Lo avevano annunciato a gran voce già con la prima manifestazione del 10 ottobre che sarebbe stato un autunno caldo: detto fatto, gli studenti questa mattina hanno partecipato alla sciopero 14 novembre, insieme ai lavoratori, Cobas, sindacati autonomi, precari e attivisti per i diritti civili. Una mobilitazione in grande, che ha reso questo sciopero 14 novembre un modo per protestare contro il Jobs Act, la Buona Scuola, l'austerità e la privatizzazione dei Beni Comuni.
Chi ha partecipato alla sciopero 14 novembre?
Lo sciopero 14 novembre è stato organizzato dai Cobas, per protestare contro la politica di austerità portata avanti dall'Unione Europea, contro il Jobs Act, la precarietà, la legge di stabilità, l'abolizione dell'art. 18, investimenti per la scuola, legge Fornero. Il corteo principale è partito alle 10 a Roma, da piazza della Repubblica, per arrivare poi agli edifici del Miur.
Tra i lavoratori e i precari, hanno partecipato gli studenti, in particolare contro la Buona Scuola di Renzi. Per le associazioni studentesche e tutti gli studenti d'Italia lo sciopero 14 novembre è la vigilia del termine della consultazione online sulla Buona Scuola, un momento per contrastare il Governo nella sua intenzione di approvare una riforma scolastica e del lavoro fondate sulla precarietà.
Le dichiarazioni degli studenti
Con le braccia incrociate e il banco capovolto, gli studenti si dichiarano stanchi di assistere inermi mentre il Governo gioca sul loro futuro. Il 17 novembre ricorrerà il decennale dell'istituzione della Giornata Mondiale dello Studente, ed essi continueranno a combattere per avere un'istruzione gratuita, pubblica, di qualità, accessibile a tutti. Il diritto allo studio è l'obiettivo primario, un elemento di fondamentale importanza per lo sviluppo del Paese. E invece, i giovani vedono nel loro futuro solo precarietà e assenza di prospettive. Tanti sono i giovani lavoratori sfruttati, molti sono disoccupati, tanti non hanno la possibilità di realizzare i propri sogni. E nella Buona Scuola di Renzi non esiste nessun provvedimento per il diritto alla studio e contro la disperzione scolastica, ma solo belle parole che in realtà nascondono interessi per aziende e privati. Anche lo Sblocca Italia danneggerà la scuola: per finanziare le Grandi Opere si taglierà il diritto allo studio.
Gli studenti chiedono poi che l'obbligo scolastico sia innalzato a 18 anni, spazi sociali gratuiti nelle città, l'eliminazione dei contributi scolastici volontari divenuti obbligatori, chetutti abbiano la possibilità di alternanza scuola-lavoro, l'eliminazione della bocciatura.
Bisogna trovare una situazione a tutto questo. Basta dunque con le belle parole, basta con gli slogan su twitter: "Il nostro futuro non è uno slogan. Nessuno potrà scriverlo in nostro nome: lo scriveremo noi, con tutta la rabbia, con tutto l’amore".
I cortei in tutte le piazze
Con tutte queste premesse gli studenti sono scesi in piazza, incrociando le braccia e dando il via ad uno sciopero studentesco diffuso e generalizzato. Con oltre sessanta cortei organizzati hanno bloccato la circolazione, occupando strade e piazze. A Foggia hanno bloccato le strade seguendo lo striscione "Studenti in fermento", a Napoli sono state occupate anche autostrade e tangenziali. Di fronte all'Usr, gli studenti dicono "ora iniziano le nostre consultazioni", mentre a Milano più di 10 mila studenti hanno sfilato dietro lo striscione "non c'è futuro nella precarietà", e a Torino e Bologna ci sono state diverse azioni negli uffici stege e tirocini, nei centri dell'impiego, nelle banche.