Gli anni ’80: dalla ripresa della guerra fredda alla caduta dei regimi comunisti europei - Studentville

Gli anni ’80: dalla ripresa della guerra fredda alla caduta dei regimi comunisti europei

La guerra fredda negli anni Ottanta e la caduta del comunismo:

1. QUADRO GENERALE. LA CRISI DELL’UNIONE SOVIETICA

Nel 1985, in una situazione economico-politica gravissima (Stati satelliti divenuti ormai apertamente ostili, netto peggioramento dell’economia pianificata, esplosione della centrale nucleare di Cernobyl) divenne capo del governo dell’URSS Mikhail Gorbacev. Questi si convinse rapidamente
che, per salvare l’Unione Sovietica, occorrevano enormi riforme strutturali. In politica
interna ciò determinò:

  • concessione di una progressiva libertà di espressione
  • liberazione dei detenuti politici
  • possibilità di fondare altri partiti e sindacati indipendenti
  • riduzione delle spese militari
  • ritiro delle truppe sovietiche ancora presenti nei paesi dell’Europa orientale
  • stipula di nuovi accordi politico-economici con gli Stati Uniti
  • formazione di un mercato libero dei prodotti agricoli e industriali
  • permesso di creare le prime aziende private
     

2. CROLLO DEL COMUNISMO NELL’EUROPA DELL’EST

La ristrutturazione (cosiddetta “perestroika”) dell’intero sistema di potere economico-politico dell’URSS da parte di Gorbacev provocò, come immediata conseguenze, il crollo dei regimi comunisti in diverse nazioni: in Polonia,
Ungheria, Cecoslovacchia furono costituiti nuovi partiti politici e si tennero libere elezioni. Nel
corso del 1990 questi paesi passarono da un sistema comunista a uno democratico di tipo
occidentale pacificamente e senza alcuna violenza.
 

3. IL MURO DI BERLINO

Anche nella Germania Orientale la caduta del regime comunista, ormai
privo del sostegno dell’Unione Sovietica, si verificò del tutto spontaneamente:

  • in un primo tempo vennero aperte le frontiere con la Germania Federale: il mondo poté seguire in diretta la demolizione del muro di Berlino (1989)
  • successivamente, le regioni che costituivano la Repubblica Democratica Tedesca entrarono a far parte della Germania Federale (3 ottobre 1990).

La Germania unita si trovò di fronte l’immenso compito di sviluppare l’economia dell’Est, rimasta
assai arretrata, e di riallineare il basso livello di vita delle regioni orientali con quello delle regioni
occidentali, assai ricche e sviluppate. Il problema venne affrontato e risolto con grande decisione ed
enormi spese dai nuovi governi della Germania unita.
 

4. LA FINE DELL’UNIONE SOVIETICA

In questo clima era impossibile salvare la tenuta della stessa Unione Sovietica. La possibilità concessa da Gorbacev di costituire liberamente partiti politici e sindacati e di tenere libere elezioni fece immediatamente rinascere, nelle repubbliche che costituivano l’Unione Sovietica, antichi desideri di indipendenza e di autonomia. Prime a dichiararsi indipendenti furono le tre repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania). La politica di Gorbacev non mancò di generare la durissima opposizione della vecchia classe dirigente, che vedeva in pericolo l’esistenza stessa dello Stato sovietico.

Nell’agosto del 1991 fu tentato un colpo di Stato dalle forze conservatrici legate al vecchio partito
comunista e da alcuni generali dell’esercito. Gorbacev fu arrestato, ma il tentativo falli per la forte
reazione della popolazione di Mosca guidata da esponenti delle nascenti nuove forze politiche, tra i
quali si mise in luce Boris Eltsin.Il fallimento del colpo di Stato fece precipitare rapidamente la situazione: il vecchio partito comunista fu dichiarato illegale e le repubbliche che formavano l’Unione Sovietica si proclamarono, una dopo l’altra, indipendenti. Il 25 dicembre 1991, nel corso dell’ultima riunione dei rappresentanti delle repubbliche, l’Unione Sovietica venne ufficialmente sciolta.

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