L'inventore del microprocessore - Studentville

L'inventore del microprocessore

L'invenzione del microprocessore da parte di Faggin.

Federico Faggin, vicentino di nascita e di crescita, americano d'adozione, sull'altra sponda dell'Oceano Atlantico ha trovato la sua personale fortuna e un successo internazionale attraverso l'applicazione della sua creatura, quel microchip che è alla base dell'intelligenza artificiale del computer. E se il mondo era entrato in quel futuro sognato per l'anno Duemila, il merito è anche di questo scienziato italiano approdato per caso dalle parti della California.

Nato nella città di Palladio, Federico Faggin ha conseguito la laurea in fisica, con il massimo dei voti, alla prestigiosa Università di Padova. Si trasferì in California per una normale trasferta di lavoro e inseritosi nei laboratori di ricerca americani, vi si adattò con grande facilità. Favorito dalla maggiore disponibilità di mezzi e di risorse, intraprese il suo personale cammino di ricerca nell'elettronica e dopo poco tempo approdò alla sua geniale invenzione: il microprocessore.
Oggi la parola non evoca più nulla di irreale, ma trent'anni fa, in un'epoca in cui i computer rappresentavano un enorme ingombro in termini di struttura, la sua invenzione "miniaturizzò" di colpo tutta la galassia degli elaboratori elettronici, favorendone indirettamente la diffusione tra le aziende e aprendo la strada all'uso familiare dei primi Personal Computer. Ma il grandissimo successo della sua "invenzione" tecnologica, non ha modificato il carattere dell'infaticabile italiano. Faggin ha applicato in prima persona le sue scoperte a nuovi oggetti e le sue idee hanno portato alla realizzazione di tecnologie applicate ai più moderni sistemi di telecomunicazione: parole quali teleconferenza, cad-cam, sistemi vocali, telefono "intelligente" collegato al computer (indirettamente anche Internet), sono entrati successivamente nella vita quotidiana delle famiglie. L'ingegnere vicentino, negli USA ha coronato anche il suo personale sogno americano, fondando varie aziende che si sono inserite come leader nel campo dei microprocessori e dei calcolatori, e dando lavoro ad almeno 1400 persone. Futurista per scelta professionale, l'inventore del microprocessore ha mantenuto intatta la voglia di un legame continuo con la cultura umanista. Cittadino del mondo, Faggin ha mantenuto ancora un'abitazione nella sua città natale, in piazza delle Erbe, dove di tanto in tanto fa ritorno, e ammette di sentire la mancanza dell'arte, del tessuto sociale e del rapporto affettivo della sua Italia.

Passato attraverso tutta la storia recente dell'elettronica, il vicentino, successivamente presidente della Synaptics, una società che si occupa del progetto di dotare di "sensi" i computers (tatto, vista e udito) e che ha ottenuto ottimi risultati nel suo progetto di inventare macchine capaci di essere autonome e in grado di avere un comportamento intelligente nell'affrontare e risolvere tanti piccoli problemi quotidiani. Ma tutto questo non scalfisce un concetto basilare nella vita professionale di Faggin: per lui non si potrà infatti mai arrivare a dire che un computer è intelligente. E anche i suoi obiettivi si collocano in una sfera che ha come centro sempre e soprattutto l'uomo. Le motivazioni scientifiche alla base della sua instancabile ricerca non mirano infatti a scavalcare l'uomo ma vogliono aiutarlo a risolvere i suoi problemi e a favorire un'esistenza più agevole e meno affannosa. Per l'italiano, figlio di un grande studioso di filosofia, l'aggancio alla materia umanistica è fondamentale per interpretare nel modo corretto un futuro sempre più tecnologico. E le due ricerche, quella scientifica e quella filosofica, non sono affatto lontane tra loro, perché entrambe tentano di rispondere ai programmi esistenziali dell'uomo, per accenderne nell'animo la consapevolezza, la quale altro non è che la capacità di connettere le cose tra loro, ovvero capire le ragioni profonde dell'esistenza.
Premiato anni fa dal Comune di Vicenza con una medaglia d'oro in segno di riconoscimento della comunità cittadina nei confronti delle sue più autorevoli personalità (lo stesso premio venne conferito nel 1983 al padre di Faggin), lo scienziato-imprenditore italo-americano ha poi cercato di sviluppare soluzioni tecnologiche in grado di dotare i computer della sensibilità tipica dell'uomo, mantenendo viva la sua personale fede nell'interpretazione umanistica dell'evoluzione.
Lo scienziato vicentino è convinto che l'umanità tecnologica deve ancora capire che cosa vuol dire veramente "essere consapevoli". Per lui, più l'uomo conoscerà la sua natura profonda, più saprà guidare eticamente il processo innovativo e creativo, anche nell'ingegneria informatica.
Secondo Faggin infatti, solo se il computer si evolverà da semplice mezzo di calcolo a strumento di comunicazione, la ricerca tecnologica continuerà a essere un percorso indispensabile per dare luce e chiarezza all'esistenza umana, per favorirne la piena consapevolezza del creato.
"C'è una ragione per la quale siamo su questo pianeta – commentava in un'intervista lo scienziato vicentino – e non è il caso che governa il creato, anche se non abbiamo scoperto il motivo. Non credo comunque che questo Universo sia stato creato dal nulla e il fatto che non siamo riusciti a trovare ancora una risposta chiara e soddisfacente ci ricorda che abbiamo ancora molte cose da scoprire."
E l'italiano sarà sicuramente in prima fila, in questa affascinante lotta dell'uomo contro l'ignoto, pronto a servire il genio della logica con il cuore di un italiano intriso di quell'umanesimo che tutto il mondo ci invidia.

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