive di parti impartisce loro altre due prerogative ( oltre alla già citata mancanza di estensione ) . In primo luogo , esse non sono nè generabili nè corruttibili , dal momento che generazione e corruzione sono processi che comportano rispettivamente la composizione di parti in un tutto o la dissoluzione del tutto nelle parti . Solo Dio può creare le monadi con un atto non processuale , di immediato passaggio dal non essere all’ essere , che Leibniz esprime metaforicamente come fulgurazione ; così come da Dio soltanto possono essere improvvisamente annichilite . In secondo luogo , l’ impossibilità di scomporre le monadi in parti implica che esse non possono esercitare alcuna azione causale reciproca . Infatti , l’ azione causale di una monade sull’ altra presupporrebbe una modificazione meccanica di quelle parti della monade passiva sulle quali agisce la monade agente : un elemento privo di parti non é dunque suscettibile di modificazioni provenienti dall’ esterno . Nel suo linguaggio colmo di immagini e metafore , Leibniz esprime ciò dicendo che la monade non ha finestre . Malgrado ciò , é evidente che le monadi siano sottoposte a modificazioni , anche perchè se non lo fossero allora la realtà dovrebbe essere totalmente priva di mutamento , ma noi la vediamo mutare e dunque le monadi sono soggette a modifiche . Ma tali modificazioni , visto che non possono provenire dall’ esterno , sono il risultato dell’ attività interna della monade . Infatti , la forza di cui la monade é un centro viene definita da Leibniz come ininterrotta attività . Ecco che Leibniz fa coincidere questa attività interna della monade con la percezione , oss (segue nel file da scaricare)

  • Filosofia

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