Giudizio Universale di Michelangelo: analisi - StudentVille

Giudizio Universale di Michelangelo: analisi

Giudizio Universale di Michelangelo: cosa sapere

Michelangelo Buonarroti, un genio, perché è solo questo l’aggettivo che può descrivere la personalità di questo grande uomo. Architetto, scienziato, pittore, scrittore, scultore e tanto altro. Una delle personalità più intraprendenti a cui l’Italia e l’intero mondo deve chiedere grazie per le sue grandi invenzioni, per i suoi studi e per i capolavori che ha lasciato, fra tutti, uno dei più importanti è assolutamente il Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Il Giudizio Universale  è stato un progetto commissionato, in un primo momento, da Papa Clemente VII, il quale incontrò Michelangelo nel 1533. Il grande sogno del Papa era quello di affiancare ai grandi dipinti che si trovavano all’interno della Cappella qualcosa che potesse essere al di sopra di tutto, che potesse avere un significato altrettanto forte come già lo era la struttura e la costruzione stessa della Cappella Sistina. E per una realizzazione del genere la scelta ricade sul Giudizio Universale, che, secondo l’escatologia cristiana, è un avvenimento che si verificherà alla fine dei tempi, subito dopo la Seconda venuta di Cristo. Secondo la teologia, infatti, il compimento delle storie di libertà vissute da ogni uomo comporta “il rendersi consapevoli della qualità etica di queste storie di fronte a Dio”. Inoltre “nella testimonianza biblica che Gesù sarà il giudice è contenuta la promessa che il giudizio di Dio sul male e su ogni colpa sarà un giudizio di grazia”. E per questo grande e impellente significato solo il magnifico Michelangelo Buonarroti poteva centrare il valore di tanta maestà. Nello stesso anno, Papa Clemente VII morì, ed il Buonarroti pensava che il suo lavoro sarebbe terminato ancor prima di cominciare. Con la nomina del nuovo Papa Paolo III, il progetto nella cappella venne confermato nuovamente, costringendo Michelangelo a continuare questo complesso lavoro. Ma chi di voi conosce a fondo il lavoro di Michelangelo e la storia anche di questo? altrettanto importante da non sottovalutare è la scelta del soggetto. Oggi abbiamo deciso di dedicarci ad uno dei più grandi capolavori presenti in Italia e a Roma con descrizione e accurata analisi.

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Giudizio Universale, storia del dipinto

Per prima cosa soffermiamoci un po’ sulla storia del dipinto e della Cappella stessa e sulla volontà dei Papi di finire e completare il lavoro tanto desiderato. Come già è stato detto il Giudizio Universale è stato commissionato nel 1533 da Papa Clemente VII che lo stesso anno morì. Con l’elezione di Papa Paolo III il lavoro iniziò e fu completato nel 1541. Michelangelo non seguì in tutto e per tutte le linee guida che gli erano state date, infatti il dipinto fu causa di molto scalpore come ad esempio i corpi nudi, poi modificati dopo la sua morte, oppure non era presente solo la cerchia dei beati che ascendeva al cielo, ma anche un gran numero di personaggi impegnati in combattimento ed aggrovigliati, con l’Inferno li risucchiava. Lo straordinario capolavoro di Michelangelo venne criticato, ma anche amato fin dall’inizio, perché in quel periodo non era consueto andare, per un certo verso, contro la pura legge della Chiesa. Michelangelo si spinse così oltre fino al punto che nel 1564, Daniele da Volterra venne incaricato di censurare completamente ogni elemento osceno presente nel Giudizio Universale. L’intervento di censura da parte di Daniele da Volterra non fu massiccio, soprattutto perché quest’ultimo era un grande ammiratore di Michelangelo e non voleva rovinare il suo capolavoro.  Dopo tutte queste vicissitudini Michelangelo riuscì con l’aiuto di Francesco di Bernardino d’Amadore da Casteldurante a completare il lavoro nel 1541. Ora passiamo ad un’analisi dettagliata del dipinto e della suddivisione strutturale.

