Libro 7 - Par. 19 - Studentville

Libro 7 - Par. 19

Collis erat leviter ab infimo acclivis. Hunc ex omnibus fere partibus palus difficilis atque impedita cingebat non

latior pedibus quinquaginta. Hoc se colle interruptis pontibus Galli fiducia loci continebant generatimque distributi in

civitates omnia vada ac saltus eius paludis certis custodiis obtinebant, sic animo parati ut, si eam paludem Romani perrumpere

conarentur, haesitantes premerent ex loco superiore, ut, qui propinquitatem loci videret, paratos prope aequo Marte ad

dimicandum existimaret, qui iniquitatem condicionis perspiceret, inani simulatione sese ostentare cognosceret. Indignantes

milites Caesar, quod conspectum suum hostes ferre possent tantulo spatio interiecto, et signum proelii exposcentes edocet

quanto detrimento et quot virorum fortium morte necesse sit constare victoriam; quos cum sic animo paratos videat, ut nullum

pro sua laude periculum recusent, summae se iniquitatis condemnari debere, nisi eorum vitam sua salute habeat cariorem. Sic

milites consolatus eodem die reducit in castra reliquaque quae ad oppugnationem oppidi pertinebant administrare

instituit.

Versione tradotta

Il colle

era leggermente in pendio dal basso.
questo da tutte le parti lo cingeva una palude difficile ed inaccessibile non più ampia

di cinquanta piedi.
Su questo colle, interrotti i ponti, i Galli si tenevano nella fiducia della posizione e distribuiti per

tribù secondo le nazioni occupavano tutti i guadi ed i passaggi di quella palude con guarnigioni sicure, pronti di spirito così

che, se i Romani tentavano di forzare quella palude, assalissero gli esitanti dalla postazione superiore, tanto che, chi

osservava la vicinanza del luogo, pensava fossero pronti a combattere quasi con Marte pari (scontro alla pari), chi esaminava

la disparità di condizione, s’accorgeva che essi si gloriavano di una finzione vuota. Cesare istruisce i soldati frementi,

perché i nemici potevano sopportare la loro presenza, lasciato un così piccolo spazio in mezzo, e che chiedevano il segnale di

combattimento, di quanto grande perdita e della morte di quanti uomini forti fosse necessario che costasse una vittoria; ma

vedendoli di spirito così pronti, da non rifiutare nessun rischio per il suo ( di Cesare) onore, (dice che) egli si doveva

condannare al colmo della ingiustizia, se non considerava la loro vita più cara della sua incolumità. Così confortati i soldati

nello stesso giorno li riporta negli accampamenti e decise di organizzare le altre cose che miravano all’assedio della

città.

  • Letteratura Latina
  • De Bello Gallico di Gaio Giulio Cesare
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  • De Bello Gallico

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