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La sapienza poetica Le linee di distinzione tra le tre età non sono da Vico segnate tutte con la stessa decisione . Più marcatamente distinta dalle età degli dei e degli eroi appare l’ età degli uomini , poichè la fantasia è tanto più robusta quanto più debole è il raziocinio ( Degnità XXXVI ) , e quindi la fase più razionale dello sviluppo umano deriva la sua forza , per così dire , dalla debolezza delle fasi in cui predominano senso e fantasia . Assai prossime appaiono invece le prime due età , nelle quali le facoltà prevalenti non solo non si oppongono , ma si completano vicendevolmente : la fantasia si fonda necessariamente sui sensi e i sensi trovano nella fantasia la loro più naturale espansione . Infatti , l’ età degli dei e quella degli eroi ( ovvero la facoltà del senso e della fantasia ) hanno in comune l’ elemento della poesia , intesa etimologicamente – secondo un’ accezione che avrà molta fortuna nel romanticismo – come fare , creare ( dal greco poieìn ) . I primi poeti , i “poeti teologi” che immaginano Giove e le altre divinità , sono veri “creatori” di realtà . Attraverso la poesia i popoli primitivi ed eroici hanno creato idee , costumi , comportamenti e quindi in generale , una realtà che prima non esisteva . Da qui deriva la grande importanza attribuita da Vico alla sapienza poetica , che costituisce anche uno degli elementi più originali della sua trattazione . La sapienza poetica degli antichi , infatti , non è priva di verità : “vero poetico” e “vero metafisico” coincidono . I contenuti della sapienza poetica non sono diversi da quelli della sapienza razionale . Ma ciò non significa , come sostenevano i razionalisti seicenteschi , che essa fosse “sapienza riposta” , e ciò cioè un sapere già conosciuto consapevolmente in forma razionale , ma intenzionalmente velato da un’ espressione misterico-allegorica , della quale deve venire spogliato per essere restituito alla sua purezza concettuale . Al contrario , le immagini fantastiche in cui si esprime la sapienza degli antichi sono necessaria espressione del loro modo di sentire e di pensare , e fanno tutt’ uno con esso. Con il che Vico non fa altro che affermare il valore autonomo della poesia nei confronti del pensiero logico-razionale . Di conseguenza , gli strumenti di cui si avvale il sapere poetico sono assai differenti da quelli della conoscenza razionale . Se quest’ ultima opera mediante i concetti astratti dell’ intelletto , la poesia costituisce invece universali fantastici (o “generi fantastici”) , nei quali una particolare immagine del senso e della fantasia esprime un contenuto conoscitivo a carattere generale (analogo a quello che nel sapere razionale è il concetto) : così, nella cultura omerica, Achille è la rappresentazione del coraggio , Ulisse quella della prudenza . Tenendo conto che la sapienza poetica , come si è detto , ha sempre un contenuto di verità , anche l’ universale fantastico non è mera fantasia , ma è una realtà ( ancorchè fantastica ) superiore alla stessa realtà fisica : Dallo che esce questa importante considerazione in ragion poetica : che il vero capitano di guerra , per esemplo , è l’ Goffredo che finge Torquato Tasso ; e tutti i capitani che non si conformano in tutto e per tutto a Goffredo , essi non sono veri capitani di guerra ( DegnitàXLVII ). La concezione vichiana della poesia si riflette su quella del linguaggio . Come gli uomini hanno cominciato a pensare per universali fantastici e non per concetti , essi hanno iniziato a parlare in poesia , e non in prosa . Il linguaggio cantato precede quindi quello parlato , come si evince anche filologicamente dal fatto che le prime testimonianze letterarie dei popoli antichi sono poemi e non opere in prosa . Dal che consegue anche , per Vico , l’ infondatezza della tesi che sostiene l’ origine convenzionale e arbitraria del linguaggio . Le lingue hanno un’ origine naturale , poichè sono la traduzione fonica delle immagini poetiche che i popoli hanno sviluppato nell’ anti (segue nel file da scaricare)
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