Analisi del dipinto Giudizio Universale

Nonostante le vistose coperture introdotte nell’affresco, le critiche comunque non accennavano a diminuire, e così nel 1825 venne concluso un vastissimo lavoro di copertura che eliminò qualsiasi elemento osceno rimasto. Infine, per via di alcuni restauri effettuati negli anni Novanta, le ultime coperture introdotte negli interventi più recenti vennero eliminate, lasciando visibili solo quelle realizzate nel Cinquecento. L’affresco si trova nella Cappella Sistina e misura 1379 x 1200 cm.  L’affresco ha richiesto anni di duro lavoro ed essendo molto ampio è suddivisibile in varie sezioni:

  • Angeli di Michelangelo rappresentati nelle lunette in alto.
  • Cristo Giudice e la Vergine nella parte centrale.
  • Angeli di Michelangelo che annunciano l’Apocalisse, permettendo l’ascesa dei giusti e la caduta dei peccatori all’inferno.

Le lunette

Nelle due lunette superiori si può chiaramente osservare come gli angeli stiano trasportando la croce ed altri elementi che rappresentano la Passione di Cristo: questo ha un significato molto sentito e molto forte e allude al sacrificio che Cristo ha fatto per garantire la salvezza degli uomini. A sinistra sono presenti gli “Apteri” cioè gli angeli senza ali, forse rappresentati dal punto di vista estetico in un modo così perfetto che sembrano reali e ricordano la “Battaglia Di Cascina” sempre di Michelangelo. Nella lunetta destra c’è ancora un altro gruppo di angeli, questo rappresenta la forza e l’emozione nel trasportare la colonna dove Gesù prima di essere crocifisso venne legato e martoriato. Infine s’intravede la scala utilizzata per inchiodarlo sulla croce. Tutti questi piccoli particolari rendono l’opera completamente unica nel suo genere, tutti i dettagli sono messi lì al proprio posto e nulla è stato realizzato a caso, per un’unica ragione: rendere il Giudizio Universale come se fosse reale.

Cristo Giudice e la Vergine Maria

Ora passiamo alla parte centrale dell’affresco, cioè Cristo Giudice e la Vergine Maria. Entrambi magnifici nel loro essere, circondati da profeti, patriarchi e apostoli, sopra Gesù c’è una figura che è l’emblema del dipinto, Giona. La scelta di affiancare Giona e Gesù non è assolutamente casuale, come del resto tutto il dipinto, ma questo ha una particolare importanza perché rappresenta il mondo del Cristianesimo prima della venuta di Cristo. La scena del Giudizio Universale con Cristo al centro, invece, rappresenta il cristianesimo dopo la nascita di Gesù. Se ci si sofferma sulla figura di Cristo si può intendere benissimo come la posizione delle braccia stia ad indicare un richiamo agli eletti e ai beati e con il braccio abbassato stia condannando i peccatori e gli empi.

L’Apocalisse

Ora passeremo ai vari anelli all’interno dell’affresco. Nel primo sono presenti profeti e patriarchi L’artista ha studiato i movimenti di questo folto gruppo di persone cercando di conferire equilibrio e simmetria alla scena; le espressioni di questi protagonisti sono altrettanto varie: c’è chi è angosciato, chi guarda la catastrofe, chi è sconvolto davanti all’Apocalisse e così via. Tra i personaggi due importantissimi, San Lorenzo e San Bartolomeo, ci sono varie interpretazioni sulla scelta di questi due individui come elementi del dipinto. Gli studiosi e i critici d’arte hanno riscosso varie conclusioni e varie letture, fra le quali: c’è un particolare attributo  la pelle di San Bartolomeo  possa essere un autoritratto del Buonarroti, ma c’è anche chi sostiene che si tratti di un’allegoria della privazione del peccato. Studiare e fare un’analisi accurata e dettagliata di questo mastodontico dipinto non è facile, quindi ecco la ragione di varie interpretazioni, ma una cosa è certa, ancora prima di studiare l’Affresco bisogna capire bene gli studi che il grande Michelangelo fece, una personalità cosi eclettica non è di certo semplice da inquadrare, come non semplici da identificare le ragioni dei suoi dipinti e le scelte di determinate posizioni all’interno dell’affresco. In conclusione del primo anello sulla sinistra di Cristo emerge la figura di san Pietro, che sta restituendo le chiavi del Paradiso al figlio di Dio, poiché, essendo arrivato il giorno del giudizio, non sono più necessarie.

