Le tabelline servono ancora? - Studentville

Le tabelline servono ancora?

Imparare le moltiplicazioni a memoria è utile? Se lo è chiesto un docente di matematica dell'università di Stanford
Le tabelline servono ancora?

Imparare le tabelline a memoria serve ancora? Una domanda semplice, ma allo stesso tempo complessa, che ha posto Jo Boaler, docente inglese di didattica della matematica all’università di Stanford, Stati Uniti.

“Per quale motivo dobbiamo continuare a far allontanare dalla matematica dei bambini di 7 o 8 anni solo per il gusto di fargli rispondere correttamente alla domanda ‘quanto fa 6 per 7?’, posta quando i poverini sono sotto pressione?”.

“Io le tabelline non le ho mai imparate a memoria”, le parole di Boaler “nonostante questo, ho dedicato la mia vita alla matematica”.

Parole che hanno dato il via ad un acceso dibattito, al qaule hanno partecipato, fra gli altri, Anna Baccaglini-Frank, ricercatrice di didattica della matematica all’università La Sapienza di Roma, membro del comitato scientifico-editoriale della collana “Artefatti intelligenti” (Erickson) e Giuseppe Rosolini, logico matematico dell’Università degli Studi di Genova e membro del comitato editoriale di Archimede, rivista di divulgazione matematica. Entrambi sono stati intervistati da Repubblica.

Per la Boccaglini-Frank ha ancora un senso imparare le tabelline, “ma non vanno insegnate come una cantilena, come potrebbe essere l’inizio dei Promessi Sposi. Nel nostro sistema scolastico, l’apprendimento delle tabelline è solo verbale, bisognerebbe invece far capire ai piccoli alunni il ragionamento che c’è dietro le tabelline”. Non limitarsi, cioè, a far mandare a memoria la tabellina del 7, ma spiegare perché 7×7 fa 49 e non 51.

Più radicale la posizione di Giuseppe Rosolini. “Le tabelline rappresentano le basi. Uno che conosce le tabelline non è necessariamente bravo in matematica, ma si è mai visto un poeta che non conosce l’alfabeto? Nessuno deve necessariamente diventare un matematico un letterato, ma la matematica è importante, così come il sapersi esprimere”.

 

 

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