Sed haec ex naturalibus causis vitia nasci possunt, extirpari autem et funditus
tolli, ut is ipse, qui ad ea propensus fuerit, a tantis vitiis avocetur, non est id positum in naturalibus causis, sed in
voluntate, studio, disciplina. Quae tolluntur omnia, si vis et natura fati ex divinationis ratione firmabitur. Etenim si est
divinatio, qualibusnam a perceptis artis proficiscitur? (‘percepta’ appello, quae dicuntur Graece theoremata)? Non enim
credo nullo percepto aut ceteros artifices versari in suo munere, aut eos, qui divinatione utantur, futura praedicere.
Versione tradotta
Questi vizi possono avere origine da cause
naturali, ma il fatto che possano essere eliminati ed estirpati alla radice. se l'uomo che ad essi è incline evita di
soggiacervi, ciò non dipende da cause naturali, bensì dalla volontà, dalla riflessione e dall'esercizio: tutte possibilità
che vengono negate, se l'esistenza della divinazione confermerà l'esistenza e la potenza del fato. Se infatti la
divinazione esiste, su quali principi si fonda quest'arte? (Chiamo «principi» quelli che i Greci chiamano theoremata)?
Infatti non credo che senza principi gli altri artefici potrebbero esercitare le loro arti, né coloro che praticano la
divinazione potrebbero predire il futuro.
- Letteratura Latina
- De Fato di Marco Tullio Cicerone
- Cicerone