Religione Cattolica: cresce la percentuale di studenti che ne rifiuta l'insegnamento - Studentville

Religione Cattolica: cresce la percentuale di studenti che ne rifiuta l'insegnamento

In Italia la percentuale degli studenti che dice no all’Irc sale al 15,5%. Le province più laiche sono Firenze, Bologna e Trieste, mentre si conferma il divario tra Nord e Sud.
Religione Cattolica: cresce la percentuale di studenti che ne rifiuta l'insegnamento

Secondo i dati resi disponibili dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), la scuola pubblica italiana sta vedendo un crescente aumento del numero di studenti che scelgono di non partecipare alle ore dedicate all’insegnamento della religione cattolica (Irc). Nel corso dell’anno scolastico 2022/23, infatti, gli studenti che hanno scelto di non seguire l’Irc sono stati 1.096.846, rispetto ai 1.014.841 dell’anno 2020/21, dato che ha portato la percentuale complessiva al 15,5%.

Le parole del segretario dell’Uaar

Roberto Grendene, il segretario dell’Uaar, ha spiegato: “Già due anni fa, in collaborazione con l’associazione OnData del progetto #DatiBeneComune, abbiamo presentato una richiesta di accesso civico ai dati, in base a quanto previsto dal decreto legislativo 33/2013. Ne era emerso che in quell’anno scolastico gli studenti che avevano detto no all’Irc erano più di un milione. Poiché sul Portale Unico dei dati della scuola continuano a mancare le informazioni circa la frequenza e non frequenza dell’Irc, con datiBeneComune abbiamo deciso di reiterare la richiesta e di liberare così i dati relativi agli ultimi due anni, analizzandoli e rielaborandoli per metterli a disposizione di tutti”.

I dati per province e regioni

L’Uaar ha ottenuto questi dati attraverso una richiesta di accesso civico al Ministero dell’Istruzione e ha analizzato le informazioni per fornire una visione dettagliata della distribuzione geografica e dei trend.

Ne è risultato che tra le province con le percentuali più alte di studenti che scelgono di non seguire l’Irc spiccano Firenze (37,92%), Bologna (36,31%), Trieste (33,37%), Prato (33,19%), Gorizia (32,51%) e Aosta (30,74%). A livello regionale, invece, la Valle d’Aosta si posiziona al primo posto con il 30,74%, seguita dall’Emilia-Romagna (27,48%) e dalla Toscana (27,12%). L’analisi mostra poi come resti presente e definito il divario tra nord e sud della penisola: le regioni meridionali mostrano percentuali inferiori di studenti che scelgono di non partecipare all’Irc, con Basilicata (2,98%), Campania (3,11%), Calabria (3,41%), Puglia (3,67%), Molise (3,87%) e Sicilia (4,57%) che occupano le posizioni più basse.

I dati per tipo di istituto

La tendenza si riflette poi anche nei diversi tipi di scuola: gli istituti professionali mostrano la percentuale più alta di studenti che rifiutano l’Irc (25,52%), seguiti dagli istituti tecnici (23,87%) e dai licei (17,51%). Passando alla scuola secondaria di primo grado, non si avvale dell’insegnamento della religione cattolica il 14,67% degli studenti; nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia le percentuali sono simili attestandosi rispettivamente all’11,74% e all’11,3%. L’Uaar ci tiene però a precisare che probabilmente i numeri sarebbero ancora più alti se avessero utilizzato tutti i dati ministeriali, ma hanno scelto di escludere circa il 6% delle scuole a causa delle fluttuazioni anomale nelle percentuali da un anno all’altro.

L’importanza di diffondere questi dati

La disponibilità di dati dettagliati per ciascuna provincia e scuola fornisce ai genitori uno strumento utile per prendere decisioni informate durante il processo di iscrizione dei loro figli. L’Uaar ha sottolineato l’importanza di fornire queste informazioni per rafforzare la trasparenza nel sistema educativo e rispondere alle esigenze di coloro che scelgono un’educazione laica: “Pensiamo possa essere utile ai genitori alle prese con le iscrizioni (quest’anno dal 18 gennaio 2024 al 10 febbraio 2024, utilizzando la Piattaforma Unica) i quali spesso nutrono il timore che i propri figli siano gli unici a non avvalersi, rischiando dunque di ritrovarsi soli”.

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