Poesia e io poetico - Studentville

Poesia e io poetico

Definizione di poesia e io poetico.

Che cosa si intende con il termine poesia

La struttura di un testo poetico è  individuata dalla presenza del verso, della strofa, delle regole metriche, dalla rima, dalle figure retoriche, dai rapporti di consonanza ed assonanza delle componenti foniche delle singole parole. Più generalmente il testo poetico si struttura in segmenti di un certo numero di sillabe, che scandiscono non solo l'andamento comunicativo del testo ma anche la sua architettura espressiva e musicale.

Per quanto riguarda i contenuti spesso la poesia presenta caratteri di particolare intimità, con forti implicazioni emotive, mentre la prosa si presta – generalmente – a contenuti più argomentati. Il rispetto della forma metrica codificata è stato, almeno fino al secolo XX,  praticamente l'unico criterio distintivo e vincolante per accreditare come tali i vari tipi di componimento poetico.
Nel '900 si va lentamente imponendo una nuova concezione di poesia, che segue la più libera ispirazione del poeta e lo sottrae ai condizionamenti delle forme metriche. E' l'asse semantico (significati e allargamenti di significati, guidati da simbolismi, analogie, libere metafore, onomatopee, sinestesie…. ) che guida in modo meno costrittivo la versificazione. Con il verso libero e le sperimentazioni delle avanguardie la poesia si apre così alla profonda perlustrazione del linguaggio – inteso spesso come forma inconscia di manifestazione dell'io.

La concezione romantica della poesia.

Dopo la stagione neoclassica che ha visto – in età napoleonica – ancora prepotentemente affermarsi il rispetto di modelli codificati dalla tradizione (ode celebrativa, poemetto mitologico) si afferma lentamente in Europa una nuova idea di poesia. Essa è sempre meno legata all'abilità tecnica di versificazione (stilemi, repertori di citazioni, artifici retorici….) e diventa invece, via via, un fatto di ispirazione, un dono dello spirito, che si accompagna alla rivalutazione degli ideali di libertà dei popoli ed  alla percezione intensa del mondo della natura, popolato da forze profonde e misteriose (tematiche del sublime e del patetico, del vago e dell' indefinito, scoperta dell'infinito al di là della realtà concretamente percepita). Quest'idea è particolarmente evidente nei testi teorici dell'epoca (nei passi di Madame de Staël e di Coleridge) ma si fa strada anche nei testi poetici. Ad esempio un poeta come Leopardi che si era formato sui testi classici nel corso della sua vita adottò soluzioni metriche sempre più libere, sempre più adatte ad esprimere la libertà della creazione.

La poesia decadente

Nella seconda metà dell'Ottocento e dei primi del Novecento il ruolo del poeta muta. Egli non è più integrato nella società come un interprete degli ideali del suo tempo. E' più isolato, spesso ribelle e contestatore della nuova società industriale, ove una folla anonima diviene protagonista della scena urbana, dove anche la cultura ufficiale è spesso rivolta ad esaltare le conquiste del progresso ed il fascino della vita delle grandi città. Il ruolo della poesia e dell'arte in genere pare divenire marginale, quasi insignificante.

La poesia si trasforma lentamente in attività artistica autonoma che non deve più educare per forza a ideali storici o difendere principi etici. Essa diviene soprattutto una testimonianza del dramma individuale dell'artista, talvolta proprio della sua emarginazione o del suo culto della bellezza fine a se stessa (estetismo). Un'attenzione particolare va data al nuovo linguaggio della poesia ed alle nuove scelte espressive. Simboli, analogie, sinestesie dominano ormai le nuove composizioni: tali figure retoriche anticipano la definitiva rivoluzione linguistico – espressiva delle avanguardie del Novecento che daranno vita al verso libero.

Tra le nuove finalità della poesia decadente c'è senza dubbio l'estetismo  inteso come esasperata ricerca di bellezza in ogni sua trasposizione artistica e come fruizione della bellezza della natura e delle opere dell'uomo
( D'Annunzio ). La musicalità del verso è intesa come campo di sperimentazione di armonie e sonorità nuove date dal semplice accostamento delle parole. Si profila un rinnovato parallelismo tra musica e poesia, tra armonia dei suoni ed armonia delle parole

La poesia del Novecento

Le esperienze artistiche dei simbolisti francesi e dei poeti decadenti italiani (Pascoli e D'Annunzio) preparano una più netta rivoluzione a livello linguistico – espressivo. Le novità più importanti sono costituite dalla rottura delle unità metriche classiche con l'approdo al verso libero e  dalle ricerche linguistiche sul valore dell'analogia iniziate dai Futuristi (L'analogia non è altro che l'amore profondo che collega le cose distanti, apparentemente diverse ed ostili; solo per mezzo di analogie vastissime uno stile orchestrale, ad un tempo policromo, polifonico e polimorfo, che può abbracciare la vita della materia, Marinetti, Manifesto tecnico della letteratura futurista).
Il concetto di avanguardia si impone come risposta alle nuove esigenze dell'immaginario della società industriale. Con la poesia pura di Ungaretti  si ha una ricerca ed un impiego attento della parola poetica , liberata da ogni riferimento al suo uso puramente comunicativo. La parola si fa pura intuizione lirica, è scoperta soggettiva. è illuminazione profonda ed improvvisa. Il verso libero senza metri, rime e strofe tradizionali traduce l'immediatezza dell'ispirazione poetica, ormai svincolata da codici di versificazione troppo vincolanti, che rischiano di contaminare la purezza semantica del verso e di disperdere la pregnanza espressiva delle singole immagini. Lo studio delle varianti all'interno di queste composizioni è molto importante.

La grande attenzione per la componente semantica della nuova poesia viene ribadita dall'impiego da parte di Montale ed Eliot del correlativo oggettivo, che lega (analogicamente ed  allegoricamente)  la componente connotativa ed espressiva delle piccole e povere realtà quotidiane (già rivalutate da Pascoli e dai Crepuscolari) alla condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo.

Un ultimo rilievo riguarda l'ermetismo, che riconduce l'espressione poetica allo sforzo di esprimere l'inesprimibile, cioè la dolorosa reticenza comunicativa del poeta che nega la denotazione di cose e sentimenti e lascia trasparire, intuire il suo dramma esistenziale attraverso qualche storta sillaba e secca (Montale).
Nel clima del neorealismo (secondo dopoguerra) tale reticenza del poeta a schierarsi in modo evidente e comprensibile ai più, sarà aspramente criticata dagli scrittori impegnati ad esaltare lo spirito resistenziale dell'Italia neo repubblicana, liberatasi dal fascismo.

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