Spinoza: Mente, corpo e conoscenza - Studentville

Spinoza: Mente, corpo e conoscenza

L'uomo in Spinoza.

Dal momento che la sostanza è una sola, allora sarà  unico anche l’ ordine geometrico in cui essa si articola. Di conseguenza, per quanto gli attributi della sostanza siano infiniti e per quanto ciascun attributo si esplichi in un’ infinità  di modi, la connessione di questi ultimi, indipendentemente dall’ attributo cui ineriscono, obbedirà  a quell’ unico ordine. Per Spinoza sono due gli attributi che l’ uomo può conoscere, con i loro rispettivi modi: il pensiero, i cui modi sono le idee, e l’ estensione, i cui modi sono i corpi. Questo comporta che l’ ordine e la connessione delle idee sono identici all’ ordine e alla connessione dei corpi ( come anche all’ ordine e alla connessione dei modi di tutti gli altri attributi che non conosciamo ). Ma questo significa anche che le idee, che sono modi del pensiero, non possono agire sui corpi, che sono modi dell’ estensione, e viceversa. Infatti, ciò sarebbe possibile ( anche se problematico, come già  faceva notare Cartesio ) solamente se il pensiero e l’ estensione fossero realtà  distinte e non aspetti di un’ unica realtà , determinati quindi a svilupparsi parallelamente secondo l’ unico ordine in cui quella realtà  si manifesta. Per via di questo parallelismo, Spinoza può risolvere senza problemi due quesiti su cui si erano arrovellati e ancora allora si arrovellavano i cartesiani. Da una parte, la questione della corrispondenza tra le idee e il loro oggetto esterno trova soluzione nel fatto che a ogni idea del pensiero corrisponde un corpo sul piano dell’ estensione, e viceversa. Dall’ altra parte, anche il problema della corrispondenza tra mente e corpo cessa di sussistere: quando ho la volontà , che per Spinoza è un’ idea, di alzare il braccio ( che è un corpo ), il braccio si alza, dal momento che i due eventi sono modi, rispettivamente del pensiero e dell’ estensione, che corrispondono a uno stesso punto nel loro comune ordine di connessione. La mente dell’ uomo è un aspetto finito dell’ intelletto infinito di Dio. Infatti essa è un’ idea, ossia un modo dell’ attributo del pensiero, cui corrisponde, come modo dell’ estensione, il corpo. L’ uomo è dunque composto di mente e corpo. Ma il fatto che la mente abbia per oggetto il corpo non comporta che essa conosca il corpo di per se stesso ( altrimenti uscirebbe dall’ attributo del pensiero per entrare in quello dell’ estensione ), ma significa solamente che essa conosce, o meglio è essa stessa l’ idea del corpo. Più esattamente, visto che il corpo umano è a sua volta composto di molti corpi più piccoli che contribuiscono alla sua continua rigenerazione ( le particelle del sangue, le ossa, e così via ) ed è contemporaneamente affetto da altri corpi ad esso esterni ( per esempio l’ illuminazione che subisce da parte del Sole ), la mente umana conosce il corpo solo attraverso le idee di tutti questi altri corpi e delle loro affezioni. Queste idee, però, si presentano alla mente non secondo l’ ordine necessario con cui derivano da Dio, ma secondo l’ ordine fortuito in cui esse appaiono nell’ esperienza quotidiana. Esse non sono quindi idee chiare e distinte ( per dirla alla Cartesio ) che ci diano una conoscenza adeguata del loro oggetto, ma idee confuse cui corrisponde solamente una conoscenza inadeguata. L’ errore consiste infatti per Spinoza esclusivamente in una forma di inadeguatezza. Le idee confuse non hanno di per sò un contenuto falso, visto che tutto viene da Dio, e qualsiasi contenuto di idee è di per sò vero. La confusione e quindi l’ errore sta semplicemente nel fatto che esse esprimono una conoscenza parziale, sradicata dall’ ordine necessario che mostra la loro derivazione dalle idee che ne sono causa e, se si risale l’ intera catena causale, da Dio. Esponendo il processo che porta dalla conoscenza inadeguata a quella adeguata, Spinoza riprende nell’ Ethica la dottrina dei gradi di conoscenza già  esposta nel De intellectus emendatione. Qui però i generi della conoscenza vengono ridotti da quattro a tre. Il primo grado è quello della sensibilità  e dell’ immaginazione, in cui le idee si presentano in ordine casuale e confuso. Il secondo è il grado della ragione che conosce le nozioni comuni a più cose, ossia quei modi infiniti che esprimono proprietà  generali dei modi finiti: per esempio il movimento o la quiete per i singoli corpi. La terza e più elevata forma di conoscenza, propria della facolta dell’ intelletto, è la scienza intuitiva che ci permette di vedere la derivazione necessaria delle cose dalla causa prima ( Dio ) secondo il loro giusto ordine geometrico. Mentre il primo genere di conoscenza è del tutto inadeguato, ragione e intuizione ci danno entrambi forme adeguate di conoscenza ( diversamente da quanto Spinoza sosteneva nel De intellectus emendatione, dove riteneva adeguata solo l’ intuizione ): esse infatti consentono di stabilire in maniera necessaria la connessione tra causa ed effetto, anche se nel caso della ragione scientifica la catena causale è risalita solo fino alle nozioni comuni, mentre la conoscenza intuitiva parte dalla causa prima assoluta ( Dio ). Solo l’ intuizione intellettuale, tuttavia, ci permette di considerare le cose nella loro assoluta realtà , non come esse appaiono ai sensi o come vengono conosciute ( sia pure in maniera già  adeguata ) con i concetti scientifici della ragione, ma come esse sono sub specie aeternitatis, ossia nell’ eterna sostanza divina. Se portata alle sue estreme possibilità  la conoscenza garantisce all’ uomo la perfetta intellegibilità  del reale, cioò la possibilità  di conoscere la realtà  ( almeno nei due attributi di cui l’ uomo partecipa ) con la stessa profondità  e la stessa certezza con cui essa è conosciuta da Dio.

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