Ora passiamo al secondo anello, anche questo pieno di significati e colori sgargianti, appunto che svolgono il ruolo importante che è quello di colpire lo spettatore come se stesse davvero accadendo ciò che viene rappresentato. Questo vasto gruppo è suddiviso in due parti a sinistra e a destra; fondamentalmente ci sono martiri, confessori della Chiesa e beati. Nel gruppo di sinistra ci sono donne, vergini e personaggi fondamentali dell’Antico Testamento: tra queste, spiccano una donna con il seno scoperto in primo piano e l’altra più in basso che la sta abbracciando cercando protezione; secondo alcune letture critiche, entrambe potrebbero simboleggiare la Chiesa Misericordiosa e la Chiesa Devota. Nel gruppo di destra sono presenti degli uomini, e salta all’occhio il vigoroso uomo appoggiato sulla croce, anche qui ci sono varie interpretazioni: secondo alcuni si tratta dell’uomo che aiutò Cristo sulla via Crucis, mentre per altri sembrerebbe Disma, uno dei ladroni crocifissi con Gesù. Importantissima la presenza dei martiri che sono:

  • San Biagio con i pettini chiodati
  • Santa Caterina d’Alessandria, con la ruota dentata spezzata
  • San Filippo con la croce
  • Simone Zelota con la sega
  • Adamo ed Eva
  • Abramo o Giobbe e la moglie
  • Mosè
  • Santi Cosma e Damiano

Passiamo ora alla facciata inferiore, con una grande sezione dedicata alla rappresentazione della fine dei tempi, suddivisa in varie parti, con:

  • Gli Angeli con delle trombe che annunciano l’arrivo della fine dei tempi
  • Il risveglio dei morti
  • L’ascesa degli eletti
  • La cacciata dei dannati
  • La rappresentazione dell’inferno

Poco più a destra dei morti appena risorti, si notano altri cadaveri appena risvegliati che sono contesi tra angeli e demoni. Per quanto riguarda l’identificazione di alcuni personaggi in questo gruppo, la critica ipotizza la presenza di un autoritratto di Michelangelo forse anche il poeta Dante Alighieri. Nella realizzazione di questo particolare gruppo, Michelangelo ha dato sfogo alla propria fantasia, affrescando questi personaggi nelle posizioni più strane e disperate. In netta contrapposizione al gruppo precedente, sul versante opposto si contano più di venti figure che stanno per essere catapultati dentro l’inferno: si tratta dei dannati. Netto collegamento con la Divina Commedia, forse ecco perché la scelta di inserire il Sommo Poeta. Nell’ultima parte troviamo, a destra, la rappresentazione dell’inferno: in un ambiente dominato da un cielo rossastro colmo di fiamme, sulla sinistra si trova il traghettatore infernale Caronte, che sta utilizzando il proprio remo come arma per cacciare i dannati, obbligandoli a presentarsi davanti al giudice Minosse. Michelangelo, avendo ben presente la Divina Commedia, sceglie di concentrarsi sul terrore ed il rimorso dei colpevoli condannati all’inferno.

Michelangelo in un solo dipinto è riuscito ad unire, tecnica, fantasia, realtà, cultura e letteratura per farne un emblema dell’arte cinquecentesca cristiana mai esistita prima.

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