Che cos'è il Dizionario Analogico della Lingua Italiana - Studentville

Che cos'è il Dizionario Analogico della Lingua Italiana

Ieri una presentazione a Milano dell'opera di Donata Feroldi ed Elena Dal Pra.

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Che cos’è il Dizionario Analogico della Lingua Italiana? Ho provato a capirlo ieri a Milano, durante un incontro alla biblioteca Sormani sul monumentale volume edito da Zanichelli e firmato – dopo dieci anni di lavoro – da Donata Feroldi ed Elena Dal Pra. Prima di tutto sarebbe bene togliere la parola dizionario, dall’intestazione: e chiamarlo “l’analogico”, perché il volume elenca lemmi in ordine alfabetico declinandone non il significato in senso stretto, ma i collegamenti semantici per analogia. In quel senso, analogico. Dovessi dire che ne ho capito e saprei spiegare a un bambino i meccanismi mentirei: o forse è proprio lì il bello.

Proviamo a fare un esempio. Pensate alla parola “agenda” – sto facendo un esempio che non so nemmeno se contenuto o meno nel testo – a fianco ad “agenda” magari compariranno: “taccuino”, “carta”, “righe”, “Moleskine”, “appunti”, “diario”, locuzioni come “in cima all’agenda”, “cose da fare”, e magari anche “coscienza”, “interiorità”, “autoanalisi”. È solo un esempio il mio, ma penso che illustri il meccanismo: magari voi avreste associato altre parole ad “agenda”, ed è giusto che sia così.

Per capire come funzionano le voci vi rimando alla gallery, dove trovate un paio di immagini prese da questo pdf di presentazione dell’opera, spiegano tutto perfettamente. Dell’analogico aveva scritto Aldo Grasso nelle pagine della cultura sul Corriere della Sera il 7 dicembre scorso, descrivendone bene la funzione…

È un’ opera lessicografica basata su criteri particolari, diversi da quelli dell’usuale dizionario (…) il vocabolario analogico è un prezioso arnese di lavoro per trovare la parola giusta. Come opera? È una specie di social network delle parola che cerca di favorire la loro vita di relazione attraverso catene nomenclatorie (…) Quasi per magia siamo entrati dentro a un universo ordinato per concetti e non per parole, quindi, per buona sorte, aperto a ogni incongruenza. Ma questo è il bello di ogni dizionario: l’ inaspettato, cercare una cosa e trovarne un’altra.

In una parola, serendipità: cercare una cosa e trovarne un’altra. E nelle circa mille pagine dell’analogico, questo accade, si trova altro, ci si perde e si trova qualcosa che non si sapeva di voler trovare. O che ignoravamo di voler sapere. Un attrezzo borgesiano… Andrea Marcenaro del Foglio provava a spiegare il meccanismo così:

Cercate “Parola”, per esempio, e scoprirete un mondo. Non solo i sinonimi come motto, termine, vocabolo, voce o lemma. Ma da qui, locuzione, polirematica e sintagma. E da essi, ancora, la sillaba, che il termine “Parola” lo compone, la linguistica, che la studia, il semiologo, che se ne occupa, uno strumento come il libro, che la riguarda, fino ai modi di dire che ne derivano, come “dare la parola”. Bello, no? C’è tutto, nel dizionario, compresi i termini che riguardano le arti, le scienze, la geografia, perfino la politica. Cercando “Monti”, per esempio, a me è venuto fuori “Sòla”.

Donata Feroldi ed Elena Dal Pra,
Dizionario analogico della Lingua italiana,
Zanichelli editore,
volume con CD-Rom per Windows e Mac, pagine 960, 59 euro

Come funziona il Dizionario Analogico della Lingua Italiana di Zanichelli

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