PRIMA PROVA SUI BRICS E PAESI EMERGENTI SVOLTO: TRACCIA
In economia internazionale l’acronimo BRICS indica oggi i seguenti Paesi considerati in una fase di significativo sviluppo economico: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Premesse le profonde differenze intercorrenti fra le storie di ciascuno di tali Paesi, il candidato illustri gli aspetti più rilevanti della vicenda politica di due di essi nel corso del ventesimo secolo.
TIPOLOGIA C, TEMA STORICO SUI BRICS: SVOLGIMENTO
Il termine BRICS è un acronimo, che viene utilizzato in economia internazionale e si riferisce a determinati Paesi in via di sviluppo: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Questi Paesi sono accomunati dalla medesima situazione economica (in via di sviluppo), possiedono una fitta popolazione, territori molto estesi, hanno abbondanti risorse naturali energetiche e soprattutto una forte crescita del PIL. Il termine è comparso per la prima volta, durante una relazione della banca d’investimento Goldman Sachs, nel 2001. Questa relazione spiegava che questi Paesi riusciranno a primeggiare nell’economia mondiale nei prossimi cinquant’anni.
Per comprendere meglio questa situazione potremmo analizzare la storia di due di questi Paesi, in particolare i loro sviluppi durante il XX secolo.
Per quanto riguarda il Brasile, la vita politica fu dominata a lungo, dal 1930, da Getulio Vargas, che in un primo momento adottò la politica d’ispirazione fascista con accentuazioni corporative. Egli inoltre proibì la costituzione di partiti politici. In seguito al termine della guerra, con la sconfitta delle potenze dell’Asse, Vargas si rivolse al costituzionalismo liberale. Dopo un colpo di stato Vargas fu destituito, ma riconquistò il potere nel 1950 con l’appoggio dei comunisti e proponendo una serie di riforme. Egli però era osteggiato da una violenta opposizione, e fu accusato di aver favorito un attentato contro un giornalista avversario. Per questo motivo, Vargas nel 1950 si uccise, e rese responsabili della sua morte, nel suo testamento politico, i nemici esterni ed interni del benessere popolare del paese e della sua indipendenza. Nei suoi complessivi 25 anni del suo governo, Vargas introdusse importanti trasformazioni economiche, politiche e sociali in Brasile. Vargas infatti sostenne una politica di industrializzazione sotto il controllo dello stato, emanò una legislazione del lavoro favorevole agli operai, introdusse un’organizzazione sindacale, anche se con le caratteristiche peculiari della corporazione fascista. Non dobbiamo però dimenticare che si trattava comunque di primi esperimenti sindacali del Brasile, che prima di Vargas non aveva tradizioni operaie di tipo europeo. Per mezzo dell’organizzazione degli operai, Vargas voleva conciliare un’equa distribuzione del reddito tra i ceti operai. I suoi successori continuarono la politica di grandi trasformazioni sociali ed economiche; ma questa politica sfociò in una grande inflazione. Goulart, appoggiato dalle Sinistre, attuò una politica incentrata sulle riforme agrarie, sul voto agli analfabeti e su un programma di pianificazione economica. Inoltre, in politica estera, egli assunse un atteggiamento antimperialista. Ma nel 1964, quando egli annunciò la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere, i militari organizzarono un nuovo colpo di stato, e Goulart fu costretto all’esilio. Ne conseguirono regimi di violenta reazione: l’organizzazione sindacale fu disintegrata, il programma di pianificazione fu abbandonato e si tornò alla politica liberista che favorì il ritorno di capitali stranieri. Coloro che erano sospettati di comunismo furono messi sotto processo. Il 16 maggio 1970 la conferenza episcopale condannò il governo brasiliano per le torture a cui sottoposero i prigionieri politici. Finalmente, nelle elezioni presidenziali del 1985 fu eletto un moderato, Trancredo Neves, il quale però ebbe vita molto breve. A lui successe il suo vice Jarney.
Altro paese di cui vorrei anallizzare la storia è l’India. L’India nel XX secolo è protagonista di una rivoluzione pacifica, legata anche a fattori di ordine religioso, contro la colonizzazione inglese. Ciò ha in qualche modo favorito l’evoluzione del paese, insieme alla riforma della religione indù del XIX secolo. Fu quindi abolito il matrimonio fra bambini, furono attenuate le barriere sociali e venne riorganizzata la casta. Nonostante ciò l’India era povera, soffocata da un vasto latifondo, dalle imposte e dall’usura. La carestia devastava le sue terre. Protagonista del grande movimento indipendentista fu Gandhi, che sosteneva il metodo della non-violenza: rifiutando di collaborare con gli inglesi, la dominazione sarebbe crollata. Grazie a Gandhi nel 1947 l’India ottenne l’indipendenza, anche se egli non riuscì a superare i contrasti con i musulmani, che costituirono il Pakistan in stato indipendente. Gandhi fu assassinato nel 1948. Dal 1948 al 1964 la politica indiana fu diretta da Nehru, sostenuta dal partito del congresso, in cui vi era la borghesia indiana e la nuova classe media. All’opposizione vi era il partito comunista. Nehru realizzo molte riforme: furono eliminate le caste, furono approvati piani di sviluppo quinquennali, fu potenziata l’agricoltura. Tuttavia il paese era troppo arretrato e povero, e la popolazione era in incredibile aumento. In politica estera Nehru fu un neutralista convinto, infatti si pose alla testa degli stati non allineati con nessuna delle due superpotenze (URSS e Stati Uniti). Morto Nehru, successe la figlia Indira Gandhi. Sotto di lei, l’India entrò in guerra con il Pakistan, e alla fine fu riconosciuta l’indipendenza del Balgladesh. Ad Indira Gandhi, assassinata nel 1981 da un fanatico Sikh, successe il figlio Rajiv, che potenziò lo sviluppo industriale del paese. Nonostante i suoi sforzi per far terminare i sanguinosi scontri etnici, egli fu assassinato nel 1991.
Come abbiamo potuto notare dunque da questo breve excursus storico, i due Paesi hanno tentano di progredire, per raggiungere i livelli delle società capitalistiche più sviluppate. Ma tutto questo è seminato da ostacoli di ordine economico, sociale ed etnico. I paesi BRICS hanno le basi per poter diventare delle potenze economiche, ma saranno veramente all’altezza di raggiungere questo obiettivo?
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